Caro Carlo,
vuoi un commento sui
risultati della ricerca di mercato che hai commissionato su te stesso?
Ebbene, l’avrai.
Sulle ricerche di mercato ho una personale opinione: dicono molto di
ciò che uno si aspetta di trovarci dentro, perché raccogliendo le
opinioni di tutti (gli intervistati) e più grande è il campione su cui
si lavora, maggiori saranno le sfaccettature che la ricerca coglie;
finiscono per dire tutto. E poi un’altra cosa la lettura dei dati –
ognuno ci trova ciò che vuole. Sicuramente importante per tastare il
polso di una situazione o indicare tendenze. Ma un medico non si
accontenta del polso nell’anamnesi di una malattia.
Così, nella tua ricerca di mercato o meglio, sulla ricerca di mercato
su di te – più che sulla Numero Uno, a meno di non identificarti con
questa – ci sono 400 tuoi ritratti. Cioè sei visto da 400 occhi (paia di), ed ognuno ha colto di te un pezzettino.
Alcuni ti hanno guardato da vicino perché ti conoscono, altri con
attenzione, altri da lontano, o distrattamente, ma io, che da un po’ ti
vivo un po’ più da vicino ti ho visto in tutte quelle definizioni
(positive e negative) e do più o meno ragione a tutte.
Il lavoro, dal punto di vista tecnico, è ben fatto, e probabilmente
vale la spesa che ti è stata chiesta, perché si sa che questi lavori
costano. Costano se sono fatti per autogratificazione, mentre valgono se uno poi
li legge e li rilegge bene e ci ragiona sopra traendone le dovute
conclusioni e spunti per poi poter prendere iniziative di lavoro.
Sono belle e ben fatti i grafici, le torte; ben calcolate le
percentuali e le medie, ma, riflettendoci (e più ci rifletto) e più mi
convinco che la ricerca di mercato non è pienamente valida; anzi, in
parte mi sembra fasulla (vedi punto 3).
Sono andati a chiedere opinioni su di te ai tuoi amici oa persone che
ti conoscono di persone che ti conoscono (66% a MI- 18% a RM – 6% a FI
= 90%)
E questi, o perché sono brave persone e parlano bene di te, o perché
vogliono fare gli spiritosi e ne parlano male, dicono o tutto il bene o
tutto il male.
Sono valide tutte le cose dette al punto 1 e 2; non c’è nulla da inventare.
Ho riletto più volte i punti 3.1 e 3.2 e 3.3 riguardanti la valutazione della concessionaria Numero Uno.
Vi ho visto tutte le situazioni che ho conosciuto nei mesi che sono stato in via Fioravanti.
- comportamento amichevole
- rapidità
- originalità (tra le valutazioni positive)
- scarsa assistenza
- prezzi alti
- scarsa disponibilità del personale
- comportamento arrogante
- scarsa rete distributiva
- scarsa competenza
Come al solito è la fotografia di un dato di fatto (e ad ogni capoverso
ci puoi mettere il ritratto di una persona). Comunque concordo che
aleggia un consenso più che un dissenso (e non
può che essere così perché obiettivamente bisognerebbe essere ciechi
per non vedere che cosa è la Numero Uno e che cosa è il resto del mondo.
3.4 – Tempi di consegna.
Vorrei vedere in faccia quelli che vorrebbero tempi di consegna più lunghi.
3.5 – Aspetto concessionaria.
Mi sembra che i caratteri negativi evidenziati siano estemporanei e non rispecchino la realtà.
3.6 – Raduni.
Niente da dire, però in questo caso entriamo in un mondo dove ognuno
vuol divertirsi a modo suo, e qualunque cosa tu inventi, non li
accontenterai mai tutti. Io poi non li conosco, e non parteciperei mai ad un’ammucchiata di quel
genere, fosse di ex alpini, ex compagni di scuola o proprietari di
bidoni aspiratutto. Non riesco a capire chi si identifica nel possesso di qualcosa.
CONSIDERAZIONI SUL PRODOTTO E L’UTILIZZO.
L’Harley è probabilmente un giocattolo (per adulti), e come tale –
usato – (la moto viene quasi esclusivamente utilizzata durante il tempo
libero). Turismo da dopolavoro, non inteso come dopolavoro delle ferriere Falk o della Marelli.
Visto che è gente che ha tanti soldi – che se la può permettere – ha
tanti giocattoli e quindi li usa relativamente poco (e pertanto non fa
in tempo a rovinarla). Solo chila usa molto e male, la trova
probabilmente scarsamente affidabile. Sicuramente non è paragonabile
alle “giapponesi”ma non è peggiore di altri modelli.
