A capo della spedizione per il Bol d’Or è nominato Les Williams che,
per sua stessa ammissione, si presenta a Montlhery con il resto della
squadra senza sapere un granché del Bol d’Or e neppure della relativa
strategia da adottare per concludere la corsa in maniera soddisfacente.
Sebbene si trattasse di un impegno ufficiale, le casse della Triumph
erano vuote e tutto viene fatto al risparmio, tanto che Les Williams,
presente in veste di Team Manager, è costretto più volte a tornare al
suo vecchio mestiere di meccanico.
I membri della squadra erano solo due: il citato Les Williams e George
Pegden, che a Meriden era il responsabile della produzione. La
logistica e il trasporto di materiali, ricambi, viveri e generi di
conforto è gestita da Pegden e da sua moglie, che raggiungono la
Francia a bordo di un furgone Volkswagen al seguito del camion con le
moto, guidato da Williams e dai piloti. Completa la formazione in
qualità di interprete uno studente francese che viveva in Inghilterra.
Le moto sono assegnate agli equipaggi Tom Dickie / Paul Smart e Steve
Jolly / Percy Tait a cui sono affiancati come riserve Ron Chandler e
John Burton. Jolly è ingaggiato perché è l’unico ad aver già disputato
una 24 ore, al Montjuich di Barcellona, in sella ad una Triumph. La
terza moto è girata all’importatore francese Triumph-BSA, il
concessionario di Parigi CGCIM, con un equipaggio tutto trasalpino,
gestito da George Monneret e composto da Jean-Claude Costeux e George
Passet.
L’avventura in terra francese non inizia nel migliore dei modi, perché
a dispetto dell’interprete, la carovana guidata da Les Williams di
perde nell’attraversare Parigi e agli inglesi sono costretti ad
ingaggiare un taxista per farsi portare a Montlhery. Giunti in ritardo
al circuito, Paul Smart cade nel corso del primo giro di prove libere
perché le vibrazioni provocate dall’asfalto sconnesso della
sopraelevata causano la rottura dei supporti dei fanali anteriori che
finiscono sotto le ruote della moto.
Grazie all’intervento di Monneret (l’importatore francese), la Trident
di Smart è riparata in un’officina di Parigi dove sono rinforzati tutti
i supporti dei fanali e gli attacchi della semicarena. Les Williams
decide di ingaggiare seduta stante un paio di meccanici da portare in
circuito per la gara.
La gara del 1970 si disputa in condizioni proibitive: piove e fa freddo
per essere solo il mese di settembre. Il Bol d’Or prende il via alle 16
di sabato pomeriggio e da subito Paul Smart, ed il compagno Tom Dickie,
si mettono in luce pur non conoscendo bene il circuito.
Paul Smar guida per i primi due turni e quando è il turno di Tom Dickie
è oramai buio e continua a piovere. Tom guida in modo prudente e riesce
a non cadere come molti degli altri concorrenti.
1970 - Bol d'Or - Partenza con Paul Smart a centro
schieramento
1970 - Bol d'Or - Paul Smart all'uscita della
variante provvisoria realizzata con balle di paglia
1970 - Bol d'Or - Rifornimento e cambio pilota alle
prime ore del mattino (Tom DIckie in sella e Paul Smart in piedi)
1970 - Bol d'Or - Tom Dickie in azione a Montlhery
Non c’era nessuna strategia per la corsa: sono state pianificate solo
le soste per i rifornimenti ed il cambio pilota. Quando alle 16 di
domenica pomeriggio cala la bandiera a scacchi, la Triumph dei due
piloti inglesi transita sul traguardo al primo posto, precedendo di
nove giri la Honda CB750 privata di Peter Darvill-Olive Chevallier e la
Laverda SF di Brettoni-Angiolini. Dickie e Smart in 24 ore percorsero
469 giri, per un totale di 2.950 km a 113,29 km/h di media.
La Trident guidata dalla coppia Tait e Jolly invece ebbe problemi a non
finire con le perdite dal circuito di lubrificazione tanto che si
ricoprì letteralmente d’olio durante la gara, piloti compresi.
Nonostante la condizione pericolosa per via della perdita d’olio, ed
alcune soste supplementari ai box per ripristinarne il livello, questa
Trident riesce a guadagnare il quinto posto assoluto.
