Numero Tre
(parte 1 di 2)

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Numero Tre Triumph - Numerotre


La Numero Tre è stata la società che ha importato in Italia le motociclette Triumph dal 1991, anno di rinascita dell'azienda inglese, fino al subentro diretto della casa madre nel 2002. E' una storia di persone e passione che merita di essere raccontata.

E’ stata un’avventura incredibile portata avanti con tenacia da Carlo Talamo che, dopo aver creato il fenomeno
Harley-Davidson in Italia, si è impegnato in questa nuova sfida con le neonate motociclette britanniche. Ma la Numero Tre non è solo Talamo, è anche l'insieme di tutte le persone che hanno contribuito a far crescere questa piccola azienda passando dalle 39 moto vendute nel 1992 alle quasi 2500 del 2001.

Per raccontare questa storia mi sono documentato attraverso vecchie riviste del settore ed ho intervistato alcune delle persone che furono testimoni di questa storia. Purtroppo la persona che più di ogni altro ha contribuito a questa incredibile avventura, Carlo, non è più tra noi.

Ringrazio (in ordine alfabetico): Eligio Baita, Fausto Broglia, Luca Cecchini, Roberto Crepaldi, Livia Diegoli, Enrica Forzani, Mario Lupano, Fredi Marcarini (uno dei fotografi a cui si rivolgeva Carlo), Marco Marchisio, Elena Meneghetti, Stefano Narra, Beppe Sacchi e Fabrizio Scuderi (di Playmoto). Spero di non aver dimenticato nessuno… :-)

Desidero ringraziare in modo particolare Marco Marchisio che, oltre ad aver contribuito con racconti e foto, mi ha aiutato nella revisione del testo.

Ho cercato di riportare nel modo più completo e fedele le informazioni che ho trovato. Tuttavia potrebbero esserci degli errori di date, nomi, persone o mansioni. Vi chiedo la cortesia di segnalarmi le opportune correzioni.

Io non c'ero per cui mi affido, e mi sono affidato, ai vostri ricordi. Grazie.


sandroz


per qualsiasi commento scrivetemi a info@fedrotriple.it






Nascita della Numero Tre - Antefatti

Nel 1983, in Inghilterra, la fabbrica di moto Triumph di Meriden fallisce.

Nel 1978 l’Harley-Davidson piuttosto in difficoltà, vende lo stabilimento italiano di Schiranna vicino al lago di Varese, ai fratelli Castiglioni, che lo sfruttano per produrre alcuni modelli a marchio CAGIVA (acronimo di Castiglioni-Giovanni-Varese) ricopiati dai precedenti due tempi H-D. La Cagiva si trova in carico il magazzino ricambi (due stanze piene di veri rottami) per le poche Harley-Davidson che circolano in Italia. Claudio Villa ne ha una…

Nel 1984 a Milano tre amici, Roberto Crepaldi, Max Brun e Carlo Talamo, appassionati di motori e moto (Crepaldi ha in quel tempo la Concessionaria Ferrari di Milano), sentito che i fratelli Castiglioni non ne vogliono più sapere delle Harley-Davidson, ne rilevano il vecchio magazzino ricambi ed ottengono dalla casa Americana la licenza per l’importazione in Italia delle loro moto prodotte a Milwaukee (Wisconsin).

Nasce così la Numero Uno, con sede in un negozietto di un paio di vetrine all’angolo di via Fioravanti via Niccolini, zona Paolo Sarpi, ora diventata la China-town milanese. Sarà la prima concessionaria Harley d’Italia.

Dei tre soci, Carlo Fulvio Talamo Atenolfi di Castelnuovo (nelle vene gli scorre sangue blu), che nel corso della storia chiameremo sempre e solo Carlo, fu quello che probabilmente più degli altri contribuì al successo dell’impresa. Si installò nel negozietto e iniziò a vendere quelle – allora – invendibili moto. Per imporle nuovamente all’attenzione del pubblico, impiegò tutte le sue doti di comunicatore.



Avendo alle spalle un’esperienza di pubblicitario (era sua l'idea di riprendere lo slogan “Omsa, che gambe!” per le note calze da donna) decise di mettere inizialmente la sua faccia in tutte le inserzioni pubblicitarie per Harley-Davidson, che impostò abbinando se stesso alle immagini delle moto, e anziché mettere dati tecnici su cilindrate, velocità o altro, inserì come copy dei testi equiparabili a poesie che evocavano le sensazioni e la gioia di andare in moto. Questi straordinari ed insoliti testi adagio adagio catturarono l’attenzione di tutti gli appassionati di moto (e non solo delle Harley-Davidson).

La sua prima concessionaria, la Numero Uno Milano, dal piccolo negozio di cui abbiamo parlato più sopra si trasferisce in una bellissima sede in via Niccolini; dalle poche moto vendute nel primo anno di attività negli anni è diventata una delle più forti concessionarie del mondo, vincendo per cinque anni di seguito il titolo di “the best dealer in the world” con vendite di centinaia e centinaia di moto.

Da parte sua Carlo ha fornito parecchi spunti alla Harley-Davidson per migliorie ai vari modelli (soprattutto per renderli più adatti ai mercati europei), dando perfino ispirazione per la realizzazione di modelli di successo come la Night Train, la 883 sport ed il codone della Buell S1 Lightning.

Ma torniamo alla Numero Tre.

I nostri tre intraprendenti amici, più o meno nello stesso periodo in cui la Numero Uno comincia la sua attività, pensano di estendere il loro interesse anche alle Triumph. Acquistano tra l’85 e l’86 un paio di dozzine di  Triumph Bonneville 750 T140 prodotte da Les Harris che vendono abbastanza facilmente, grazie al retaggio di cui ancora gode in Italia il marchio Triumph, ed in quel periodo probabilmente entrano in contatto con John Bloor, un imprenditore del settore immobiliare che ha acquistato il marchio TRIUMPH dopo il fallimento della cooperativa di Meriden (quello che restava della gloriosa casa inglese). Maggiori informazioni sui primi anni della Triumph di Bloor li trovate qui.

A questo proposito interessante è la testimonianza diretta di Roberto Crepaldi:

“Ci fu però un precedente, nel '85-86 importammo in Italia alcune Bonneville 750 T140 nuove (credo che furono 25 le moto importate in totale: erano quelle fatte da Les Harris su licenza proprio di John Bloor che deteneva il marchio Triumph dalla chiusura di Meriden). Lo facemmo con la Numero Uno direttamente e furono tutte vendute abbastanza facilmente anche per via di un prezzo abbordabile”.



1986 - Tratto da Motociclismo Novembre 1986


1988 Numero Uno Triumph
1988 - Pubblicità concessionaria Numero Uno e Triumph



Un'altra interessante testimonianza di questo primo contatto con le Triumph è raccontato da McGripp del BBB:

"
Talamo, quando decise di importare le prime Triumph (erano quelle di Les Harris per intenderci), venne in Via Gian Galeazzo (zona Porta Ticinese in Milano) dove viveva Gino Ghezzi, vecchio e famoso importatore delle BSA e Triumph in Italia, come dicevo...venne dal Gino -una forma di grande rispetto- per chiedergli se poteva iniziare questa avventura del ritorno in grande delle due ruote britanniche.

