British Army | ||
L'idea di realizzare la Triumph "British Army" nasce quando un appassionato ex regolarista bergamasco (che in famiglia ha già una McDeeb Six Days 500 su base Royal Enfield) chiede ai ragazzi della Classic Farm Motorcycles di modificare la sua scrambler in veste militare. Ha già visto diverse moto di Hinckley su questo tema, trovandole anche belle, ma per i suoi gusti - dice - ci vorrebbe qualcosa di più "ignorante", che richiami una vera moto militare dell'esercito inglese e non una tedesca, come spesso accade anche per via del film "La grande fuga" con Steve McQueen. Il primo passo quindi è stato quello di fare una ricerca storica per individuare l'esatta tonalità del color sabbia (kaki) e, sempre grazie ad alcuni libri sull'argomento, le insegne e le scritte di un vero battaglione delle forze britanniche impegnato sul fronte africano e contrassegnato da un ippogrifo blu in campo bianco. Oltre che esteticamente e storicamente "period correct", la livrea opaca di questa moto presenta oltretutto la caratteristica "ruvidità" degli smalti usati per dipingere i mezzi militari, robusto e resistente all'abrasione, tanto che per pulirlo basta passare uno straccio imbevuto di benzina. Il secondo step è consistito nel realizzare la carrozzeria in lamiera di alluminio da 2,0 mm, battuta a mano con l'antica tecnica dei battilastra (questo significa che non sono stati utilizzati degli stampi ma solo un ceppo di legno duro e una serie di martelli sagomati) perché la moto doveva risultare sì massiccia nell'aspetto ma più leggera rispetto alla versione originale. In particolare la piastra paramotore, i due fianchetti e i parafanghi ampi e avvolgenti sono realizzati in questo materiale, mentre i supporti di questi ultimi sono in leggero tubo di acciaio al cromo-molibdeno, così come il manubrio e le pedane, pieghevoli e dentellate. Nel fornito magazzino dell'officina bresciana - grazie al fatto che questa è spesso impegnata nel restauro di moto d'epoca - è stato scovato il dispositivo chiamato "luce di guerra" che permetteva di ridurre la luce del faro anteriore a un sottile fascio luminoso, per non essere individuati durante la guida notturna. Si tratta in questo caso non di una replica ma di un autentico reperto di "militaria" risalente al secondo conflitto mondiale, modificato per poterlo montare e smontare in pochi secondi mediante due pomelli a vite, anche questi originali degli anni quaranta e utilizzati, ad esempio, sulle Royal Enfield Bullet militari. Tramite una ricerca in Internet è stato possibile recuperare anche il faretto ausiliario posto sul manubrio, munito di un dispositivo identico a quello del faro principale. Un altro dettaglio di pregio è la parte posteriore del telaio, che invece di essere chiuso dalla solita piastra in lamiera stampata ora termina con un archetto in tubo saldato che integra i supporti del portapacchi, quelli del parafango e l'attacco per il silenziatore a bottiglia. Quest'ultimo, realizzato artigianalmente, è munito sia di un db killer estraibile che di un provvidenziale "chiusino" regolabile mediante una levetta al manubrio. Si tratta di un altro pezzo rigorosamente d'epoca che permette di variare a piacimento la sonorità di uno scarico e entro certi limiti anche il rendimento del motore, per cui l'officina bresciana visto l'interesse suscitato dopo la presentazione di questa moto, ha iniziato a replicarlo a richiesta in diversi diametri per moto Triumph e non. Tra i particolari degni di nota anche la presa d'aria del filtro incastonata nel fianchetto sinistro: originariamente era un componente utilizzato nei lavori di edilizia, ma una volta modificato ha assunto un aspetto molto più "bellico", che ben si accosta, ad esempio, al rivestimento della sella. Quella della British Army è stata ricavata dalla scocca di serie accorciata, sagomata e infine rivestita con un similpelle goffrato di notevole spessore, identico a quello usato sulle autoblindo. Anche questa componente, come il resto della carrozzeria e degli accessori "tattici", è smontabile in pochi secondi mediante i soliti pomelli. L'estro dei tuner camuni e la dimestichezza con i ricambi d'epoca è evidente anche nella soluzione scelta per rendere meno invasiva possibile la presenza degli indicatori di direzione: sia anteriormente che al retrotreno sono state utilizzate le frecce della Fiat 500, il che ha reso necessario adottare una diversa intermittenza, ma sopratutto si vede come il loro posizionamento sia frutto di un attento studio, magari non proprio ortodosso sotto il profilo del codice della strada ma sicuramente in tema con il tipo di veicolo... Tra i dettagli che di primo acchito risultano un pò meno evidenti, ma che tutti insieme contribuiscono a far sembrare la moto un vero modello degli anni '40, le vecchie spie Lucas incastonate nel cruscotto, le manopole a botticella oltre ai i fregi del serbatoio e ad altri dettagli in alluminio la cui finitura satinata ottenuta mediante una sabbiatura fine ha conferito un aspetto davvero "vintage". Le due "chicche " finali sono la tanica (quei buontemponi della CFM la chiamano "Bortanica"...) che grazie a un taglio chirurgico e all'applicazione di cerniere e guarnizioni si è trasformata in una pratica una borsa davvero "a prova di tutto" e infine la medaglietta rettangolare rivettata sul portafaro posteriore , identica a quella che portavano al collo i soldati, con inciso nome, grado e numero di matricola. Una buona messa a punto, un paio di gomme tassellate, e la nostra Triumph in divisa è pronta per andare a sfidare la "Volpe del Deserto".....ma anche a fare la sua porca figura davanti a un locale "in" di Bergamo, prima di avventurarsi su qualche sterrato dove Paolo, memore dei suoi trascorsi regolaristici, ama portarla. Per ulteriori informazioni visita il sito: |
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