1993 - Il primo esemplare personale
di Carlo della Trident ALU conosciuta anche come "Geronimo"
Nascita
della ALU
Nel 1992 in via
Niccolini, sede della Numero Tre, vengono preparate le
prime “special” su base Triumph: all’inizio si tratta più che altro di
verniciature personalizzate, poi iniziano le richieste di modifiche
agli scarichi, ai manubri, alle pedane, ai freni e ad altri
particolari. A metà del ’93 Carlo Talamo pensa di modificare una
Trident 900 in una vera café racer di quelle che si vedevano attorno
all’ACE CAFE’ tutte alluminio e passione.
La linea è ispirata alle café racer inglesi anni
'50/'60 anni in cui le
"superbike stradali" nascevano in piccole officine o addirittura nei
garage dei proprietari... citiamo solo alcuni nomi storici come le
Triton, le Trisba e le mitiche Norvin.
Eligio Baita, storico meccanico Numero Tre e che
ancora oggi lavora in
Triumph Milano, ricorda che all’inizio furono costruiti cinque
esemplari di ALU all’interno dell’officina di via Niccolini uno dei
quali era uno personale di Talamo (quella con i cerchi azzurri e con la
scritta "Geronimo"). Geronimo fu la prima delle ALU: Carlo arrivò un
giorno dall'Inghilterra con un serbatoio in alluminio mentre il codone
in alluminio fu ordinato ad un famoso artigiano dell’hinterland
milanese. Oltre ai cinque esemplari costruiti in via Niccolini vanno
segnalati altri due esemplari assemblati da Domenico Pettinari
dell'omonima officina di Cinisello Balsamo, ed una o forse più ALU
costruite dalla Numero Tre di Verona.
La provenienza delle sovrastrutture di alluminio
non è ancora del tutto
chiara. Domenico Pettinari ricorda "Carlo tornava dai suoi viaggi
in Inghilterra sempre con nuove idee e pezzi per creare le sue moto. Un
giorno mi portò due codoni e due serbatoi per costruire due Alu". Il
serbatoio è quasi sicuramente di provenienza Harris, anche se qualcuno
racconta che in realtà furono costruiti da un artigiano inglese di
Bournemouth. I codoni, tranne i primissimi pezzi, sono stati costruiti
in Italia e le voci più accreditate fanno riferimento all'officina di
Libanore di Monza che prese spunto dal codone delle Laverda SFC.
Infatti i codoni non sono tutti uguali, nemmeno fra le primissime ALU.
Un'altra autorevole fonte afferma che "... i
codoni e serbatoi hanno
avuto due “padri” uno il per me mitico ing. Marelli che ancora oggi si
diletta a maneggiare l’alluminio ed il secondo Fabio Montanari della
Road Racing (ora chiusa) che fu l’unico che ne fece una mini serie.
Codone e serbatoio non superavano i 5 milioni di lire e le moto finite
non più di 25! Il resto è leggenda!". Quest'ultima sembra la versione
più realistica... come sappiamo Carlo era molto bravo a "mitizzare" le
sue imprese... e probabilmente anche in questo caso la provenienza dei
serbatoi e dei codoni fu colorata di una nota romantica...
Le "Alu" venivano costruite su ordinazione ed
eseguita a misura del
cliente. Secondo la maggior parte degli intervistati le prime Alu non
furono più di 5 o 6 pezzi.
Ogni Alu è unica e personale e si differenzia
dalle altre per le
colorazioni (rosa, verde, blu, gialla, rossa, …), per i filtri aria di
varia fattura, per il contagiri, per la forma delle sovrastrutture in
alluminio ed altri particolari. Alcune riportavano sul forcellone il
“famoso” adesivo "E IO NE HO TRE".
ll prezzo di listino si aggirava attorno ai 25
milioni di lire (circa
il 50% in più della Trident 900 di derivazione), e successivamente fu
reso disponile il kit per la trasformazione a circa cinque milioni di
lire (venduti 5 o 6 pz). Su richiesta del cliente era possibile
inoltre possibile arricchire la propria special con altre parti in
alluminio fatto a mano da un battilastra locale.
1993 - Un altro esemplare di
Trident ALU: oltre alla diversa colorazione di notano altri particolari
diversi:
parafango anteriore, filtro aria, codino "dritto" ed altro ancora.
Modifiche
Il lavoro più
evidente che si nota delle Alu è la notevole
diminuzione del peso (circa 35kg!) raggiunto eliminando tutte le
sovrastrutture non necessarie e sostituendo la carrozzeria di serie con
il kit in alluminio lucidato composto da serbatoio, codone, ed altri
particolari.
La sella è immancabilmente monoposto mentre tutta
la strumentazione
“inutile” lascia il posto ad un unico contagiri a volte originale
Triumph o più spesso ad un prestigioso Autometer. Sul codino posteriore
in alluminio è spesso montato un fanale di derivazione Land Rover. Il
parafango anteriore è quello di serie, ridotto al minimo
indispensabile. Le piastre della forcella, le pedane arretrate, il
tappo dell’olio, il rubinetto della benzina, il piccolo pomello dello
starter (sulla sinistra dei carburatori) sono tutti in alluminio
lavorato dal pieno. Il risultato è un guadagno di circa 35 kg, cioè una
moto da circa 180 kg contro i 212 della Trident di serie.
Dal punto di vista della meccanica, il
trecilindri inglese non è stato
volutamente toccato visto che già nella configurazione di serie eroga
un centinaio di cavalli all'albero, più che sufficienti per divertirsi.