1970 - Bol d'Or - La Trident nr.2 guidata da
Tait/Jolly che diventerà famosa con il soprannome di "Slippery Sam".
Qui sopra con Tait alla guida.
Oltre al quinto posto,
la Trident di Tait/Jolly guadagna il
celeberrimo soprannome che “Slippery Sam” coniato appunto da Percy Tait
durante la gara. Diventerà una delle motociclette da corsa più famose
aggiudicandosi per 5 volte il Production TT dell’Isola di Man (dal ’71
al ’75).
Nota: Percy Tait era stato soprannominato dagli uomini di
Meriden “Sam,
the transport man” perché per un motivo o per l’altro si allontanava
sempre da Meriden per brevi periodi. Da qui Slippery (scivoloso) Sam.
Ricorda Percy Tait: “Al
Bol d’Or 1970
abbiamo corso buona parte della gara con olio dappertutto. La moto
scivolava continuamente. Io e Jolly volevamo abbandonare, ma
l’importatore francese ci disse che se fossimo riusciti a classificarci
nei primi sei sarebbe stato molto generoso con noi. Così abbiamo deciso
di continuare finendo in quinta posizione.”
La terza motocicletta affidata all’importatore francese
giunse al traguardo in ottava posizione.
Per concludere in piena austerity la spedizione, gli
uomini della
Triumph festeggiarono la vittoria partecipando ad una cena offerta
dalla Laverda, che offrì loro anche una spilla della Casa di
Breganze.
1970 - Pubblicità dell'importatore francese a
seguito della vittoria al Bol d'Or
1971
Transatlantic Trophy – EUROPA –
Aprile 1971
Sull’onda dell’entusiasmo della vittoria alla 200 Miglia
di Daytona, nel 1971 la filiale americana Triumph/BSA si lancia in
un’altra costosissima iniziativa ed organizza il “Transatlantic Trophy”
dove il team Triumph/BSA americano si confronta con il team Triumph/BSA
inglese.
Un impegno massiccio che coinvolge Peter Thornton (capo BSA/Triumph
americano) in prima persona, tutti i piloti BSA/Triumph, team manager,
meccanici ed accompagnatori, volati in Europa per misurarsi con una
squadra di piloti inglesi in una sorta di monomarca BSA-Triumph.
Peter Deverall, direttore marketing Triumph/BSA si accorda con la
società MCD (Motor Circuit Developments) proprietaria di alcuni
circuiti inglesi ed il Trofeo si svolge nelle date 9, 11 e 12 Aprile
1971 nei circuiti Brands Hatch, Mallory Park e Oulton Park.
Inizialmente il team americano sarebbe dovuto essere composto dai primi
cinque classificati nel campionato AMA del 1970: Gene Romero (Triumph),
Jim Rice (BSA), Dave Aldana (BSA), Dick Mann (BSA) e Don Castro
(Triumph). Romero rinuncia, ed è sostituito da Don Emde mentre Gary
Nixon, che non ha ancora recuperato dall’ultimo incidente, è invitato
come capitano onorario. Il team inglese è invece composto da Percy Tait
(Triumph), Ray Pickrell (BSA), Paul Smart (Triumph), Tony Jefferies
(Triumph) e John Cooper (BSA) per la prima volta in sella ad una triple.
John Cooper e Dick Mann sono in sella alla versione aggiornata
“buca da lettere” mentre Aldana e Rice gareggiano ancora con le
motociclette prima maniera del 1970. In quell’occasione le moto dei
piloti USA erano in configurazione Daytona, con codone e serbatoio
maggiorato rispetto alle tre cilindri utilizzate dagli inglesi.
1971 - Mallory Park - John Cooper precede gli
americani Dick Mann, Dave Aldana e Jim Rice (tutti in sella alla
BSA Rocket 3)
Si gareggia, come anticipato, a Brand Hatch, Mallory Park e Oulton Park
in una incredibile cornice di pubblico, stimato in circa 50.000
presenze ad appuntamento. Dopo le sei gare (due per ogni circuito) la
classifica è di 183 punti per gli inglesi e 137 per gli americani. I
primi due piloti inglesi in classifica sono Paul Smart e Ray Pickrell
mentre fra gli americano il più consistente è Dick Mann. John Cooper,
all’esordio con le Triple, si classifica quarto.