Non che avesse bisogno di un permesso ma la cosa che piacque fu questa forma, lo ripeto, di rispetto per una brava persona che aveva vissuto e allora viveva ancora intensamente nel ricordo di quel passato glorioso. Il Gino gli diede la sua "benedizione" e tutto iniziò. Si, forse questa cosa la conoscono in pochi."




Numero Tre Triumph - Numerotre
1986 - Una della Bonneville Les Harris vendute in Italia dalla Numero Uno



1991 - Nascita della Numero Tre

Qualche anno dopo, precisamente nel 1990, John Bloor annuncia la rinascita della Triumph e l'anno successivo, uscite le prime unità dal nuovo stabilimento di Hinckley, iniziano le vendite in Germania, Inghilterra, Australia, Olanda, Austria e Francia. Nel 1991 verranno vendute nel mondo circa 1200 Triumph.

Dopo l’esperienza delle Bonneville Les Harris, è Roberto Crepaldi che, nel 1989, non appena iniziano a circolare le voci della prossima rinascita della Triumph, propone a Carlo Talamo di andare a parlare con John Bloor per cercare di ottenere la distribuzione del marchio inglese.

L’idea di Crepaldi era quella di introdurre nella rete di vendita che si stava creando nel solco della Numero Uno, un marchio europeo, non giapponese, di tradizioni più sportive, da offrire in antitesi, non in concorrenza ad Harley-Davidson, e quindi coprire un'altra fascia di mercato: quello delle custom-sport.

Queste potevano interessare un pubblico più giovane e più sportivo, diverso da quello che in quel momento si stava accostando alle Harley, fatto per lo più di gente matura, a volte mai andata in motocicletta, soprattutto con “cospicue” disponibilità finanziarie (viste le quotazioni dei modelli Harley).

Ricorda ancora Crepaldi: “Non fu poi troppo difficile superare la paura di compromettere il rapporto ormai consolidato con Harley-Davidson e allo stesso tempo convincere Triumph. Infatti decidemmo e proponemmo agli inglesi di creare una struttura nuova ed esclusiva per Triumph, attraverso una rete diversa da quella dedicata ad Harley.”

Stava prendendo forma l’idea della Numero Tre…

Iniziano così i viaggi di Crepaldi e Carlo in Inghilterra. Carlo amava raccontare che più di una volta arrivava il mattino presto ad Hinckley e si sedeva all’ingresso della fabbrica per aspettare Bloor dicendo “Io sono la persona giusta per importare le Triumph in Italia, voi avete bisogno di me!”.

A tal proposito ricorda Elena: "A Carlo infatti sono sempre piaciute le moto inglesi ed era un po' di tempo che faceva il "filo" alle Triumph. Appena si seppe della rinascita del marchio cercò in tutti i modi di prendere contatti con la casa madre per essere il primo". Enrica Forzani all’epoca segretaria di Carlo, e tutt’oggi (2010) in Harley-Davidson Italia, era colei che ha trascritto lettere, fax e relazioni a raffica per "sedurre" il management inglese e poi per fare partire la nuova rete di vendita. Purtroppo di tutta questa documentazione non ho, fino ad ora, trovato traccia.

Giugno 1991: Nella rubrica “Lettere al Direttore” di Motociclismo ad un quesito posto da alcuni lettori eccitati dai “rumors” attorno al marchio Triumph, la rivista risponde “Per quanto riguarda l’Italia, la Numero Uno di Carlo Talamo ha in corso avanzate trattative di rappresentanza; comunque se tutto va bene il prossimo anno potremo vedere nel nostro mercato le risorte Triumph”

Quali furono le ragioni per le quali Triumph scelse in Italia la Numero Uno? Roberto Crepaldi le spega così: “Le ragioni le posso solo supporre perché non ci furono mai dette esplicitamente e a noi interessavano più le conclusioni... Credo comunque che fossero collegate al nostro successo nel rilancio in Italia di Harley e che ritenessero il nostro marketing per i marchi di nicchia il più adatto al rilancio Triumph.”

Marco Marchisio, stretto collaboratore di Carlo Talamo dal 1991 al 2000 scrive: “L'acquisizione di Triumph, per come la vidi, fu un corteggiamento continuo da parte di Carlo in concorrenza con altre società del nostro settore che avevano sicuramente più mezzi, ma meno idee e più spocchia verso John Bloor. Carlo lo andò a trovare diverse volte in Inghilterra, e gli prospettò un ingresso in Italia dedicato a Triumph, senza altri abbinamenti, come i concorrenti gli proponevano. Allora Triumph era un gran bel marchio (del passato), ormai sconosciuto ai più, e non aveva nulla da offrire di eclatante in un mercato italiano giapponesizzato. Quando la delegazione Triumph venne a trovarci a Milano, nel giro finale presso tutti i pretendenti all’importazione, Carlo  fece preparare a Livia Diegoli (la nostra grafica) i marchi della NUMERO TRE, i rendering delle concessionarie (come le immaginava, con i colori delle piastrelle dei pavimenti e delle pareti, le tendine a cupola sulle vetrine,  come pensava di organizzare le officine in cui le loro moto sarebbero state assistite), alcuni bozzetti di pubblicità che avrebbe potuto fare ecc. - E illustrò loro la filosofia con la quale aveva ormai rilanciato con indiscutibile successo il marchio Harley. 

Nel '91 non c'eravamo ancora trasferiti alla sede di Arese, ma li portò a vedere i capannoni in allestimento spiegando: “ Guardate: ci sono già i due capannoni: da una parte Harley - dall'altra Triumph. I due marchi saranno sempre totalmente distinti.” Questo tranquillizzava Triumph.  Ma garantiva anche Harley-Davidson, che, da parte sua poteva temere che l’introduzione di un concorrente diminuisse o comunque rallentasse il suo business in Italia. Carlo fu sempre molto aperto e leale con Harley, informandoli di quello che intendeva fare, e non certo a loro discapito, perché le vendite delle Harley miglioravano di anno in anno in modo quasi esponenziale.

Gli altri candidati all'importazione erano case che avrebbero invece abbinato Triumph alla loro attività, senza fare nulla di importante per rilanciare il marchio inglese, comportandosi esattamente come un qualunque concessionario che vendeva ad esempio Guzzi, Piaggio e aggiungeva Triumph, per incrementare un po’ la sua attività. Da parte loro però non c’era nessuna idea originale di marketing. Insomma, pare che l’approccio dei nostri concorrenti fosse più o meno “mandami le tue moto che provo a venderle”… Carlo fu molto più convincente (pur avendo meno mezzi) e si impegnò - mi pare - ad importare 400 moto al primo anno, cosa che probabilmente fece brillare gli occhi agli Inglesi, che si muovevano allora ancora come neofiti del settore motociclistico. In fondo il mercato italiano della moto era un gran bel mercato e vendere il primo anno 400 moto sembrava un ottimo inizio per posizionarsi tra i marchi già presenti.