L'unica eccezione è stata quella di accorciare leggermente i rapporti
per sfruttare meglio la coppia. Anche il telaio monotrave, il
forcellone, le sospensioni, persino le ruote e i comandi al manubrio
(quelli rimasti, perché sono scomparsi il claxon, il devioluci e le
frecce) sono esattamente quelli della Trident di serie. Le ore spese
dal team Numero Tre di Milano sono incalcolabili.
Il corto scarico a megafono tre in uno regala un
ruggito rabbioso, che
si trasforma in un urlo lacerante a gas spalancato, ricordando le
mitiche Trident da corsa anni '70. Il telaietto posteriore è accorciato
per adattarsi meglio al codone così come i cablaggi sono modificati a
causa nuova posizione della centralina.
Una volta saliti ci si trova in una posizione
alquanto inusuale: la
sella alta, il lungo serbatoio e i semimanubri chiusi e spioventi
obbligano a una posizione di guida piuttosto caricata in avanti,
proprio come sulle cafè racer inglesi da cui la ALU trae spunto. La
posizione di guida è adattabile al pilota grazie alla possibilità di
regolare la posizione delle pedane e dei semimanubri. Grazie al peso
ridotto e alla nuova posizione di guida la ALU risulta molto più agile
e reattiva rispetto alla Trident di serie.
1993 - La versione "verde" adotta
diversi condotti acquq e filtro aria
1993 - Due diversi codini in
alluminio (a sinistra il primo della "Geronimo"
1993 - Eligio Baita (a sx) alle
Numero Tre di via Niccolini al lavoro su un esemplare di Trident ALU
1993 - La "Alu" in azione (l'ultima
foto ritrae Emilano in sella al suo esemplare)
1993 - Trident "Alu"
La "Alu" era pubblicizzata all'epoca con il nome "Speed Triple", ancora
prima che la casa madre presentasse la Speed Triple di produzione. Ecco
svelato l’origine del nome della street fighter inglese che entrerà in
produzione nel 1994.
Pubblicità del 1993: La Trident
"Alu" battezzata "Speed Triple". La prima Speed Triple di Hinckley
arriverà nel 1994!
Quante "ALU" sono
rimaste?
Ho perso le traccie di quasi tutte le ALU prodotte. Tutte tranne questi
tre esemplari che circolano ancora in Italia:
La Trident "ALU" di Emiliano
La Alu di
Emiliano era una delle moto personali di Carlo Talamo, una
delle prime assemblate dalla Numero Tre di via Niccolini. Fu acquistata
dall'attuale proprietario direttamente da Carlo nel 2002, poco prima
della sua scomparsa.
Emiliano ha pensato di migliorare le
prestazioni in frenata sostituendo
l'impianto frenante anteriore con componentistica Discacciati (pinze,
pompa e dischi). Il contagiri ora montato sulla
moto di è un Autometer,
quello originale montato da Carlo all'epoca, e proveniente da una
barca, è conservato gelosamente da Emiliano.
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La Trident "ALU" di Oliver Von B.
Oliver
Von B.
ha lavorato in Triumph Germania dal 1996 al 2000 e dal 2000 al 2004 in
Triumph Francia come responsabile commerciale europeo ha acquistato una
delle prime ALU direttamente da Carlo. Assieme alle foto della moto che
vedete qui sotto mi ha scritto le seguenti righe:
“Ciao Sandro,
ti
riporto qui di seguito le informazioni che ho avuto da Carlo e che sono
state anche pubblicate in un articolo scritto da Alan Cathcart e
pubblicato nel numero 9 della rivista MO del 1994. Carlo fece costruire
20 esemplari di ALU su ordinazione tra il 1992 ed il 1994 che furono
anche spedite fuori dall’Italia. Dopo i primi esemplari costruiti sulla
Trident 900, furono usate come base anche la Trident 750 così come la
Super III da 115 CV. Nessuna modifica venne apportata alle sospensioni,
ruote, freni e telaio se non per la posizione della pinza posteriore
montata in basso e per i tubi i treccia. Le Alu furono equipaggiate con
le Michelin HI SPORT 120/70 ZR17 and 160/60 ZR18. I semimanubri sono di
prelevati dalle Daytona. Il parafango anteriore così come il copri
pignone sono modificati. Creati dalla Numero Tre sono i supporti del
fanale, il contenitore della batteria ed il copri catena. La chiave di
accensione è spostata sul lato destro della moto. Il cruscotto prevede
solo il contagiri. Airbox cromato per alcuni esemplari e scarico
3-in-1. Il prezzo era fissato a 20 milioni di lire o 20.000 marchi
tedeschi”
Questo esemplare è tornato in Italia alla
fine del 2012.
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Ringraziamenti
Scrivere questa pagina è stata un'avventura: non sono nemmeno passati
quindici anni dalla presentazione delle "Alu" e tutta via le
informazioni sono difficili da reperire. Devo quindi ringraziare tutti
quelli che mi hanno aiutato in questa ricerca: WuMing, NiRider, Muz,
Savonarola, Andrea63, Vittorio Olivi di Olivi Motori, Domenico
Pettinari, Dino di Drag&Racing, Francesco Cortonesi, Mario Lupano
di Triumph Italia, Emiliano (attuale proprietario di una Alu
ex-Talamo), Davide N3 Parma e Triluc.
Un ringraziamento particolare va a Oliver Von B. che mi ha dato lo spunto per aggiornare e rivedere questa
pagina.
Parte del materiale qui riportato è tratto da un articolo apparso su
Cafe Racer Extreme 2001 scritto da Ferdinando Restelli. Altre foto sono
tratte de Torque nr. 14.
(riporto qui di seguito altre foto, purtroppo di scarsa qualità, di
altre "Alu" trovate nel web)
(Questa dovrebbe essere la "Alu" di Emiliano
Due "Alu" esposte allo stand BP (fornitore
ufficiale oilo) ad un salone EICMA degli anni '90
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