Il ritorno d’immagine è eccezionale, peccato però che la gita inglese
del Reparto corse americano sia votata agli eccessi e costi uno
sproposito. I piloti raggiungono i circuiti in limousine, tutto lo
staff alloggia in alberghi lussuosi e faraoniche suite a Londra.
Thornton, forse per darsi un po’ di tono, si sposta allegramente con un
elicottero a noleggio, i meccanici invece hanno addirittura a
disposizione un jet privato.
Mallory Park - Percy Tait, assieme al meccanico
Fred Swift, il 14 marzo del 1971 in sella ad una Trident versione
Formula 750
(foto da "Triumph - The Racing Story di
Milk Walker")
1971 - Mallory Park - Percy Tait in azione - (foto
da "Triumph - The Racing Story di Milk
Walker")
35° Bol d’Or Le Mans - 1° posto –
Trident - Ray Pickrell & Parcy Tait
La seconda spedizione per il Bol D’Or venne organizzata in maniera
decisamente più professionale rispetto all’anno precedente. La gara del
’71 si disputa, tra l’11 ed il 12 settembre, sul circuito Bugatti
di Le Mans, più moderno e sicuro rispetto al vetusto impianto di
Montlhery. In più anche il regolamento è stato modificato, divenendo
praticamente identico a quello più permissivo della Formula 750.
Anche quest’anno, per preparare la moto del Bol D’Or, gli uomini della
Triumph hanno a disposizione un budget limitato. Quindi Les Williams
deve arrangiarsi recuperando più materiale possibile da quello
utilizzato per la vittoriosa spedizione del 1970 e da quello in
giacenza nel Reparto Corse. Per prima cosa di procura il primo telaio
costruito dallo specialista Rob North, utilizzato su una delle moto che
avevano gareggiato nella 200 miglia di Daytona: il nuovo regolamento
infatti permette di utilizzare un telaio diverso da quello di serie.
Rispetto a quello originale, il telaio Rob North è più leggero ed ha
una diversa inclinazione del cannotto di sterzo (27° anziché 25°) che
contribuisce ad aumentare la stabilità della moto. Il motore invece è
lo stesso utilizzato nel Bol d’Or di Montlhery (1970), modificato però
secondo le specifiche della formula 750. I carburatori sono gli Amal
Concentric da 30mm. Le cammes restano le TH6, mentre il rapporto di
compressore del tre cilindri inglese viene leggermente diminuito fino
al valore di 11,3:1. L’impianto di scarico 3 in 2 del 1970 lascia il
posto ad un più performante 3 in 1 con terminale a megafono.
E’ aggiunta anche la leva della messa in moto e per prevenire eventuali
rotture negli organi di trasmissione vengono volutamente montati dei
bilancieri più robusti. La trasmissione primaria ultraleggera
utilizzata nella 200 Miglia di Daytona non viene montata perché
ritenuta poco affidabile. Le due moto montano dei rapporti di
trasmissione finali leggermente diversi: la Trident di Pickrell-Tait ha
pignone da 17 denti e corona da 49, mentre la tre cilindri di
Chevallier-Debrock dell’importatore francese monta una corona con un
dente in meno. Le ruote sono entrambe da 19” e, nonostante le proteste
di Percy Tait che preferisce i freni a tamburo, all’anteriore viene
montata una coppia di freni a disco Lockheed da 250 mm.
L’alternatore Lucas RM20 è montato nella stessa posizione della Trident
di serie, mentre la batteria da 12 Volt è alloggiata nel codino della
sella monoposto. Le parti vulnerabili dell’impianto elettrico delle
Trident, come il raddrizzatore di corrente ed il famigerato diodo
Zener, vengono montati raddoppiati in modo tale da poter sostituire
immediatamente con un cambio di spinotti la parte eventualmente andata
in tilt.
Anche l’aspetto estetico della moto è più curato rispetto a Montlhery:
la tre cilindri viene vestita con la carena totale usata nelle 200
Miglia di Daytona sulla quale sono fissati in modo più sicuro rispetto
al 1970 una coppia di fanali Lucas. Questa volta Les Williams fece le
cose in grande: ogni moto dispone di due meccanici.
