GRAND PRIX: La sportiva da
competizione Triumph in scena dal 1946 al 1950
Poche sono le volte nella storia della casa inglese in cui ci
imbattiamo in progetti nati appositamente per le competizioni. Fra
questi pochi progetti va senza dubbio ricordata la Grand Prix del 1946.
Le competizioni non sono mai state
l’obbiettivo primario della Triumph nel periodo in cui al
comando
c'era Turner. Per
il tecnico inglese, infatti, era importante costruire motociclette
affidabili e dotate di buone prestazioni, senza però
supportare
in
modo ufficiale i piloti che utilizzavano le Triumph nelle competizioni.
Le energie e le risorse finanziarie investite in competizioni erano
ritenuti da Edward pessimi investimenti.
La nascita quindi di un modello espressamente per le competizioni non
poteva che avvenire durante una delle lunghe assenze di Turner
dall’azienda. Mentre Turner è in viaggio negli
USA, il
progettista-pilota-collaudatore Triumph, Freddie Clarke, inizia lo
sviluppo di un prototipo da gara partendo da una Tiger 100 la
bicilindrica ad aste e bilancieri più potente della gamma
Triumph. Clarke era considerato da tutti un ottimo progettista e
collaudatore; la sua principale abilità era quella di
migliorare le prestazioni di un modello testando personalmente tutte le
modifiche in pista. Durante la sua carriera stabilì molti
record di
velocità nel circuito di Brooklands.
Freddie inizia con il trapiantare sulla Tiger di produzione il gruppo
termico in lega leggera progettato per il generatore RAF e sdoppiando
il condotto di alimentazione per due carburatori separati. Le modifiche
apportate da Clarke sono così numerose che il prototipo
avrà ben poco in comune con la T100 di serie.
1946
– Questo è il prototipo utilizzato da Ernie
Lyons da cui nascerà la Grand Prix
Analisi del motore
Grand Prix
Il motore è sottoquadro, l'alesaggio di 63 mm è
abbinato a una corsa di 80 mm, ha la distribuzione ad aste bilancieri
ed una testata unica. Il blocco cilindri in lega leggera è
dotato di canne in ghisa riportate con interferenza. Le due valvole di
ogni cilindro sono inclinate tra loro di 90°, valore assai
elevato per gli standard della classica scuola inglese, ma
perfettamente in linea con i canoni all'epoca in vigore presso la
scuola italiana. Una particolarità interessante è
costituita dall'impiego di inserti in ghisa, incorporati nella lega
leggera della testata all'atto della fusione, nei quali sono ricavati i
fori filettati per la candela e le sedi delle valvole.
1946
– Prototipo Ernie
Lyons lato trasmissione primaria
Superiormente alla testa è installato un "castello" nel
quale sono alloggiati i bilancieri a due bracci. Questi ultimi sono
mossi da aste in duralluminio che a loro volta sono azionate da
punterie a pattino arcuato (alloggiate in appositi "blocchetti" di
supporto in lega leggera). l due alberi a camme sono posti nella parte
alta del basamento (uno è davanti al blocco cilindri e
l'altro dietro) e vengono comandati da una serie di ingranaggi posti
sul lato destro. L'estremità dell'albero a camme di
aspirazione comanda le due pompe dell'olio a pistoncino del sistema di
lubrificazione a carter secco. L'albero a gomiti è formato
da due semialberi di acciaio fucinato imbullonati a un grosso volano
centrale. Entrambi i cuscinetti di banco sono a rulli. Le bielle, in
lega di alluminio RR 56, lavorano direttamente sui perni dell'albero
(disposti 360°), senza interposizione di alcuna bronzina. I
pistoni sono sostituiti con versione ad alta compressione per quanto lo
permetteva la pessima benzina, scarsa di ottani, ottenibile nel primo
dopoguerra. Le valvole ed i condotti di aspirazione e scarico sono
paralleli. I due carburatori Amal che alimentano il motore sono serviti
da un’unica vaschetta sospesa sulla destra del serbatoio
dell’olio. Gli alberi a camme sono sostituiti con una
versione dal profilo più spinto e comandati da aste piene (a
differenza delle aste tubolari di serie). L’accensione
è garantita da un magnete B.T.H. da corsa.
L’impianto di lubrificazione è dotato di un filtro
olio Vokes posizionato esternamente sul lato sinistro della moto e da
un serbatoio dell’olio maggiorato. La pompa
dell’olio rimane quella di serie comandata
dall’albero a camme di aspirazione. Il cambio, privo del
dispositivo della messa in moto, è lo stesso del modello
stradale a quattro marce modificato con rapporti ravvicinati, comando
rovesciato e con comandi arretrati. La trasmissione primaria a catena a
vista (senza protezioni) è accoppiata alla frizione a secco
a quattro molle di serie. Ovviamente non può mancare il
contagiri (con comando dall’albero a cammes di scarico) e le
tabelle porta numero. L’impianto di scarico è
provvisto di due grossi e tozzi megafoni.