Perché “Numero Tre”? Per l’importazione delle Harley, Carlo e soci avevano scelto “Numero Uno” perché il numero “1” compariva ovunque nei cataloghi e pubblicità Harley-Davidson americane dell’epoca. Essere “numero uno” significa “essere il migliore”, e le Harley dovevano essere vendute dalla miglior rete di vendita in assoluto. Carlo inoltre non amava i numeri pari; oltre alla Numero Uno aveva creato anche una Numero Sette che si doveva occupare di commercializzazione di macchinine da golf (impresa poi lasciata perdere perché troppo estranea al mondo rombante delle moto); inoltre Tre e Tri (umph) hanno la stessa radice, con la felice combinazione che le nuove Triumph avevano motori a 3 cilindri (quattro modelli su sei). Numero Tre era il logo più appropriato per rilanciare o meglio, imporre nuovamente il marchio TRIUMPH in Italia.

Ricorda Livia Diegoli: "Un giorno Carlo mi chiama nelle stanze della Numero Sette dipinte in giallo e verde e mi dice "Livia, come vedi questo locale rifinito di mattoni e con il colore blu?". Livia, in Numero Uno dal 1990 al 1995, si occupava della parte grafica per il gruppo. Fu proprio Livia che disegnò il marchio Numero Tre seguendo la stile del logo Numero Uno utilizzando i caratteri del logo Triumph inglese. Livia, fra le altre cose, disegnò anche i vari loghi "Trident", "Quadrant", "Megasprint" che poi Carlo applicava alle Special create su base Triumph.

In data 28-10-1991 è depositato presso l'"Ufficio Italiano Brevetti e Marchi" il logo Numero Tre. Il marchio, descritto come "Scritta NUMEROTRE riprodotta in caratteri speciali al centro di un ovale, ed affiancata in ambedue i lati da un piccolo motivo grafico, composto da un cerchio attraversato da due tratti orizzontali" è registrato alla Numero Tre S.r.l. di Milano (N.registrazione 0000627194):



Numero Tre Triumph - Numerotre
1991 - Marchio registrato all'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi



E così che nel numero Ottobre 1991 della rivista Motociclismo è annunciata la nascita della Numero Tre S.r.l., importatrice in Italia delle Triumph fondata da Roberto Crepaldi, Carlo Talamo e Max Brun con sede a Milano in via Niccolini al civico 33 (numero civico sede della Numero Uno). Dei tre soci iniziali è Carlo quello che è più attivo nel sviluppare inizialmente la Numero Tre. Roberto lascerà infatti la Numero Uno già nel 1993 e Max poco dopo.



Numero Tre Triumph - Numerotre
1991 - Officina Numero Tre Milano


Il Salone Motociclistico di Milano del Novembre 1991 fu l’occasione per presentare le moto al pubblico italiano. La partecipazione della neonata Numero Tre al Salone fu decisa all’ultimo momento per non perdere l’appuntamento con gli appassionati che sempre numerosi partecipano a questa manifestazione.

Dall’Inghilterra arrivarono le sei motociclette successivamente esposte al salone (una di queste, la Trophy 1200 è ora di mia proprietà). A Carlo e compagni le grafiche delle moto non piacevano, ma non ci fu il tempo necessario per compiere qualunque intervento migliorativo perché arrivarono giusto il giorno prima dell’apertura della fiera, e così come erano, vennero esposte, con le livree originali.



Numero Tre Triumph Salone EICMA 1991 Numero Tre Triumph Salone EICMA 1991 Numero Tre Triumph Salone EICMA 1991
1991 - EICMA 1991: primo salone in Italia della Numero Tre e delle nuove Triumph.



Marco Marchisio racconta del primo salone del 1991:

“Ricordo che riuscimmo ad avere dalla Eicma, l’ente che organizza il Salone alla Fiera di Milano, con fatica lo spazio per un piccolo stand, perché ormai tutte le iscrizioni si erano già chiuse, in un padiglione un po’ fuori mano e lontano da quello dove era ospitata Harley-Davidson. Carlo fece costruire in fretta e furia uno stand che doveva ricordare un negozio stile inglese, con muri di mattoni rossi, dove le sei motociclette, all’interno giravano su una piattaforma circolare. Il pubblico le poteva vedere solo affacciandosi alle vetrine-finestra aperte lungo le pareti dello stand. Questo per rispettare la filosofia espositiva di Carlo: le moto si guardano ma non si toccano. Odiava infatti che la gente ci salisse e smanettasse a vuoto, sporcandole e magari rigandole. 

Devo dire che le moto avevano le verniciature originali abbastanza penose perché non si era riusciti a fare nulla per renderle più gradevoli. Io ero appunto addetto a quello stand, insieme a Bruno Tagliaferri della Triumph inglese. Carlo, di stanza allo stand Harley, faceva di tanto in tanto qualche capatina per informarsi di come stava andando, intrattenendo chi lo riconosceva e chiedeva spiegazioni sulla sua nuova avventura. La gente che si affacciava per ammirare le moto aveva due reazioni. I vecchi motociclisti si mostravano entusiasti che la Triumph fosse tornata, poi guardavano perplessi all’interno i sei modelli (Trophy 900, Trophy 1200, Daytona 750, Daytona 1000, Trident 900 e Trident 750) che lentamente giravano sulla piattaforma e se ne andavano scuotendo la testa perché non avevano niente a che fare con le Triumph che loro ricordavano e si aspettavano di trovare; i giovani, attirati dal nuovo marchio le guardavano perplessi e chiedevano: ma è una Kawasaki?“



Numero Tre Triumph - Numerotre
1991 - Pubblicità Numero Tre del 1991



1992 – Primo anno di commercializzazione – 39 motociclette vendute!

Il primo anno di vendita delle Triumph non fu affatto facile. Anzi…

Il budget di vendita era di 400 moto (le famose 400 moto promesse forse un po’ temerariamente agli inglesi durante le trattative per l’importazione del marchio).

A Milano in via Niccolini 25 apre il primo storico concessionario Numero Tre. Carlo, dopo aver venduto le primissime moto, chiama Beppe Sacchi a gestire il nuovo negozio. Sacchi, in mezzo alle moto da quando era ragazzino, collaborerà con Triumph fino al 2004. Oggi (2010) lo potrete trovare presso i negozi della Union Bike di Milano.

Beppe Sacchi è forse la persona più conosciuta dai triumphisti dei primissimi anni ’90. Beppe infatti è colui che vende le motociclette inglesi a Milano ed ha avuto un grosso merito nel far partire la Numero Tre. Quasi tutte le moto vendute in Italia nel ’92 e nel ’93 hanno il contratto di vendita firmato da Beppe. Se Carlo spingeva le moto con la stampa, con le pubblicità e facendole guidare
per Milano a personaggi più o meno famosi, Beppe era colui che accoglieva i clienti in negozio e che alla fine vendeva le motociclette.

All’officina della Numero Tre di Milano, gestita da Carlo e Beppe, lavorano Eligio Baita e Luca Ciapponi. Eligio, in Numero Uno dal 1990, si prende cura delle Triumph ancora oggi (2013) al civico numero 7 di via Binda presso la nuova sede dell'officina legata al concessionario Triumph Milano. Eligio è la persona che da più tempo lavora con le nuove Triumph in Italia.