Per quanto riguarda la composizione del team ci fu un mix tra i reparti
corse Triumph e BSA, al punto che la Trident di Tait/Pickrell è
iscritta con le insegne BSA. Questo non piace affatto agli uomini di
Meriden, che già dalle prove coprono le scritte BSA con degli adesivi
Triumph.
Come l’anno precedente, una seconda moto è girata all’importatore
francese, gestita dal solito Monneret che la affida a Gerard Debrock ed
Oliver Chevallier.
1971 - La partenza del Bol D'Or di Le Mans.
(da Motociclismo Ottobre 1971)
1971 - Percy Tait in azione con la Trident
vincitrice. (da Motociclismo
Ottobre 1971)
1971 - Ray Pickrell in azione con la Trident
vincitrice. A dx sotto la pioggia
(da Motociclismo Ottobre 1971)
Le condizioni atmosferiche il giorno della gara sono terribili: il via
è dato sotto la pioggia che si placherà solo durante la notte. Pickrell
inizia subito ad avere problemi di visibilità perché la visiera del suo
casco si appanna immediatamente ed è costretto a farsi prestare un
casco jet con occhialoni recuperato nei box all’ultimo momento.
Prima di questo inconveniente c’era già stato un grosso problema al
via, dove a causa del prolungamento della procedura di partenza, la
Trident si raffredda troppo e Tait ha notevoli difficoltà ad avviare il
motore. Poi, una volta partita, la moto inizia ad andare a due cilindri
costringendo il pilota inglese ad una sosta per la sostituzione di una
candela praticamente al termine del primo giro. Quando rientra in pista
si trova all’ultimo posto, mentre le Honda 950 Japauto guidava la corsa
senza problemi.
La coppia Tait-Pickrell impiega sei ore per raggiungere le prime
posizioni dove, complice il doppio ritiro delle Japauto, prendono la
testa della gara davanti alla Moto Guzzi di Brambilla-Mandracci e alla
Laverda di Angiolini-Brettoni.
Come del 1970 sono state pianificate solo le soste per i rifornimenti.
Per risparmiare tempo, Williams aveva dato disposizione che al posto di
registrare la tensione della catena facendo arretrare la ruota
posteriore si doveva procedere direttamente alla sua sostituzione,
utilizzando allo scopo delle catene già tagliate a misura e pronte
all’uso.
Dopo 282 giri la Triumph affidata ai francesi rientra ai box con un
principio d’incendio e con problemi alle candele. I meccanici impiegano
45 minuti a togliere la carena e a risolvere il cortocircuito che aveva
generato l’incendio. Se avessero capito immediatamente la natura del
problema (un banale condensatore bruciato) la sosta non sarebbe stata
così pesante, costringendo poi Debrock e Chevallier ad una rimonta
forsennata. Rimonta che però non ha un esito felice perché la domenica
mattina Debrock cade rovinosamente piegando il telaio e costringendo la
Trident al ritiro.
Anche la moto ufficiale accusa qualche altro problema. Pickrell infatti
rompe la catena fortunatamente poco distante dai box. Rientrato
in pista, riprende la testa della corsa sopravanzando la Moto Guzzi di
Mandracci e Brambilla (attardati ai box per la rottura di un
bilanciere) e la Laverda di Brettoni e Angiolini.
Alla fine il più alto gradino del podio è della coppia Pickrell-Tait in
sella alla Triumph Trident, seguito da Angiolini-Brettoni con Laverda
SF 750 mentre al terzo posto si piazza la coppia Brambilla-Mandracci
con la Moto Guzzi V7.
Ricorda Percy Tait “Della pioggia di
Le Mans del 1971 non mi sono praticamente accorto. Come collaudatore
Triumph avevo girato l’Inghilterra per settimane sotto l’acqua durante
i test dei modelli stradali.”. Percy Tait vince il Bol d’Or
all’età di 41 anni.