Motore Grand
Prix 500 cc
Altra particolarità del prototipo è la presenza
di mozzo elastico integrato nella ruota posteriore. Questo sistema di
sospensione, progettato nel ’41 da Turner, fu
un’idea geniale per trasformare un telaio rigido in un telaio
con “sospensione posteriore” semplicemente
sostituendo la ruota. Il maggiore diametro del mozzo permette inoltre
di montare un freno più performante. Negli anni avvenire il
mozzo elastico verrà esteso a quasi tutta la gamma Triumph
pur se criticato per la scarsa confidenza data al pilota a causa
dell’ondeggiare del retrotreno in condizioni di guida veloce.
Il commento di John Surtees sul mozzo elastico dopo aver guidato la
Grand Prix non fu molto positivo: “sterzava anche con la
ruota posteriore”.
Mozzo
elastico montato in anteprima sul prototipo Grand Prix e
successivamente utilizzanto in produzione
Il prototipo in gara
La prima apparizione del prototipo nell’agosto del 1946 in
occasione della “Ulster Road Race” irlandese non fu
particolarmente felice. Il pilota Enrnie Lyons si ritirerà
infatti dopo pochi giri per un banale inconveniente: a causa del errato
posizionamento della vaschetta dei carburatori troppa benzina entra
nei cilindri bagnando le candele e spegnendo di conseguenza il motore.
Nelle prove e nei pochi giri percorsi però la moto
dimostra un ottimo potenziale. Scoperto il difetto, il team
andò fiducioso alla gara successiva, il Manx Grand Prix del
settembre 1946 che si disputava nell’isola di Man.
Nelle prove del Manx Lyons risparmiò al massimo il motore:
c’erano pochissimi pezzi di ricambio e qualsiasi rottura
sarebbe quindi stata fatale. Nella prima sessione di qualifca, Lyons si
classifica in terza posizione. Nella successiva sessione le Norton
migliorarono le loro prestazioni e Lyons si ritrova in quarta
posizione.
Durante la gara, sotto una continua pioggia, Lyons mantiene la testa
dall’inizio alla fine dando 43 secondi al secondo
classificato Ken Bills in sella alla Norton. Era dal 1908 che Triumph
non vinceva nell’isola di Man. Parte del merito della
vittoria è da attribuire ad i meccanici Triumph che, in
previsione delle pessime condizioni climatiche, decisero di montare
all'ultimo minuto
sulla moto di Lyons il parafango anteriore prelevato dalla loro Tiger
100 personale. Questo fu più d’aiuto di
tanti cavalli!
1946 - Ernie
Lyon in azione al Manx Grand Prix di Man sotto una pioggia
torrenziale!
La vittoria di
Ernie Lyons al Manx Grand Prix di Man (il primo
disputato dopo la guerra) garantirà un grosso ritorno
d’immagine a Triumph aprendo così per
l’azienda inglese maggiori opportunità commerciali
nel mercato delle competizioni.
Per festeggiare la vittoria Turner e Davies organizzano una cena in
presso il Bath Hotel nella quale viene invitata la stampa del settore.
La data prescelta coincide con una gara in salita nella quale
partecipa, e fa segnare il tempo record, Ernie Lyons in sella ad una
Triumph. Le foto ritraggono il pilota ancora nella sua tuta di
pelle…
1946 -
Edward Turner festeggia il pilota Ernie
Lyons
La Grand Prix entra in produzione
In seguito questo ulteriore successo, la Triumph è sommersa
di richieste sia
dal mercato inglese e soprattutto da quello americano per avere una
replica della moto vittoriosa. Dopo una resistenza iniziale Turner
concede il suo benestare per costruire una piccola serie di 50
repliche. Per la produzione di quest’ultime ordina
però di non investire in nuove parti speciali e di
utilizzare quindi le rimanenze dei generatori (ecco spiegata la
presenza nella fusione dei cilindri delle sedi per l'attacco del il
convogliatore d'aria inizialmente prevista per il generatore
RAF). La
nuova moto è battezzata Grand Prix in onore della vittoria
ottenuta.
Nel febbraio del 1948 la nuova Triumph Grand Prix è
presentata alla
stampa e segue da vicino la linea del prototipo di Lyons. Il rapporto
di
compressione è ridotto a 8,3:1 e come optional sono
disponibili pistoni con rapporto aumentato a 8,8 per un eventuale uso
con benzina ad alto numero di ottani. Le parti interne del motore sono
lucidate per ridurne gli attriti, mentre l’alimentazione
è affidata a due carburatori standard AMAL type 6 da
1”.