Personalmente, dopo aver seguito per un anno le richieste di garanzia,
credo che i veri guai denunciati riguardino più le cromature e le
verniciature “defective” che veri e propri inconvenienti meccanici
(tranne le solite perdite d’olio o altri difetti fisiologici e
provocati veramente da un pedestre uso improprio e da una affidabilità
del prodotto approssimativa).
PUBBLICITA’
Qui mi sembra la più sincera e veritiera fotografia della situazione.
La pubblicità è sicuramente bella e piace a quasi l’80% degli
intervistati (ma, bella forza, si autogratificano di una loro scelta:
potrebbero fare il contrario? Si compra una cosa di cui si aborrisce la
pubblicità?). A me può piacere la pubblicità Roll’s Royce, anche se non
comprerò o
non potrò mai permettermi una RR, se la trovo bella e ben fatta.
Sicuramente la ricorderò se ho una RR. Più difficile è che un
proprietario di una RR ricordi la pubblicità di una Panda o della Uno
Sting.
Insomma, si è chiesto ai padroni di Harley se piace la pubblicità che
li rappresenta e li fa riconoscere tali, cioè li fa riconoscere come
“popolo degli Harleysti”. Anche se non è affatto vero che – sia fedele
allo stile Harley – perchè è lo stile di C.T. e non dell’Harley.
Riflessione: solo le frange estreme meritano un esame di coscienza.
- testi troppo esaltati (perché?)
- troppo poca (in base a che cosa?)
- troppo elitaria (forse se metti un bel metalmeccanico alla Cipputi
in sella ad una Electra soddisfi anche questi incontentabili originali)
- troppo incentrata sulla figura di CT (discorso da approfondire)
- monotona (non si accontentano mai tutti...)
CONSIDERAZIONI SU CT.
L’88% degli intervistati lo conosce di persona. (MI = 65,7%+ RM =
18,4%+ FI = 90%!). Forse c’era da approfondire l’indagine su quel 1,3%
che non lo conosce.
Torno a quello che ho detto all’inizio: ognuno di quelli con i quali
sei venuto a contatto ha preso di te, nel bene o nel male, un tuo
fotogramma e messolo in rapporto con il suo carattere la sua esperienza
sulla Numero Uno, ha espresso un giudizio.
Sarebbe da investigare il perchè di tanta gente esprima su di te
giudizi di carattere professionale. Emerge – a mio parere – un
sottofondo di “invidia” per quello che sei e per come sei arrivato ad
essere quello che sei.
Tra le annotazioni positive le prime 10 per frequenza danno:
- 53 – simpatico
- 23 – persona in gamba
- 23 – originale
- 22 – un buon commerciante
- 17 – artefice del ritorno del successo di HD in Italia
- 16 – ottima persona
- 13 –ndisponibile
- 12 – conosce il suo lavoro
- 10 – onesto, corretto
- 9 - è un buon concssionario
Tra le negative:
- 7 – è troppo protagonista (invidia)
- 6 – se la tira/ un po’ bulletto (invidia)
- 6 – tratta malissimo la gente
- 6 – esagerato, esaltato
- 5 – poco carattere
- 4 – non tratta il pezzo
- 4 – è un romano (sintomatico/invidia)
- 4 – è solo un affarista
- 3 – non si fa mai vedere nella concessionaria
- 3 – ha un modo di fare molto distaccato
- 3 – poco contatto umano
- 3 – ha sbagliato a tenere in mano tutto lui (vorrebbero
dargli consigli, ma se avessero, in maniera distaccata, ragione?)
la più bella è:
- ha messo dito su mia moglie! (che, in una ricerca di mercato
rasenta il rapporto privato), ma ha solo 1 di indice, quindi il fatto
che solo uno si lamenti della moglie, anche se importante, non è
determinante!
HOBBY
Tanti (troppi?) hobby, e poche aggregazioni. Solo cinema, teatro, dolce
vita, ragazze, uccelli, passeggiate e viaggi, campeggi, motoscafo e
discoteca raggiungono quota 3. Che dire: gli Harleysti sono dei
gaudenti? Non risulta il contrario.
Se la correlazione tra gli hobby e gli harleysti è corretta, il
messaggio pubblicitario non va su una rivista di moto. Utile collegare
questi dati con i gruppi di età: in questo caso sono stupito per i due
gruppi dai 17 ai 21 anni e 22 –27. Che ci fanno costoro nel gruppo dei
“casalinghi” e dei “pantofolai”?
A questo punto ho dovuto restituire il fascicolo.
Accontentati di quello che ho scritto. |