1970
Un periodo nero per Triumph. Sturgeon morì dopo soli tre anni dal suo insediamento e gli successe Lionel Jofeh, un uomo che, come lui, veniva dall’esterno del business. Non durò a lungo e fu rimpiazzato da Brian Eustace. Il management del gruppo BSA era sottoposto a un continuo turn-over e non si riuscivano a definire strategie concrete. A causa del scarso successo della Trident, e della fortissima concorrenza delle moto giapponesi, il gruppo BSA/Triumph sta attraversando momenti difficili. Ad aggravare la situazione furono anche delle decisioni interne oltre modo errate. Fatto sta che già nel 1971 il debito del gruppo ammonta a 8,5 milioni di sterline. La Trident viene aggiornata sia nell'estetica che nella meccanica. Sempre nello stesso anno vengono introdotti anche i telai "oil in frame", quelli in cui il telaio funge anche da serbatoio dell'olio. Eric Turner si dimette dalla Triumph. Nel 1972 il BSA group taglia circa 2000 posti di lavoro di cui 1750 nel solo stabilimento di Meriden, i vertici del gruppo si dimettono alla fine dell'anno e a loro subentra la Manganese Bronze Holding di Denis Poore che sacrifica il marchio BSA uscito di scena l'anno seguente. Un nuovo conto in rosso di 3,3 milioni di sterline portò il Governo a sponsorizzare una manovra di aiuto. Dal punto si vista motociclistico viene presentata la X75 Hurricane sulla scia del film Easy Rider, moto che però ottiene poco successo, viene montato il cambio a 5 marce sulla Trident e nasce una bellissima scrambler per il mercato americano. Negli USA questo modello verrà venduto con il nome TR5T Trophy Trial, mentre in Europa e nel resto del mondo la moto viene messa in vendita come Adventurer. Purtroppo questa moto avrà vita brevissima, ne verranno costruite 2552 esemplari dal novembre 1972 alla fine del 1973. Nel 1973 muore Eric Turner e nel mese di luglio il gruppo BSA/Triumph fallisce. I superstiti si riuniscono alla Villers-Norton, nasce così la Norton-Villers-Triumph (NVT). Questa nuova società porta avanti quel che resta della Triumph. Viene annunciata la chiusura dello stabilimento di Meriden da parte di Dennis Poore della NVT, e per risposta gli operai occupano la fabbrica per 18 mesi, bloccando così la produzione delle moto. Nello
stesso anno Bert Hopwood aveva in avanzato stadio di sviluppo un
progetto per motori con costi di produzione accettabili. La gamma
sarebbe stata composta da un cinque cilindri da 1000/1250cc, un quattro
cilindri da 800/1000cc, un tre cilindri da 600/750cc, in bicilindrico
da 400/500cc ed un monocilindrico da 200/250cc; questi motori avrebbero
avuto molte parti in comune (concetto ripreso poi da Bloor con la nuova
Triumph). Questo programma modulare venne abbandonato preferendo
dirottare le risorse su altri progetti. Sempre nel 1974 la produzione della Trident viene spostata negli stabilimenti della BSA mentre il tecnico Bert Hopwood, in azienda dal 1942, si dimette dalla Triumph. L'ultima
versione della Trident, la T160 di cui abbiamo accennato sopra, arriva
nel 1975, quando la produzione viene
spostata negli stabilimenti BSA a Birmingham. La tricilindrica marcata Triumph esce di scena il 18 dicembre 1976 nel giorno della chiusura definitiva dello stabilimento BSA. In totale la Trident, che doveva essere l'arma della rinascita Triumph, viene prodotta in 27480 esemplari dal 1968 al 1976. Dopo
lunghe polemiche, e dopo 18 mesi di occupazione dello stabilimento di
Meriden, la Triumph risorse sotto forma di cooperativa operaia che si
stabilisce a Meriden per produrre la versione 750cc della Bonneville.