Il contagiri ha il fondo scala a 8000rpm valore molto elevato per un
motore a corsa lunga dei tempi, tanto che per evitare la distruzione
del basamento il regime di sicurezza è fissato a 7600 rpm.
La frizione a cinque dischi è prodotta da Ferodo. La potenza
di 40 cv a 7200 giri/min era sufficiente per spingere la moto a 120
miglia orarie (193 km/h) con i rapporti di serie. Per migliorare le
doti di frenata il freno anteriore da 8” è dotato
di presa di ventilazione.
Il rumore di scarico era particolarmente apprezzato, così
come la maneggevolezza pur non essendo a livello delle
contemporanee Norton. Pneumatici Dunlop, parafanghi in alluminio, sella
“racing” e tabella porta numero completano la moto.
Stranamente il serbatoio verniciato color argento non è
dotato di scansi delle ginocchia per aumentare l’autonomia
della moto. Il peso totale della Grand Prix di serie è pari
a
140,6 kg.
La moto è
venduta al
pubblico per £270 (+tasse) compresa di “spring
wheel”, contagiri e altri accessori. Turner non cambia
politica
verso le competizioni ma, come spiega in un’intervista, vuole
dare la possibilità ai piloti privati di poter acquistare un
moto più performante della Tiger 100 espressamente
progettata
per le competizioni.
Dal
1948 la Grand Prix 500 cc è prodotta in serie
limitata
Nello stesso
anno (1948)
la Casa partecipa al Senior Tourist Trophy in
forma ufficiale con nove motociclette ed una squadra forte di ottimi
piloti: Bob Foster, e Freddie Frith, (entrambi in seguito divennero
campioni mondiali con le 350 Velocette) e Ken Bills.
Quest’ultimo fu il migliore del team, tenendo la quarta
posizione al momento del ritiro, sorte comune anche agli piloti della
squadra.
1948
- Ken Bills al Senior Tourist Trophy
1948
– Bob Foster al TT
Molto meglio andarono le cose al Manx Grand Prix dello stesso anno
('48), nel
quale il pilota locale Don Crossley ripete il successo di Lyons
dell’anno precedente, restando in testa alla gara dal primo
all'ultimo giro questa volta con pista asciutta ribadendo la
superiorità della Triumph. Freddie Frith vince a Shelsley.
1948
Don Crossley vincitore del Senior Manx GP. Nella foto di gruppo si
riconosce, a destra, Ernie Nott del reparto sperimentale Triumph
Dopo questo successo le Grand Prix si diffondono rapidamente grazie
alla produzione di altri lotti, diventando così un cavallo
di battaglia per i piloti privati: la moto era veloce quanto le
contemporanee Norton Manx “Garden Gate”, nei
confronti delle quali vantava anche una migliore accelerazione grazie
al minor peso. Il motore della Triumph si adattava meglio alle pessime
benzine con soli 75 ottani reperibili in quei tempi.
1948
Edward Turner prova una Grand Prix.
Turner stesso racconterà di aver raggiunto le 100 mph
Le Grand Prix verranno usate da molti piloti che in seguito diverranno
famosi: Reg
Armstrong, poi pilota ufficiale della Norton e della Gilera, il belga
August Goffin, uno dei migliori privati del Continental Circus con le
Norton Manx qualche anno dopo, David Withworth che alla Grand Prix
portò molte vittorie e alla fine, purtroppo, dette anche la
propria vita sul circuito di Francorchamps.
1947
– Kit testa-pistoni-valvole montate sulla moto di David
Withworth
La Grand Prix non era sempre la moto più veloce in assoluto
pur essendo comunque molto competitiva, era tutta via molto ambita dai
privati per i bassi costi di gestione (i ricambi Triumph erano
più economici di quelli del Manx) e per la semplice
manutenzione che richiedeva.
L’elenco degli iscritti al Senior TT del 1949
comprendeva ben quindici Grand Prix una delle quali guidata dal
neozelandese Sid Jensen giunto secondo al Senior TT nazionale di inizio
anno. Nonostante la vittoria dei piloti in sella alle Norton (primo,
secondo e quarto posto) la Grand Prix di Sid si classifica in terza
posizione (velocità media circa 134 km/h). Rispetto al
risultato
dell’anno precedente (nessuna Triumph all’arrivo)
il terzo
posto di Sid valeva una vittoria tanto che Turner, presente
all’evento, decide di regalare come premio al pilota la moto
che
ha portato in gara. La consegna ufficiale della moto avverrà
a
Meriden con la presenza di tutto lo staff dirigenziale Triumph.
1949
– Il
pilota neozelandese Sid Jessen con Edward Turner nello stabilimento di
Meriden. Jessen nel Senior TT del '49 raggiunse
il più alto piazzamento per la Triumph in questa competiione
occupando il quinto posto assoluto alla media di circa 134
km/h.