Tutto ruotava attorno a Carlo e Beppe, tanto che agli inizi le assunzioni dei meccanici venivano fatte non in funzione delle capacità tecniche o dell’esperienza ma dalla “simpatia” che ispiravano. Poi, grazie anche la ridotta mole di lavoro, avevano la possibilità di affiancare i “maestri” che poteva permettersi di fare un tagliando in una giornata intera e formare i ragazzi. A Carlo infatti i soldi non mancavano e poteva permettersi di impiegare il tempo come ritenesse più opportuno senza preoccuparsi del bilancio... la Numero Uno infatti andava a gonfie vele.

In un articolo scritto dallo stesso Carlo per Legend Bike (dicembre 1992) si legge: "Quando decisi di importare le Triumph fu per la passione che avevo (ed ho) per questo marchio. La passione è, in me, assai più forte della ragione. Ho cercato di dirmi che con la Numero Uno e la Harley le cose andavano così bene che era stupido ricominciare tutto da capo. Ho cercato di dirmi che il mercato era in crisi. Ho cercato di raccontarmi tutte le cose intelligenti di questo mondo ed alla fine eccomi qui. Con una bella medaglia di importatore sul petto e un sacco di lavoro da fare.
Quando mi sono trovato le prime Tre Cilindri ’92 tra le mani ho subito smontato gli scarichi di serie per sentire se il suono del 3 a 120 gradi fosse lo stesso del mio vecchio 3. Beh, miracolo, in rilascio gorgoglia uguale, al minimo gira scorbutico uguale, poi ratta un po’ e allunga fortemente con un suono che sembra un organo, che è lo stesso che ha vissuto con me per sessanta, settantamila chilometri. Oddioddio. Certi suoni sono come certi profumi o certe canzoni: quando li senti ti trasportano indietro a qualche ricordo che ti emoziona. Il suono del Trident mi ha riportato ai primi anni ’70 quando sui bordi di Vallelunga sbavavo attorno alle prime 500 chilometri per moto di serie".

Ricorda Beppe Sacchi: “I primi tempi sono stati sicuramente difficili, nessuno sapeva che esistevano le Triumph, nessuno le voleva. Quando abbiamo cominciato nel '92 le Triumph erano moto degli anni ’80 che i giapponesi avevano già fatto un decennio prima e forse meglio. I primi tempi eravamo solo noi di via Niccolini e coprivamo praticamente mezza Italia. Ciò nonostante nel '92 si vendettero poche decine di esemplari. Con Carlo si iniziò quindi a modificarle esteticamente: verniciature, cupolini, accessori fatti in casa, scarichi, strumentazione... il tutto per renderle un pò più interessanti. A quei tempi c’era il tempo per fare queste modifiche e quindi io e Carlo ci inventavamo qualcosa e andavamo in officina a provare. Poi è cresciuto tutto con questo principio: erano moto per far giocare le persone.”

Questa voglia di creare special e di inventare modifiche è stata un po’ la chiave di vendita nei primi anni di commercializzazione ed anche la fortuna di qualche concessionario, uno per tutti Nicola Martini della Numero Tre Verona (ora Triumph Verona) che negli anni ha seguito l’esempio di Carlo e tutt’oggi gioca con le moto e crea nuove special su base Triumph.


Numero Tre Triumph - Numerotre
1992 - Officina Numero Tre Milano con alcune delle prime Triumph riviste da Carlo e Beppe



1992 Triumph Numero Tre
1992 - Serbatoi personalizzati dalla Numero Tre e disponibili come accessorio



1992 Numero Tre via Niccolini
1992 - La numero Tre in via Niccolini  (grazie a Fish per l'informazione)



1992 Triumph Harley-Davidson Numero Uno Tre Carlo da Autooggi 1992 Triumph Harley-Davidson Numero Uno Tre Carlo da Autooggi 1992 Triumph Harley-Davidson Numero Uno Tre Carlo da Autooggi 1992 Triumph Harley-Davidson Numero Uno Tre Carlo da Autooggi
1992 - Un articolo sulle società di Carlo Talamo, tra cui la Numero Tre (grazie a Fish per l'informazione)


Come già sottolineato da Beppe, le moto non erano per nulla belle né originali, tanto che le prime moto importate furono quasi tutte riviste dalla Numero Tre perché le livree di serie non avevano nulla di "british", cosa che invece Carlo cercava di sottolineare in tutti i modi, per differenziarle dalle giapponesi (alle quali, ahimè, assomigliavano ma in brutto). Il messaggio era "3 cilindri inglese" “moto affidabili”, per far entrare nella testa della gente che la tradizione motociclistica inglese era tornata.

Le pubblicità che seguono sono un chiaro esempio del lavoro fatto per rendere affascinante il marchio Triumph: la pubblicità a sinistra ritrae una Trident 750 personalizzata nella verniciatura, mentre quella a destra mostra la Quadrant 1200, un modello che non esisteva nel catalogo Triumph ma creato da Carlo scarenando una Trophy 1200 e migliorandola nella ciclista grazie all'avantreno con forcelle regolabili e dischi flottanti della sportiva Daytona 1000. Anche qui un richiamo al passato: Quadrant è il nome dato al prototipo quattrocilindri costruito a Meriden nel lontano 1974.



Numero Tre Triumph - Numerotre Numero Tre Triumph - Numerotre
1992 - Trident 750 by Numero Tre 1992 - Quadrant 1200 by Numero Tre


Le moto venivano smontate da Eligio e Luca e le carrozzerie portate alla Playmoto di Seveso Milanese che da anni, nella persona di Fabrizio Scuderi, già personalizzava le Harley-Davidson per la Numero Uno. Le moto fotografate per le riviste italiane del settore sono infatti quasi tutte dotate di grafica personalizzata, pochissime infatti sono rimaste con i colori originali nel nostro mercato.

La "Trident 750 Vanni Blegi" è un altro esempio di personalizzazione "by Numero Tre". Con questa special Carlo si ricollega alle gare di durate dei primi anni ’70 ed in particolare alle Trident portate in gara dal team Koelliker e preparate all'epoca da Domenico Pettinari.

1992 Triumph Trident 750 Vanni Blegi Numero Tre
Trident 750 "Vanni Blegi"


Marco Marchisio ricorda:

“Agli inizi del '92 Alberto Poggi, responsabile tecnico della Numero Uno, inizia a lavorare per l'omologazione dei vari modelli. Senza l’omologazione, infatti non si potevano immatricolare le moto vendute. Ricordo una trasferta con lui, ed Eligio (insieme agli ispettori della motorizzazione di Milano) a Marene, vicino a Torino, per i test di consumo e velocità max.