La Triumph Trident vincitrice al Bol D'Or di
Le Mans del 1971 (fotografata al Bol d'Or)
La Triumph Trident vincitrice al Bol D'Or del
1971 (fotografata qualche anno dopo, prima che venisse distrutta
dall'incendio del National Museum)
1971 - Il Bol D'Or a Le Mans raccontato da
Motociclismo (Ottobre 1971)
British Meeting of Year –
19/26 Settembre e 3 Ottobre 1971
Il
British Meeting of the Year è stato un evento
disputato in tre circuiti che ha visto gareggiare nella stessa gara le
Formula
750 contro le 500 GP. Le tre gare sono state disputate a Mallory Park
(19
settembre 1971), a Cadwell Park (26 settembre 1971) ed infine a Brands
Hatch (3
ottobre 1971).
Il
British Meeting of the Year, ed in particolare la
“Race of the Year” disputata il 19 settembre del 1971 nel circuito di
Mallory
Park, è una pagina importante nella storia delle competizioni
motociclistiche.
Può essere considerato un degli eventi più importanti mai disputati nei
circuiti inglesi. Molti di coloro che ebbero la fortuna far parte
dell’evento,
come protagonista o come spettatore, la ricordano come “la gara della
vita”. E
sicuramente è stato il giorno più importante, dal punto di vista
sportivo, per
le trecilindri BSA-Triumph.
Race of the Year – Mallory Park
– 19 Settembre 1971
Nella
“Race of the Year” le trecilindri inglesi si
devono confrontare con il meglio delle Yamaha GP e
con la mitica accoppiata campione del mondo
Giacomo Agostini – MV Agusta che disputa il campionato mondiale
velocità. Una
tre cilindri “derivata” serie da 750cc contro una sofisticata gran
premio,
sempre a tre cilindri ma di 500cc. Oggi è impensabile solo immaginare
una gara
in cui Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Caesy Stoner – gli assi della
MotoGP –
si battono con i campioni della Superbike come Carlo Checa, Marco
Melandri e
Max Biaggi. Negli anni ’70 invece questo era possibile, era la “The
Race of the
Year”.
Il
direttore marketing del gruppo
Triumph-BSA Peter
Deverall
insiste con Doug Hele per avere in
squadra John
Cooper per
questo evento. Cooper infatti non fa parte della squadra corse
ufficiale. Per
Hele la squadra era già al completo ma, su insistenza di
Deverall, è costretto ad arruolare anche Cooper che parteciperà in
sella alla BSA Rocket 3 già usata durante le prove del TT ed in qualche
competizione minore. Prima della “Race of the Year” questo
esemplare è
sottoposto ad una cura dimagrante riducendone il perso di circa 6,5 kg
grazie
all’utilizzo di componenti speciali come frizione Ferodo da
competizione,
coperchi in magnesio ed un albero motore alleggerito. Motociclismo
riporta
nell’articolo dedicato all’evento i dati di 159kg e 80CV per la Rocket
3.
1971 - Mallory Park - John Cooper insegue a ruota
il duo Giacomo Agostini - MVAgusta
Nonostante
la trecilindri inglese abbia dimostrato, nel corso del 1971, di essere
molto competitiva nessuno si sarebbe mai immaginato che potesse battere
la coppia Giacomo Agostini - MV-Agusta! Si tratta della vittoria più
clamorosa per la tre cilindri inglese:
John Cooper infatti vince il duello contro Giacomo Agostini dopo una
gara combattuta in cui di due piloti si scambiano spesso la poszione.
Questa la
classifica
finale della gara:
1. John Cooper –
BSA Rocket 3
2. Giacomo Agostini – MV Agusta tre cilindri GP
3. Ray Pickrell – BSA Rocket 3
4. Paul Smart – Triumph Trident
5. Percy Tait – Triumph Trident
6. Jarno Saarien – Yamaha 350
Oltre
alla minor cilindrata, c’è da dire che il binomio
italiano soffriva un pò le auguste caratteristiche del campo di gara.
Si tratta
del primo grande evento in cui Agostini non domina in sella alla MV
Agusta da
quando Mike Hailwood e l’Honda lasciarono i GP alla fine del 1967.
Ricorda
oggi John Cooper :”Con quella moto
avevo
trovato il massimo affiatamento. La facevo girare 500 giri meno degli
altri
perché il tiro del motore era fortissimo e non conveniva tirare le marce”.
