Cosakkosky 747 (Marzo 1993)
Quand'ero bimbo e guardavo le foto dei motorini avevo già le mie belle
idee. Mi chiedevo: "perché non gli mettono un altro paio di cilindri?".
Mi dicevo: "perché non lo fanno andare a 250 orari?".
Pensavo che nelle case motociclistiche fossero tutti scemi. Disegnavo
sui miei quaderni a quadretti certe mostruosità di motorini
apocalittici e mi raccontavo che quelle sì erano figate. Ero tenero,
piccolo e cento per cento ignorante. In età più adulta cominciai a
capire che certi disegni erano belli sulla carta ma le mie geometrie di
sterzo seguivano alterazioni da LSD e certamente avrebbero ucciso
qualsiasi giudatore. Cominciai a capire quante limitazioni ci fossero
attorno ad ogni nuova proposta motociclistica. Da allora troppe cose si
sono aggiunte al mio cestino culturale (quello intelligenti lo chiamano
"bagaglio culturale", ma a me pare un po' esagerato). Ultimamente anche
le norme omologative, quelle di sicurezza e quelle antinquinamento
hanno messo la loro zampaccia nel rendere sempre più complesse, costose
e talvolta brutte le motociclette. Non venitemi a raccontare che le
frecce sono belle! E non spiegatemi che certe cassette d'aspirazione
che paiono bauli sono più arrapanti dei cornetti d'alluminio che mi
ricordo io e che sparavano rumore, benzina e qualche volta fiamme. Ah,
bei tempi.
Crescendo, i casi della vita mi hanno portato a vivere con e di
motociclette. E' molto bello ma ha aggiunto nuove conoscenze e nuove
impensabili limitazioni alla mia fame artistica. Perché adesso quando
prendo un foglio a quadretti ed una penna non so più da dove cominciare
con la fantasia. Troppe sono infatti le norme e le limitazioni che
affliggono il mio capoccione. Ecco perché quando ricevo le mille
proposte per una Harley 3500 V8 oppure un trimotore con un interasse di
cinque metri e manubrio di tre, sorrido teneramente.
Tra le tante battaglie che giornalmente si combattono in una fabbrica
di motociclette c'è quella che, fin dalle origini, si combatte tra
amministrativi e commerciali. E cioè: uno ti inventa una motocilcetta
che è una furbata, il pubblico diventa matto e corre dal
concessionario, il concessionario ne ordina un sacco alla fabbrica e la
fabbrica, allegramente, comincia a scodellare una cifra di 'ste
motociclette. Bella storia davvero.
Ma la storia prosegue: la fabbrica scodella le motociclette e in cambio
arraffa una palata di soldi. Dentro la fabbrica il tizio che ha
inventato la moto furbissima vede tutti 'sti soldi e gli viene mal di
testa perché lui di soldi capisce poco. Allora assume un contabile. In
poco tempo il tizio è fregato. Perché il contabile comincerà a
contestargli ogni spesa a suo dire inutile. Gli dirà: "se invece di
questi ammortizzatori qui usiamo quelli là risparmiamo un valangone di
milioni", "se sul serbatoio invece di quelle belle scritte a rilievo ci
appiccichiamo 'ste due belle adesive di carta, risparmiamo un
fantastilione", etc. Ecco che il tizio che in fatto di soldi è scemo ma
mica troppo si fa corrompere dal miraggio di guadagnare di più (nelle
aziende si chiama utile maggiore ed è un termine più nobile). Il tizio
comincia a disegnare un serbatoio che costa meno. poi ti fa una
marmitta quattro in uno così dice di risparmiare peso ma in effetti
risparmia tre marmitte. Il manubrio te lo salda direttamente sul telaio
così risparmia anche la forcella. E così via.
Cosa succede?
Succede che il pubblico, che è imbenzinato ma mica troppo, compra le
motociclette costruite dal tizio della fabbrica accanto che è un vero
appassionato e che al momento non c'ha una lira però ama le moto.
Questo tizio venderà moto come patate, comprerà una giacca, la
cravatta, inizierà a giocare a golf. E il suo contabile cercherà di
chiudergli la fabbrica mentre lui, lontano mille miglia dai problemi
estetico-funzionali dei suoi cretini clienti motociclisti, si occuperà
di ridiscutere i tassi sui suoi numerosi conti correnti.
Questo succede in tutte le fabbriche da che mondo è mondo.
Quando poi le motociclette di questa fabbrica non le vuole più nessuno
si corre a cercare qualcuno che sappia fare una motocicletta
appassionante. Di colpo ritorna l'interesse per le motociclette, per i
motociclisti e le loro imbecillissime manie, per tutti quei mille
piccoli particolari che differenziano le motociclette belle dalle
motociclette tirate via un tanto al chilo. Ecco allora che i contabili
della fabbrica che non vende più, decidono di "investire", di "credere
nel futuro del mercato", eppoi spiegano le strategie, i target e tutta
una serie di paroloni da gente che ha studiato.
E forse un giorno ci sarà un tizio in una lontana pianura coperta di
ghiaccio che inventerà una motorina semplice, intelligente, piena di
passione ed attenzione, la chiamerà Cosakkosky 747 e ne venderà una
strage. E allora guadagnerà un sacco di rubli. E prenderà un
contabile...
Ed ecco perché io credo che nei posti dove si fanno le motociclette
debba esserci un equilibrio. Una dose sempre uguale di amore per la
moto (60%) e rispetto per le risorse finanziarie (40%). Perché se
comandano sempre i soldi le motociclette si allontanano dal cuore della
gente.
Carlo Talamo - marzo '93
Grazie al mitico JapBuster di Motard.it per queste righe :-)