Marene allora era ancora una pista prova della FIAT sulla quale si potevano portare i mezzi alla massima velocità, senza rischi. Si trattava di una striscia d'asfalto rettilinea lunga una decina di Km. parallela alla A6 Torino-Savona, dove si potevano mettere le fotocellule e fare le misurazioni con tranquillità. Il vantaggio era che poi si poteva decelerare dopo aver raggiunto la massima velocità, senza frenare (come invece si doveva fare ad esempio a Monza o su altre piste di autodromi dove al termine di un rettifilo, dove è possibile raggiungere la massima velocità, poi bisogna frenare bruscamente per entrare in una curva). Lì, mentre testavamo le nostre moto, potemmo vedere per la prima volta i prototipi della Punto, che sarebbe uscita qualche tempo dopo. Marene fu poi incorporato nel raddoppio della A6, e sparì. - Lì provai anch'io per la prima volta le Triumph, e credo sia stata la prima e l'ultima volta che ho superato i 200Km/h.  Mi pare che Alberto raggiunse i 246 km/h con la Daytona o con la Trophy 1200 ma non poté andare oltre, anche se c’era ancora margine, perchè c'era il limitatore che ne bloccava la velocità.”


1992 Omologazione Triumph Marene

1992 Omologazione Triumph Marene

1992 Omologazione Triumph Marene

1992 Omologazione Triumph Marene
1992 - Marene Pista FIAT - Omologazione gamma Triumph (Grazie ad Eligio Baita per le foto)


Nel Maggio del ’92, dopo aver ottenuto l’omologazione dei modelli, cominciarono le immatricolazioni delle prime Triumph in Italia mentre Carlo si dedica alla costruzione della rete di vendita. Le moto furono offerte all'inizio ai concessionari Numero Uno con precise condizioni di "creare uno spazio secondo i dettami appositamente stabiliti per il lay-out Triumph e separato da Harley". In particolare fra le prime concessionarie ricordiamo quelle di Roma e Firenze di proprietà di Carlo.

Alcune delle prime Triumph importate vennero immatricolate a nome Italiana Grande Noleggi S.r.l, la società di comodo di Carlo alla quale intestava tutti i veicoli di sua proprietà personale (e ne aveva tantissimi) e tutte le Harley, le Triumph e successivamente le Rolls e le Bentley che venivano fatte circolare a scopo pubblicitario o affidate ai giornalisti per i test.



Numero Tre Triumph - Numerotre


1992 - Numero Tre cerca concessionari


Entro la fine del 1992 le Triumph sono disponibili a Bologna, Brescia, Padova, Bergamo, S.Polo d'Enza (RE), Roma, Ferrara, Pavia e Torino. In particolare aprono le prime concessionarie esclusive NUMERO TRE a Bologna, Brescia e subito dopo a Padova. Questi negozi Numero Tre non sono di proprietà di Carlo.

Per gestire gli ordini delle moto, i ricambi, le garanzie dei nuovi punti vendita Carlo prende due dei suoi collaboratori e crea il primo nucleo dedicato alla Numero Tre: Luigi Ferrari (in Numero Tre fino al 1995) segue la parte tecnica (approvvigionamento ricambi, contatti coi concessionari per l’assistenza) ed Elena Meneghetti si occupa della parte commerciale: "Io (Elena) iniziai a lavorare alla Numero Uno nel 1989 e finii nel 1998 ma in realtà collaborai fino al 2001 data nella quale Carlo cedette l'importazione Harley agli americani. Il mio ruolo fu di commerciale e di contatti con le concessionarie per la distribuzione delle moto; seguivo tutta la parte di segreteria commerciale e tutta la parte che era tra amministrazione e commerciale (DDt fatture, incassi ecc ecc)."

La "struttura" Numero Tre non poteva ovviamente reggersi in piedi da sola: molte attività venivano gestite dalle persone che lavoravano per la Numero Uno. Oltre a Carlo (che si occupava di tutto dai testi per le pubblicità alle special) anche Livia Diegoli, Luca Cecchini (che rimane in Triumph fino al 2005) ed Alberto Poggi dedicano tempo alle motociclette inglesi. Livia si occupa di tutta la parte grafica (pubblicità, marchi,...) mentre Luca gestisce i rapporti con la stampa ed organizza le sessioni fotografiche, infine Alberto Poggi segue le omologazioni dei modelli presso il ministero italiano e supporta Luigi per le problematiche tecniche.


Tutto il materiale necessario alle pubblicità e le schede tecniche da consegnare alla stampa venivano preparate da Livia con il contributo dei testi di Carlo. La parte amministrativa, personale e gestionale è appoggiata alla Numero Uno in particolare a Giovanni de Angeli per l'amministrazione e Marco Marchisio per la parte rimanente.

Nel magazzino di Arese arrivano nel frattempo le 400 motociclette da vendere nella prima stagione… ma alla fine dell’anno i risultati risulteranno essere molto lontani dal budget previsto. Tuttavia le vendite Triumph del primo anno di commercializzazione furono il doppio delle vendite del primo anno di commercializzazione della Harley-Davidson da parte della neonata Numero Uno a metà degli anni ’80.

Si tratta quindi di un “successo” ma ben lontano da quanto prospettato agli inglesi!


All'inizio dell'avventura con la Numero Tre, Carlo aveva affidato la preparazione delle prime pagine pubblicitarie al suo amico Andrea Concato, che molto gentilmente mi ha inviato questa e-mail:

... ti mando, visto che ho notato che le classifichi e le citi, i piccoli annunci pubblicitari che ho fatto io (è il mio mestiere) per Carlo e Triumph alla fine del 1992. Avevo un po' di tempo e ho offerto a Carlo, che non sapeva bene come orientarsi per Triumph, di fare questi piccoli annunci ovviamente solo per amicizia.

In realtà venivo da 4 anni in TBWA come direttore creativo e stavo per partire per 2 anni a Francoforte, l'idea di passare qualche giorno con Carlo fra amici a lavorare mi sorrideva molto. Una delle poche volte che Carlo si è fidato di qualcuno per scrivere per le sue moto. E' un ricordo di cui vado orgoglioso.

L'impaginazione è stata poi curata da Livia Diegoli, così come gli impianti da inviare alle testate.

L'annuncio che dice: "Vi ricordate le vecchie moto inglesi? Dimenticatevele." è stato molto criticato dagli appassionati di Trident e Bonnie d'epoca. Il resto gradito.


1992 Pubblicità Triumph Gamma1992 Pubblicità Triumph Trophy 1992 Pubblicità Triumph Trophy
1992 Pubblicità Triumph Numero Tre 1992 Pubblicità Triumph Numero Tre 1992 Pubblicità Triumph Trophy
Alcune delle pubblicità Numero Tre del 1992 di Andrea Concato




1993 – Special e modifiche - 83 motociclette vendute

Elena Meneghetti, ex Numero Tre ricorda: “Mi ricordo l’anno nel quale avevamo le moto “stoccate” nel magazzino e non sapevamo più dove metterle; era il 1992.  Carlo non sapeva più come venderle ed alla fine le ha verniciate quasi tutte inventandosi di cambiare i colori alle testate motore ed ai cerchi."


