Iniziamo la storia di questo modello dalla fine: la Bandit 350cc non fu
mai prodotta da Triumph se non
in 12 esemplari di preserie. L’intero progetto può essere
considerato un ottimo esempio di come non deve essere gestito lo
sviluppo di un nuovo prodotto. Si rivelerà un enorme spreco
di risorse (sia economiche che di personale) in un momento già
difficile per il gruppo: circa £500.000 sterline per 12 prototipi!
1970
- Immagine pubblicitarie della Triumph Bandit SS (versione scrambler)
Per
contrastare l’offensiva giapponese sul mercato USA nel settore
delle medie cilindrate, nella metà degli anni ’60, Triumph decide di
disegnare un nuovo modello. Ricordiamo che in un solo anno la Honda con
la sua CB350 guadagna quasi il 20% del mercato delle medie cilindrate.
Il progettista capo in sede
a Meriden, Bert Hopwood, al tempo stava
lavorando ad un
progetto di una trecilindri da 250cc che avrebbe potuto facilmente
crescere fino a 350cc. Nonostante il progetto del piccolo triple fosse
stato autorizzato dal precedente boss del gruppo BSA Sturgeon, verso la
fine del 1968 Lionel Jofeh, il capo in carica del gruppo BSA, chiede a
Hopwood di congelare il progetto del triple 250cc e, con l'aiuto
dell'amministratore delegato Eric Turner, affida ad all’oramai
in pensione
Edward Turner l'incarico di progettare una nuova bicilindrica 350cc in
grado di rivaleggiare sul mercato con la Honda CB350. Edward Turner era
uscito da Triumph qualche anno prima ed aveva fondato una società di
consulenza, la ET Enginnering Developments al momento non aveva grossi
clienti. E così inzia a riproporsi in Triumph e convince la dirigenza
di essere in grado di progettare la 350cc per il mercato USA. Secondo i
piani di Jofeh, amministratore delegato Triumph-Bsa, Turner avrebbe
avuto la responsabilità completa del progetto che però sarebbe stato
sviluppato dai gli ingenieri di Meriden. Ovviamente la cosa non poteva
andare bene a Bert Hopwood... e la rivalità fra questi due tecnici sarà
uno dei motivi di fallimento del progetto.
I primi disegni
(presumibilmente risalenti al 1966/67)
prevedono la realizzazione di due distinte versioni (una stradale ed
una scrambler) da commercializzare con il nome Bandit per il marchio
Triumph e Fury per il marchio BSA.
Il progetto originale di Turner, un bicilindrico inedito
da 350cc OHC (Over Head Cammes) con cilindri inclinati in avanti,
prevede il comando degli alberi a cammes posizionati nella testa
tramite una cascata di ingranaggi. Le dimensioni caratteristiche sono
pari a 63
x 56 mm con albero a 180°. Non viene utilizzato un contralbero
per ridurre le vibrazioni. L’albero motore, costituito da un pezzo
monoblocco con volano centrale, poggia su due cuscinetti. La
distribuzione è posizionata sul lato destro mentre l’alimentazione è
affidata a due carburatori distinti.
1969 - Uno dei primissimi
prototipi secondo il progetto originale di Turner
Il progettista capo in sede a Meriden, Bert Hopwood, al tempo stava
lavorando ad un
progetto di una trecilindri da 250cc che avrebbe potuto facilmente
crescere fino a 350cc. Nonostante il progetto del piccolo triple fosse
stato autorizzato dal precedente boss del gruppo BSA Sturgeon, verso la
fine del 1968 Lionel Jofeh, il capo in carica del gruppo BSA, chiede a
Hopwood di congelare il progetto del triple 250cc e di portare a
termine il bicilindrico 350cc disegnato da Turner.
Inizialmente Hopwood non accetta l’incarico spiegando che il progetto
iniziale del 350cc disegnato da Turner ha grosse lacune tecniche tali
da dover essere completamente riprogettato. Ovviamente Turner respinge
le accuse e nasce così uno scontro tra i due a suon di lettere
destinate a Mr.Jofeh.
L’unico modo per chiarire la situazione è quello di costruire il
prototipo (pronto per il 1968) secondo i disegni iniziali di Turner. La
nuova unità
propulsiva viene messa al banco con risultati disastrosi: in meno di
3000 km di test fu necessario sostituire due alberi motore ed una
valvola. I test su strada, oltre 9000 km, evidenziarono anche problemi
di consumo d’olio, rigidezza del telaio, scarse prestazioni e scarsa
durata dei cuscinetti di banco. La forcella anteriore, di nuovo
disegno, viene stroncata dai collaudatori che le reputano “unsafe”.
Inizia così un intensa attività di modifica e di riprogettazione
dell’intera motocicletta (albero motore, volano, distribuzione,
lubrificazione telaio, forcella, …). Purtroppo il tempo disponibile ai
progettisti per rivedere completamente il progetto era molto limitato
in
quanto la nuova 350cc bicilindrica era già stata promessa ai
concessionari per la fine del ’70.
Il
motore è rivisto dai tecnici di Meriden competamente indipendenti dal
centro R&D di
Umberslade Hall che apportano alcune modifiche importanti tra cui
l’utilizzo di
una catena di distribuzione per comandare gli alberi a camme al posto
della cascata di ingranaggi originale. Si lavora così tanto che alla
fine la moto fu completamente stravolta... perfino la forma dei carter
motori e lal fusione dei cilindri erano profondamente diversi dal
prototipo originale.