Il Senior TT non sarà favorevole al pilota in sella alla
Grand
Prix (Don Crossley) che di deve ritirare all’ultimo giro
quando
era al quinto posto. La gara fu vinta da Geodd Duke su Norton Manx,
mentre le Grand Prix si classificarono al tredicesimo posto (J.Smith) e
al ventunesimo (R. Harrison).
In breve i tempi cambiarono: nel 1950 fu commercializzata la benzina
a novanta ottani che non portava vantaggio tanto alle Triumph quanto
alle rivali Norton che acquistarono molto in potenza. Per ottenere
più potenza il rapporto di compressione delle GP venne
incrementato pagando i cavalli aggiunti con
l’affidabilità: si rompevano molto più
di prima in particolare le bielle e le valvole. Inoltre la concorrenza
poteva contare su un forcellone oscillante con doppio ammortizzatore
posteriore che garantiva una miglior guidabilità delle moto
alle
alte velocità rispetto al mozzo elastico. Il commento
di John
Surtees dopo aver provato la Grand Prix spiega senza mezzi termini il
comportamento della ciclistica con la "spring wheel": "sterzava anche con la
ruota posteriore". I piloti privati si
dirottarono quindi sulle Norton, sulle Gilera Saturno e sulle Guzzi
Dondolino.
1949
– Bob Foster in sella alla Grand Prix (Ansty Meeting)
Mentre la Norton, con il nuovo telaio “featherbed”
di Rex McCandless, e le altre Case inglesi si cimentano nel neonato
Campionato del mondo, la Triumph decide di mettere fuori produzione nel
1950 la Grand Prix e limita la sua partecipazione ufficiale alle Sei
Giorni di Regolarità disputato a Wales dove il team inglese,
di cui fa parte anche Jim Alves con la Trophy Twin, vince la
competizione.
In sostituzione della Grand Prix fu commercializzato,
al prezzo di 35£, un
kit di potenziamento per le Tiger 100, che comprendeva tutte le parti
speciali montate sulle Grand Prix, ad eccezione del gruppo termico in
lega, che peraltro non era più necessario in quanto la T100
di serie era stata dotata nel frattempo di gruppo in alluminio. Il kit
comprendeva pistoni (con la possibilità di scegliere tra
diversi rapporti di compressione), alberi a camme, molle delle valvole,
doppio carburatore, serbatoio dell’olio, contagiri, tubi di
scarico con i megafoni, pedane, pedali, manubrio, tabella porta numero
e le minuterie. Erano disponibili anche cambio con rapporti
ravvicinati, parafanghi in alluminio e una serie di pignoni per variare
il rapporto di trasmissione. Come si può notare dal grafico
allegato alle istruzioni del kit la potenza massima della Tiger T100
passava da 32 a 43bhp (un incremento del 34%... come dire portare una
Speed Triple da 128 a 170 CV!) e con una riduzione di peso di 25 lbs
(circa 11kg).
1950
– Illustrazione del "T100 Racing Kit" tratta dal manuale
originale Triumph "Tuning the Triumph T100"
1951
– Curve potenza Tiger 100 originale e con "kit racing"
1951
– Istruzioni Kit Racing
Nelle gare delle derivate di serie erano spuntate, competitive, anche
le BSA “Gold Star” oltre e le Tiger con il kit
“Grand Prix” non ebbero vita facile e
così presto sparirono dalla scena.
Di Grand Prix originali ne furono costruite, secondo diverse fonti,
circa 170 esemplari vendute in varie parti del mondo. Molte di queste
furono cannibalizzate, come le contemporanee Manx Norton, per
equipaggiare, con il loro motore, le piccole monoposto della
“Formula 3” automobilistica degli anni 50 o per
altri motivi.
Una Grand
Prix con scarichi non originali in una gara di moto
d’epoca (anni ’70)
La Grand Prix di
Claudio Sintich
Probabilmente l'unica Grand Prix importata regolarmente in Italia
è quella qui fotografata e di proprietà (nel
1995) di Claudio Sintich noto restauratore Triumph di Genova. Assieme
alla moto veniva rilasciato un certificato di collaudo (qui riportato)
riportante i dati tecnici più importanti misurati. Nel caso
di questo esemplare troviamo una potenza massima di 43,1 CV a 7000giri
(benzina 70/75 ottani). La moto è stata spedita il 10 marzo
del 1949 per la fiera di Milano all'allora importatore Triumph Mabor
(Mario Bortolan).
|
|
Claudio
Sintich e la Grand Prix
|
Certificato
di collaudo Grand Prix
|
Le
fusini dei cilindri recano ancora le sedi (che poi venivano filettate)
per il fissaggio
del convogliatore dell'aria per il raffreddamento forzato utilizzato
nel generatore RAF.
Logo
identificativo del modello posto sul carter destro
|