1993 Pubblicità Triumph Numero Tre Gamma 1993 Pubblicità Triumph Numero Tre Trident
1993 - Gamma TRE CILINDRI 1993 - Storia Triumph e Numero Tre


Il 1993 inizia quindi con molte preoccupazioni, di Carlo, ma anche del responsabile amministrativo, il ragionier Giovanni De Angeli, che deve tenere a bada le banche: oltre 350 moto in casa significano una montagna di soldi immobilizzati che per una realtà appena nata può essere già motivo di chiusura.

Che fine hanno fatto dunque le prime 400 moto importate? Semplice: a parte le poche decine vendute nel ’92, tornarono quasi tutte a casa, ed a questo proposito c’è un singolare episodio che mi è stato raccontato da Marco:

“Era il 1° Aprile, del 1993. Forse sbaglio qualche nome, ma era atteso in mattinata un emissario della Triumph che doveva incontrare Carlo, per parlare dei nuovi programmi (vendite, sviluppo rete, nuovi modelli ecc.). Si sarebbero visti prima a Milano in via Niccolini, poi sarebbero venuti nel pomeriggio ad Arese. Sapevo che uno degli argomenti spinosi che Carlo avrebbe dovuto trattare con (se non ricordo male Mark Fletcher) era la giacenza di moto invendute che stavano diventando obsolete, e che non avremmo mai venduto: allora la Triumph in Italia non se la filava nessuno.

Mentre esaminavo la posta arrivata mi capitò casualmente in mano una lettera della Triumph a firma Mark Fletcher su non so quale argomento, e nello spirito del 1° Aprile, feci un paio di fotocopie, tagliai i testo e lo cambiai con una straordinaria proposta che Triumph faceva a Carlo: gli avrebbe ritirato tutte le moto invendute per aiutarlo a introdurre meglio Triumph nel mercato italiano. Mi rallegrai per la divertente pensata e la feci spedire a Milano via fax il testo taroccato. A me sembrava - dato il giorno - una burla “divertente” per Carlo. Capitò invece che il fax uscì dalla macchina proprio nel momento in cui - rientrati dal pranzo di mezzogiorno - Carlo e Mark erano tornati in ufficio, e Mark stava aspettando Carlo assentatosi un attimo. Fu quindi Mark che allibito vide una lettera Triumph - firmata da lui stesso - che arrivava indirizzata a Carlo con una proposta di cui evidentemente non sapeva niente. Non so che cosa sia successo esattamente tra Carlo e Mark, prima che si accorgessero che il fax non arrivava dall'Inghilterra, ma da Arese.

So che qualche minuto dopo, arrivò una telefonata di Carlo da Milano che chiedeva di fargli trovare sulla sua scrivania la testa mozzata di chi aveva fatto quella stronzata al suo arrivo ad Arese.  Io mi stavo preparando a fargli trovare, anziché la testa, una lettera di dimissioni, e forse me ne stavo anche andando da Arese a casa, per non subire le conseguenze dell'incazzatura di Carlo (che quando si incazzava era veramente sgradevole).

Fatto sta che comunque l'argomento della lettera obbligò Carlo e Mark a parlare immediatamente della giacenza di moto che la Numero Tre aveva in carico e che non si sarebbero mai mosse  dal nostro magazzino. Con un tale fardello inoltre la Numero Tre aveva una situazione finanziaria terribile, e sarebbe stato difficile per Carlo acquistare i nuovi modelli (un po' più belli dei primi che ci erano arrivati) con quel handicap.  Carlo  fu costretto quindi a sostenere la possibilità di restituire alla casa madre le moto invendute, anche se so che - per principio - se le sarebbe acquistate tutte lui, pur di dover ammettere pubblicamente che non era riuscito a collocarle sul mercato.

Mark prima tergiversò (per loro le moto erano uscite e non se le potevano prendere indietro), poi fece un po' di telefonate per tutta l'Europa e riuscì a collocare il nostro invenduto su altri mercati europei che erano partiti prima dell'Italia, che andavano molto meglio di noi, e che non avrebbero avuto difficoltà, magari con qualche sconto di incoraggiamento, a vendere il nostro invenduto sul loro territorio. Noi (intendo Carlo) ce la cavammo con la piccola perdita dello sconto riconosciuto agli altri importatori, a fronte della perdita secca del parco moto invenduto che sarebbe stato sempre più invendibile appena fossero arrivati i nuovi modelli.

Fu così che le moto, qualche giorno più tardi, presero la strada della Francia, del Belgio, dell'Olanda, dell'Inghilterra e di qualche altro paese europeo.

Quando Carlo arrivò ad Arese con Mark era raggiante perché aveva risolto il suo problema, (in quel momento il problema dei problemi) e diede istruzioni per far rimettere in cassa le moto sballate, ecc. ecc. non facendo alcun accenno alla testa che aveva chiesto.

Mi chiamò il giorno dopo nel suo ufficio e mi consegnò, senza dire una parola, una sua lettera in cui si diffidavano tutti i dipendenti della Numero Uno, Tre, Italia ecc. ad utilizzare i fax per inviare comunicazioni che non fossero attinenti all'attività aziendale.

Più tardi, ma passarono forse diversi mesi, ammise a denti stretti che quella era stata l'unica ragionevole soluzione per non segare le gambe alla neonata Numero Tre, il cui bilancio non avrebbe sopportato al primo anno di attività una perdita pari o superiore di gran lunga al fatturato.

Qualche anno più tardi, quando le cose marciavano ormai bene e le Triumph arrivavano nel magazzino di Arese e partivano immediatamente per le varie concessionarie, ci capitò di riparlare di quel episodio e ci ridemmo sopra.

Qualche volta problemi insolubili si risolvono con un po’ di follia e molta fortuna (o culo, come preferiva dire  più schiettamente Carlo)”












Così si presentava la Numero Tre di via Niccolilini nel 1993


Ma quali sono i motivi per il quali le Triumph fanno fatica a decollare in Italia? Sono domande che si pongono in continuazione anche all’interno della Numero Tre…

Nell’immaginario collettivo Triumph è un marchio vecchio, glorioso ma vecchio, e le nuove generazioni di motociclisti non prendono in considerazione le Triumph che non si differenziano molto dalle moto giapponesi. Dal grande pubblico non sono conosciute le leggende sull’affidabilità delle vecchie Triumph, e per quanto riguarda le nuove, prudenza suggerisce di aspettare ad acquistarle e vedere come si comporteranno i nuovi modelli.

Bisogna far conoscere le moto, fare in modo che attirino l’attenzione, fare in modo che le riviste di settore ne parlino (e ne parlino in maniera positiva). I motori vanno bene, la meccanica è affidabile, ma l’aspetto delle moto è ancora anonimo.  Allora Carlo, oltre alle verniciature personalizzate, oltre a inserire nuovi preziosi particolari che ne accrescano il fascino, inizia a creare delle vere e proprie special su base Triumph e, come fa per Harley, scrive i testi delle pubblicità, impegnandosi a creare una nuova, forte, originale immagine attorno al marchio inglese. Dal 1993 l’assillo di Carlo &C. è quello di “svecchiare” il marchio e renderlo “attuale”. Dall’officina di via Niccolini, con l'aiuto di Beppe, di Eligio e di Luca cominciano ad uscire varie Special. Carlo era uno a cui piaceva molto giocare con le moto.