1971 - Versione
praticamente definitiva del 350cc rivisto dai tecnici TRIUMPH
Confronto fra il motore
originale disegnato da Turner (sinistra) e la versione di produzione
disegnata dai tecnici di Meriden
Nel
frattempo il vice-presidente della BSA USA riporta che i concessionari
americani richiedono a gran voce una 350cc in quanto la Honda con la
CB350 a listino dal 1968 aveva conquistato una grossa fetta di mercato
e stava arrivando anche la Yamaha con le due tempi. Nonostante tutte le
modifiche apportate dai tecnici di Merdien il prototipo della 350 aveva
ancora qualche problema da risolvere: meccanica rumorosa, avviamento
elettrico delicato, vibrazioni eccessive e prestazioni al di sotto
delle aspettative (141 km/reali contro i 166 km/h fatti registrare dal
prototipo di Turner). Purtroppo, a causa della pressione esercitata dai
dealer americani, le linee di montaggio erano già in fase di
costruzione, così come era già stata annunciata la presentazione del
modello a novembre del 1970. Mentre i tecnici erano ancora al lavoro
per mettere a punto il modello, la produzione prese il via. Per il 1971
era prevista la costruzione di 6.000 moto: 2.500 Triumph Bandit, 2.500
BSA Fury e 500 versioni scrambler per ogni marchio. Nell'agosto del
1970 è pronto il primo esemplare completo con due motori di scorta ed
entro il mese di novembre erano disponibile una preserie di 12
esemplari più o meno completi.
Prima del lancio, siamo nel 1970,
un paio di prototipi sono fatti provare a persone fidate nei dintorni
di Birmingham. I primi riscontri sono positivi: veloce e dotata di
una buona ciclistica grazie alla forcella e alle ruote ereditate dalle
bicilindriche di cubatura maggiore. L’unica segnalazione negativa fu
legata alla meccanica rumorosa.
La Bandit/Fury 350cc, è mostrata al pubblico (in forma di prototipo
semi definitivo) in occasione della
presentazione della gamma MY1971 nel novembre del 1970. Dotata di freno
a disco anteriore a comando meccanico (a differenza delle foto
utilizzate per i depliant), cambio a cinque marce ed una potenza di 34
CV a 9000rpm (la stessa dichiarata dalla Honda CB350), la Bandit aveva
come optional la possibilità di montare
l’avviamento elettrico. L’esemplare mostrato in occasione di questa
presentazione differisce dalla motocicletta definitiva anche per altri
particolari: forma del basamento, cilindri ed altre parti ottenute
modificando componenti di produzione per assemblare la moto da mostrare
la pubblico. Il telaio, del tipo "Oil in Frame", è molto simile a
quello utilizzato dalla Bonneville.
1970 - Il prototipo con
freno a disco meccanico ritratto assieme a Edward Turner (a destra)
1970
- Turner, Jack Wickes (ultimo a destra) e alcuni ingenieri del centro
R&D Umberslade Hall
Prototipo iniziale
progettato da Turner
Prototipo iniziale
progettato da Turner: particolare freno a disco a comando meccanico
La produzione della nuova piccola bicilindrica inizia nel gennaio del
1971 con innumerevoli difficoltà. In fabbrica, infatti, si stava
cercando disperatamente di far funzionare i primissimi esemplari della
350cc usciti dalla catena
di montaggio. La
conferma di queste informazioni si avrà qualche anno più tardi quando
nel 1973 un esemplare preserie sarà testato dalla rivista Motor Cycle
News trovando la guida della piccola bicilindrica “not so good”.
Secondo Peter Glover,
allora responsabile delle vendite, "nessuna delle
poche moto assemblate superava il controllo di qualità finale". Oltre
tutto, conti alla mano, era impossibile mantenere il prezzo
annunciato di 950$ già elevato considerando che la Honda CB350
costava 800$ di listino. Una
volta rifatti tutti i costi, la Bandit avrebbe dovuto essere messa a
listino a 1.500$ per avere un minimo margine di guadagno quasi quanto
una Bonneville!
Nonostante fossero già approntate le linee di montaggio, lanciata la
campagna pubblicitaria e raccolti ordini per oltre cinquemila moto, la
Bandit e la Fury non raggiungeranno mai concessionari rimanendo vittima
del tracollo finanziario del gruppo BSA. I pochi esemplari allora
costruiti vennero comunque immessi sul mercato ed oggi sono in qualche
museo o in mano a qualche collezionista.
1970
- Triumph Bandit 350cc pronto per la produzione: cambio a cinque marce
ed avviamento elettrico
1970
- Immagine pubblicitarie della Triumph Bandit SS (versione scrambler) con protagonisti
l'attrice televisiva Carol Cleveland della BBC ed il collaudatore Triumph Tony Lomas.
1970
- Depliant pubblicitario della BSA Fury 350cc
BSA Fury SS 350cc -
versione Scrambler
Triumph Bandit 350cc -
versione Street Scrambler
Triumph Bandit T35 350cc -
versione Roadster
Di questa sfortunata bicilindrica esiste ancora qualche esemplare,
miracolosamente salvato, facente parte della preserie di 12 esemplari
costruita nel 1970/1971.
1970
- BSA Fury 350cc (versione stradale)
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1971
- BSA Fury SS (versione scrambler) - foto tratte
da
www.classic-motorbikes.com
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