La rivista “The Motor Cycle’s” scriveva “Il sogno inglese
è diventato realtà a Mallory Park domenica scorsa quando John Cooper in
sella
all’ultima versione della 750cc trecilindri BSA batte il campione
mondiale
Giacomo Agostini vincendo la Race of the Year”.
1971 - Mallory Park - John Cooper ha superato
Giacomo Agostini e si avvia alla vittoria!
A
Cadwell Park, una settimana dopo, la gara principale è dominata
dall’eroe locale Derek Chatterton (Yamaha 350) e Giacomo Agostini (MV
Agusta 500) mentre John Cooper in sella alla BSA Rocket 3 si deve
“accontentare” del terzo gradino del podio. A rallentare Agostini è
stato un elemento della batteria che lo ha costretto ad una sosta ai
box imprevista.
Dopo
la gara di Cadweel Park, il 3 ottobre del 1971 si disputa l’ultimo
confronto del British Meeting of the Year: la “Race of the South” a
Brand Hatch. L’evento è pubblicizzato come “Agostini vs Cooper again”.
Per sottolineare il fatto che la gara di Mallory Park non è stato un
caso fortuito, Cooper passa la linea del traguardo 2,2 secondo prima di
Giacomo Agostini dopo 42,6 km di gara vincendo la gara. Intervistato
dopo la gara Cooper dice: “Non ci
posso credere. E’ incredibile vincere le gare di continuo, ma è ancora
più incredibile contro avversari di questo calibro”. Gli altri
classificati furono: 3. Ray Pickrell (Rocket 3), 4. Percy Tait
(Trident), 5. Alan Barnett (350 Yamsel) e 6. Charlie Sanby (750 Kuhn
Norton).
1971 - Brand Hatch - Giacomo Agostini #1 scatta
bene alla partenza, segue il vincitore John Cooper #3 e Gary Nixon con
la Trident #5
1971 - Mallory Park - Con il numero 3 Rayborn in
sella alla H-D prende la testa della gara con Ray Pickrell (#8) in
sella alla
BSA Rockt III a seguito. Dietro, con il
numero 1, Dick Mann in sella alla BSA Rockt III. Ray Pickrell
1971 - Mallory Park - I due protagonisti Pickrell e
Rayborn affrontano una curva a destra... senza cordolo.
1971 - Brands Hatch - Dick Mann in azione
Brands Hatch - Il pilota americano Don Castro in
azione
durante il Trasatlantic Trophy (foto da "Triumph - The Racing Story di
Milk Walker")
1971 - Il team americano Triumph/BSA (da sx a dx):
Don Castro, Gary Nixon, Jim Rice, Dave Aldana, Dick Mann e Don Emde.
1971 - Mallory Park - Ray Pickrell alla partenza
della "Race of the Year"
1972
Transatlantic Trophy – EUROPA –
Aprile 1972 - Ray Pickrell (BSA Rocket III)
La sfida motociclistica tra USA e UK si è disputata, nel
periodo pasquale, anche nel 1972 nei tre circuiti di Brands Hatch,
Mallory Park e Oulton Park. Sei piloti americani contro sei piloti
inglesi in sella a motociclette Formula 750 (tipo Daytona) che si
sfidano in due manche da circa 35 km l’una. Questa la formazione delle
due squadre:
USA: Rayborn (Harley-Davidson), Mann (BSA), Emde (Norton), Grant
(Suzuki), Nicholas (Suzuki) e Baumann (Suzuki).
GB: Cooper (BSA), Pickrell (Triumph), Jefferies (Triumph), Read
(Norton), Williams (Norton) e Rutter (Norton).
La sfida è vinta dagli inglesi (255 punti contro 212) ed in particolare
da Ray Pickrell primo classificato in sella alla Trident con tre
vittorie e tre secondi posti all’attivo.
1972 - Outlon Park - Ray Pickrell vincitore del
Trasatalntic Trophy
Tony
Jefferiers in sella alla Triumph Trident Formula 750 guadagna il quarto
posto nella gara internazionale Gold Cup tenutasi a Scarborough
Percy Tait
John Cooper con la BSA Rocket 3 (#5)
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