Eligio, meccanico storico Numero Tre, racconta che passavano giornate intere a lavorare (ma più che lavorare, è meglio dire “trafficare”) in officina su un prototipo senza badare a spese per realizzare una sua idea. La Post Atomica per esempio è stata costruita (letteralmente) da Carlo stesso accattando i pezzi più strani e mettendoli insieme fino a realizzare un pezzo unico di cui tutti i giornali parleranno fino a renderlo da oggetto di curiosità, un oggetto di culto.

Gli anni dal 1993 al 1995 saranno infatti molto proficui dal punto di vista delle special: Trident Alu, Megasprint, Speed Four 1200, Post Atomica, Thunderbird Sport. Altre special uscite dalla Numero Tre, e volute ad Carlo Talamo, sono la Thunderbird SuperSport del 1997, Baby Speed del 2000, la Bonnie Cafè Racer (2001), la Bonnie Scrambler (2002) , la Tiger Sport (2002), la RS.S (2002), la Speed Triple S (2002).

Carlo non solo amava quasi fisicamente le motociclette: aveva una solida cultura motociclistica che andava indietro nel tempo ed una grossa esperienza su tutti i modelli. Molti dei suoi prototipi riprendono soluzioni o caratteristiche delle vecchie Triumph anni ’70 di cui Carlo era appassionatissimo.

Qui di seguito riporto i link alle pagine di alcune delle special create da Carlo nell'officina della Numero Tre (per aprire le pagine cliccate sull'immagine):

Numero Tre Triumph - Numerotre Numero Tre Triumph - Numerotre
1992 - Triden "Vanni Blegi" 1993 - Triden Alu

1995 Postatomica - Eve of destruction
Numero Tre Triumph - Numerotre Numero Tre Triumph - Numerotre Numero Tre Triumph - Numerotre
1993 - MegaSprint
1994 - Speed Four 1995 - Thunderbird Sport

Numero Tre Triumph - Numerotre Numero Tre Triumph - Numerotre Numero Tre Triumph - Numerotre
2001 - Bonneville Rosa 2002 - Tiger Sport 2002 - Speed Triple S



I possessori delle Triumph potevano rivolgersi alla Numero Tre per personalizzare la propria moto; questi i prezzi praticati dalla concessionaria: verniciatura carrozzeria L. 900.000, verniciatura coperchio punterie L. 60.000, coppia manubri Daytona L. 222.800, coppia pinze Billet anteriori a 6 pistoncini L. 1.500.000, coppia pedane allumino anteriori L. 150.000, portatarga allumino L. 100.000, cupolino anteriore L. 15.110, lucidatura carter motore e pedane L.200.000.

Ed i risultati si vedono: nel 1993 infatti verranno più che raddoppiate le vendite (da 39 a 83 moto) che si basano principalmente sulle versioni spinte dal trecilindri 900 ed in particolare dalla nuda Trident.


Numero Tre Triumph Carlo Talamo

Numero Tre Triumph - Numerotre
1993 - Carlo Talamo e la sua special Trident Sport 900


Ma parliamo un po’ della pubblicità della Numero Tre che accompagna sulle riviste l’introduzione delle Triumph. La composizione di tutte le pagine pubblicitarie è stata seguita inizialmente da Livia Diegoli, poi per un breve periodo da Michela Pino, e dal 1995 da Stefano Narra.

Carlo, che non sapeva disegnare, ed aveva una scrittura che andava più che letta, decifrata, era il copy e l'art director della sua pubblicità: si faceva i testi – che per fortuna batteva a macchina - e impostava la visualizzazione delle pagine. Quando preparava i testi si chiudeva nel suo megaufficio e non voleva essere disturbato. Poi chiamava Livia o Stefano, spiegava o schizzava le idee, consegnava il testo, e aspettava la bozza che correggeva e ricorreggeva, facendo impazzire i due poveri grafici.

Stefano Narra, sopravvissuto al trattamento-Talamo, continua a preparare le pubblicità per Triumph fino al 2013 anno in cui uscirà dall'azienda.

Ricorda Marco Marchisio: “Carlo ci teneva che il marchio Triumph fosse ben evidente sulle motociclette, e lottò a lungo con Hinckley perché anche sul serbatoio della Tiger comparisse e ben evidente il logo Triumph anziché Tiger (perché, diceva giustamente, che non esisteva un marchio di moto "Tiger",) La gente vedendola non capiva che era un modello della Triumph, e quindi non avrebbe saputo dove andarsela a comprare. Credo anzi che le Tiger che faceva riverniciare in Italia (ne ricordo un paio con la livrea mimetica bellissime - una tipo desert storm e l'altra con livrea mimetica classica) sul serbatoio poi avevano la decal Triumph, e non Tiger.”



1993 - Salone Motociclo di Milano Triumph Numero Tre Triumph - Numerotre
1993 - Salone del Motociclo di Milano: come si nota Carlo aveva investito non poco per lo stand della Numero Tre / Triumph



1993 Salone Milano Triumph Numero Tre Special Marchisio

1993 - Marco Marchisio (a sinistra) ricorda: "sono allo stand Triumph del Salone del 1993. Il tizio che è con me, non ricordo chi sia. Credo che la foto dovesse documentare il contributo BP, che era la marca di lubrificanti che Carlo aveva voluto per Triumph (era la marca più British esistente... e io avevo ottimi agganci con l'ing. Stracuzzi, che era stato mio direttore in Valvoline, e con Vittorio Rossi che erano appunto in BP)"



Triple Team Numero Tre

Carlo Talamo, come scritto in più parti, era un vero appassionato di motociclette ed in particolare delle vecchie Triumph di Meriden. In un vecchio articolo del 1993 Carlo scrive "Il suono del Trident di Hinckley con gli scarichi aperti mi ha riportato ai primi anni '70 quando sui bordi di Vallelunga sbavavo alle prime 500 chilometri per moto di serie. In verità avevo una Laverda allora, e le volevo bene. Ma quando sentivo il suono cupo e accordato, mai sgraziato, delle tre cilindri io entravo in estasi."

Un po' per passione personale ed un po' per ridare visibilità al marchio Triumph Carlo decide quindi di sponsorizzare il Triple Team Numero Tre
nato per far risplendere le gloriose Trident 750 tre cilindri da corsa. Le due moto, restaurate da Domenico Pettinari, vengono iscritte e partecipano vittoriosamente ai campionati nazionali per moto classiche con qualche puntata nelle gare internazionali più prestigiose. Alla guida Vanni Blegi e Giovanni Provenzano, lo stesso Provenzano che in sella alla stessa moto fu protagonista del Bol d'Or del 1972!



Numero Tre Triumph - Numerotre
1993 - La Numero Tre sponsorizza il Triple Team Numero Tre e le gloriose Trident da corsa per le gare d'epoca




1993 - Le due Trident da corsa portate in gara da Provenzano e Blegi.