La produzione di questo modello continuerà nella fabbrica di
Small Health fino al 1977. Il momento non è purtroppo
propizio : il mercato richiede novità tecniche, e le moto
giapponesi fanno da padrone in tutte le cilindrate, maxi comprese. Quando
la Triumph riprese l'attività, anche grazie ad un
aiuto governativo di 5 milioni di sterline e una commessa da parte
della General Electric Company di 2000 moto, la situazione era
completamente diversa da un anno prima. Il salto tecnologico della
concorrenza, la mancanza di ricambi, la rete di vendita quasi
inesistente, la produzione rimasta uguale a quella del 1973 non
aiutarono certo la ripresa del marchio. Nello
stabilimento rimasero in
300 operai contro i 2000 degli anni d'oro, i tecnici migliori se ne
andarono... sembrava la fine. Invece la cooperativa si mise d'impegno e
si svincolò completamente dalla rete di vendita della NVT.
Fu razionalizzata la produzione e vennero proposte motociclette
esclusive in modo da non scontrarsi con la concorrenza giapponese. Fu
sospesa la produzione dei motori 650cc, e si puntò tutto
sulla maxi da 750cc. Allora la Triumph vendeva ancora bene in
Inghilterra e negli USA. Purtroppo con il rincaro della sterlina contro
il dollaro americano la Bonneville 750 special costava 600 dollari in
più rispetto alla Suzuki GS750 a quattro cilindri, e
nonostante questi prezzi non c'era margine di guadagno. Per il 1979
Triumph aveva pensato di vendere circa 8000 moto negli USA su una
produzione totale di 12000 unità. In realtà ne
vendette solo 4000. Per questo la produzione per il 1980 fu ridotta a
2800 moto. Sebbene durante questo periodo furono realizzati un paio di modelli degni di nota – la Bonneville Jubilee Special e la T140D Special, con cerchi in lega – i presagi erano infausti. 1980 Il
crollo avvenne nel 1981 quando negli USA vennero vendute
solo 500 motociclette. A nulla valsero le varie serie speciali... in
azienda si era consci della situazione ma si voleva andare avanti a
tutti i costi. Le moto venivano fabbricate in maniera meticolosa ed
erano sicuramente meglio rifinite delle precedenti. Iniziarono a
sorgere problemi con alcuni fornitori che abbandonarono il campo
motociclistico come Girlind per gli ammortizzatori e Smiths per la
strumentazione... ed i nuovi fornitori volevano essere pagati prima
della fornitura. Molti lavoratori iniziarono ad andarsene di propria
volontà... mentre i debiti aumentavano sempre di
più. Arriva
un altro aiuto governativo pari a due milioni di sterline, ma gli
interessi elevati delle banche constrinsero ad ipotecare lo
stabilimento. Si decise di vendere l'azienda prendendo contatti con la
Kawasaki e la Amstrong senza però arrivare ad una soluzione
positiva. Arrivò anche un offerta dalla H-D che non fu
portata a termine a causa del periodo di crisi che stava
attraversando anche l'azienda americana. Nonostante l'arrivo di nuovi
modelli come la TSX e la TSS a quattro valvole all'inizio degli anni 80
la situazione si fece disperata. La produzione venne sospesa all'inizio del 1983, ma contemporaneamente si tentò di attirare gli investitori presentando al salone Birmingham nuovi modelli ed un prototipo di 900cc. Nessuno venne in aiuto, e gli stessi lavoratori - oramai meno di 150 persone - il 26 agosto del 1983 decidono per il fallimento volontario della cooperativa. Il denaro era finito e la liquidazione fu la conseguenza inevitabile, insieme alla vendita delle attività dell’azienda. Nel 1984 fu raso al suolo lo stabilimento di Meriden e al suo posto furono costruite delle abitazioni. Molti videro la fine di Triumph e dell’intera industria motociclistica britannica. Per
fortuna non fu così.
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TR5T Trophy Trial (1972) Le foto qui sotto ritraggono la Quadrant 1000, prototipo di un quattrocilindri raffreddato ad aria da 70 cv. Non entrò mai in produzione. Il progetto risale i primi anni '70. Linea produzione Trindent negli stabilimenti BSA (1974)
Prototipo bicilindrico parallelo 900cc raffreddato ad acqua denominato Diana. Presentato nel 1983, mai entrato in produzione :
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Modifiche Estetiche del mitico Twins. Primi anni '80 |
Stabilimento Triumph di Meriden |
Stabilimento BSA di Birmingham |