1993 - La Trident da corsa guidata da Vanni Blegi nelle manifestazioni d'epoca




1993 - Vanni Blegi e la "sua" Trident da corsa




1993 - Vanni Blegi e la "sua" Trident in azione (sul bagnato a Vallelunga)




1996 - Gianfranco Bonera alfiere del Triple Team Numero Tre (con il nr.59)




1994 – Arriva la Speed Triple - 192 motociclette vendute

Con l’arrivo delle nuove motociclette (Sprint ST, Tiger ma soprattutto la prima Speed Triple) arrivano le prime soddisfazioni. Il 1994 sarà un anno positivo che si concluderà con 192 motociclette immatricolate, più del doppio rispetto al 1993.

Alla fine del 1994 entra a far parte del gruppo Numero Uno Stefano Narra che inizialmente affianca Livia Diegoli per la parte grafica (pubblicità, marchi,...). Ricorda Stefano "La prima volta che ho visto Carlo era in sella ad un Quadrant bianco con la testa rossa."



Numero Tre Triumph - Numerotre
1994 - Carlo e le Triumph nel negozio di via Niccolini a Milano




Numero Tre Triumph Carlo Talamo Speed Triple
Carlo Talamo e la Speed Triple




Numero Tre Triumph - Numerotre Eligio Luca
1994 - da sinistra: Eligio Baita e Luca Ciapponi nell'officina Numero Tre in via Nicolini mentre lavorano ad una ALU



1995
– 393 motociclette vendute

Nel novembre del 1994 Fausto Broglia risponde ad un annuncio del Corriere della Sera: la Numero Tre sta cercando un responsabile per la gestione del magazzino di Arese. Al primo colloquio Fausto è intervistato da Marco Marchisio della Numero Uno strettissimo collaboratore di Carlo. Pochi giorni dopo viene richiamato dalla Enrica Forzani (segretaria personale di Carlo) per il secondo colloquio direttamente con Talamo. L'esito è positivo e Fausto entra a far parte della Numero Tre il 2 gennaio 1995.

All'epoca il capannone di Arese, attuale sede di Triumph Motorcycles Srl, era praticamente vuoto senza riscaldamento. Fungeva da magazzino per le moto (e ricambi) in arrivo dall'Inghilterra ed in attesa di essere spedite ai vari concessionari. Ricorda Fausto "Il capannone era vuoto, c'erano 80 moto in cassa più qualche moto parcheggiata. Esisteva il soppalco ma non c'erano gli uffici di oggi. Ero da solo, senza riscaldamento e senza telefono. Nell'area dove oggi c'è l'officina per la formazione dei meccanici, c'era il vecchio magazzino ricambi della Numero Tre e al piano superiore (dove ora si svolge la parte teorica dei corsi formativi) c'era il magazzino accessori e abbigliamento. All'epoca lavoravano esclusivamente alla Numero Tre di Arese due sole persone: Elena Meneghetti, che assegnava le 300 moto che si vendevano in quegli anni, ed io che mi occupavo dello sballaggio e della preparazione moto per le consegne, della spedizione ricambi e assistenza tecnica e delle garanzie. All'epoca non c'era il sistema informatico di oggi e le garanzie venivano gestite con la casa madre tramite fax. Ovviamente poi si utilizzavano tutte le sinergie del gruppo per l'amministrazione la pubblicità e tutto il resto. A Milano in concessionaria ricordo Beppe Sacchi alle vendite e Eligio in officina."

Il 1995 è se vogliamo un anno di svolta anche per l'arrivo di Mario Lupano che ricoprirà il ruolo di Amministratore Delegato di Triumph Italia fino dal 2002 al 2012. Mario
entra nel gruppo Numero Uno nel 1994 occupandosi del sistema informatico gestionale di Arese e dal 1995 inizia a seguire la parte commerciale della Numero Tre.

Livia Diegoli lascia l'azienda e Stefano Narra diventa il grafico del gruppo Numero Uno ed ovviamente della Numero Tre occupandosi di tutta la pubblicità e l'immagine Triumph... ovviamente con il supporto di Carlo: niente poteva essere fatto senza la sua approvazione che resta per tutta la vita della Numero Tre "il padrone" (lo scriveva anche nei suoi biglietti da visita!).

La rete vendita si allarga: nel 1995 la rete copre Milano, Roma, Firenze, Bologna, Catania, Verona, Torino, Civitanova Marche, Bergamo, Cuneo, Udine, Brescia, Bolzano, Venezia, Napoli, Grosseto e Casano Maderno.

Grazie ai nuovi punti vendita, alla Speed Triple, alla Tiger e alla sempre verde Trident 750 anche nel 1995 si riuscirà a raddoppiare l'immatricolato in Italia rispetto all'anno precedente!


Con la fine del 1995 questa è la situazione del gruppo di Carlo:

Numero Uno Italia S.p.a. sede legale Via Niccolini,33
Numero Uno Srl via Fioravanti, 12
Numero Uno Milano Srl via Fioravanti, 12
Numero Uno Garage Srl via Fioravanti, 14 (sede legate Nicolini 33)
Gialloquaranta Officina in via Fioravanti 19/21 (ex Crepaldi Auto Spa)
Gialloquaranta Esposizione Via S.Pietro all’Orto, 11
Gialloquaranta Negozio via Niccolini, 28
Italiana grandi noleggi (1995) v.le Industria Arese 10/17
Numero Tre Srl: sede legale via Niccolini, 25/A, deposito Arese  viale delle industrie 10/17
Numero Tre Srl: officina via Niccolini 25/A

Capannoni Harley-Davidson e Triumph in viale delle industrie 10/17 ad Arese
In via Niccolini i numero civici 29, 32, 33 sono occupati da negozi e depositi
Roma Numero Tre – Via Spaventa 15/17 (negozio+officina) e abbigliamento in via Spaventa 28
Roma Numero Tre – Via Aureliana 65/67/69
Firenze Numero Tre - Via B.Montelupo, 28 A/B/C
Firenze Numero Tre - Via B.Montelupo, 30 A/B/C



1994 Carlo Talamo Thunderbird
1995 - Carlo Talamo in sella ad un prototipo della Thunderbird nel cortile della fabbrica ad Hinckley.
Si riconoscono da sinistra verso destra: Fabrizio Farinelli di N3 Roma, Nicola Martini di N3 Verona e
Beppe Sacchi N3 Milano (grazie a Eligio per la foto).




1994 Carlo Talamo Thunderbird
1995 - Carlo Talamo al salone di Birmingham in occasione della presentazione in anterprima della Thunderbird 900.
Si riconoscono da sinistra: Paolo Mazzetti (N3 Bologna), N3 Catania, Nicola Martini (N3 Verona), Carlo, Fabrizio
Farinelli (N3 Roma) ed un inglese di Triumph UK (grazie a Eligio per la foto).




1995 circa Triumph Numero Tre Marco Marchisio Luca Ciapponi
Marco Marchisio (a sx) e Luchino Ciapponi, meccanico della Numero Tre, con dei cupolini ordinati da Carlo Talamo per qualche moto. Dovrebbe essere una foto del 1965.



Numero Tre Triumph - Numerotre
1995 - La Numero Tre espone al salone del motociclo di milano





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