Numero Tre (parte 1 di 2) |
||
La Numero
Tre è stata la società che ha importato in Italia le motociclette
Triumph dal 1991, anno di rinascita
dell'azienda inglese, fino al subentro diretto della casa madre nel
2002. E'
una
storia di persone e passione che merita di essere raccontata.
E’ stata un’avventura incredibile portata avanti con tenacia da Carlo Talamo che, dopo aver creato il fenomeno Harley-Davidson in Italia, si è impegnato in questa nuova sfida con le neonate motociclette britanniche. Ma la Numero Tre non è solo Talamo, è anche l'insieme di tutte le persone che hanno contribuito a far crescere questa piccola azienda passando dalle 39 moto vendute nel 1992 alle quasi 2500 del 2001. Per raccontare questa storia mi sono documentato attraverso vecchie riviste del settore ed ho intervistato alcune delle persone che furono testimoni di questa storia. Purtroppo la persona che più di ogni altro ha contribuito a questa incredibile avventura, Carlo, non è più tra noi. Ringrazio (in ordine alfabetico): Eligio Baita, Fausto Broglia, Luca Cecchini, Roberto Crepaldi, Livia Diegoli, Enrica Forzani, Mario Lupano, Fredi Marcarini (uno dei fotografi a cui si rivolgeva Carlo), Marco Marchisio, Elena Meneghetti, Stefano Narra, Beppe Sacchi e Fabrizio Scuderi (di Playmoto). Spero di non aver dimenticato nessuno… :-) Desidero ringraziare in modo particolare Marco Marchisio che, oltre ad aver contribuito con racconti e foto, mi ha aiutato nella revisione del testo. Ho cercato di riportare nel modo più completo e fedele le informazioni che ho trovato. Tuttavia potrebbero esserci degli errori di date, nomi, persone o mansioni. Vi chiedo la cortesia di segnalarmi le opportune correzioni. Io non c'ero per cui mi affido, e mi sono affidato, ai vostri ricordi. Grazie. sandroz
per qualsiasi commento scrivetemi a
info@fedrotriple.it
Nascita della Numero Tre - Antefatti Nel Nel 1978
l’Harley-Davidson piuttosto in difficoltà, vende
lo stabilimento italiano di Schiranna vicino al lago di Varese, ai fratelli Castiglioni, che lo sfruttano per
produrre alcuni modelli a marchio CAGIVA
(acronimo di Castiglioni-Giovanni-Varese) ricopiati
dai precedenti due tempi H-D. Nel Nasce
così Dei tre
soci, Carlo Fulvio Talamo Atenolfi di Castelnuovo (nelle vene gli
scorre sangue
blu), che nel corso della storia chiameremo sempre e solo Carlo, fu
quello che
probabilmente più degli altri contribuì al successo dell’impresa. Si
installò
nel negozietto e iniziò a vendere quelle – allora – invendibili moto. Per imporle nuovamente all’attenzione del
pubblico, impiegò tutte le sue doti di comunicatore. |
La sua
prima concessionaria, Da parte
sua Carlo ha fornito parecchi spunti alla Harley-Davidson
per migliorie ai vari modelli (soprattutto per renderli più adatti ai
mercati
europei), dando perfino ispirazione per la realizzazione di modelli di
successo
come Ma
torniamo alla Numero Tre. I nostri
tre intraprendenti amici, più o meno nello stesso periodo
in cui A questo
proposito interessante è la testimonianza diretta di
Roberto Crepaldi: “Ci fu
però un
precedente, nel '85-86 importammo in Italia alcune Bonneville 750 T140 nuove (credo che furono
25 le moto importate in totale: erano quelle
fatte da Les Harris su licenza proprio di John Bloor che deteneva il
marchio
Triumph dalla chiusura di Meriden). Lo facemmo con
1988 - Pubblicità concessionaria Numero Uno e Triumph Un'altra interessante testimonianza di questo primo contatto con le Triumph è raccontato da McGripp del BBB: "Talamo, quando decise di importare le prime Triumph (erano quelle di Les Harris per intenderci), venne in Via Gian Galeazzo (zona Porta Ticinese in Milano) dove viveva Gino Ghezzi, vecchio e famoso importatore delle BSA e Triumph in Italia, come dicevo...venne dal Gino -una forma di grande rispetto- per chiedergli se poteva iniziare questa avventura del ritorno in grande delle due ruote britanniche. Non che avesse bisogno di un permesso ma la cosa che piacque fu questa forma, lo ripeto, di rispetto per una brava persona che aveva vissuto e allora viveva ancora intensamente nel ricordo di quel passato glorioso. Il Gino gli diede la sua "benedizione" e tutto iniziò. Si, forse questa cosa la conoscono in pochi." 1986 - Una della Bonneville Les Harris vendute in Italia dalla Numero Uno 1991 - Nascita della Numero Tre Qualche
anno dopo, precisamente nel 1990, John Bloor annuncia la
rinascita della Triumph e l'anno successivo, uscite le prime unità dal
nuovo
stabilimento di Hinckley, iniziano le vendite in Germania, Inghilterra,
Australia, Olanda, Austria e Francia. Nel 1991 verranno vendute nel
mondo circa
1200 Triumph. L’idea di Crepaldi era quella di introdurre nella rete di vendita che si stava creando nel solco della Numero Uno, un marchio europeo, non giapponese, di tradizioni più sportive, da offrire in antitesi, non in concorrenza ad Harley-Davidson, e quindi coprire un'altra fascia di mercato: quello delle custom-sport.
Queste
potevano interessare un pubblico più giovane e più
sportivo, diverso da quello che in quel momento si stava accostando
alle
Harley, fatto per lo più di gente matura, a volte mai andata in
motocicletta,
soprattutto con “cospicue” disponibilità finanziarie (viste le
quotazioni dei
modelli Harley). Ricorda ancora Crepaldi: Stava prendendo forma l’idea della Numero Tre… Iniziano così i viaggi di Crepaldi e Carlo in Inghilterra. Carlo amava raccontare che più di una volta arrivava il mattino presto ad Hinckley e si sedeva all’ingresso della fabbrica per aspettare Bloor dicendo “Io sono la persona giusta per importare le Triumph in Italia, voi avete bisogno di me!”.A tal proposito ricorda Elena: "A Carlo infatti sono sempre piaciute le moto inglesi ed era un po' di tempo che faceva il "filo" alle Triumph. Appena si seppe della rinascita del marchio cercò in tutti i modi di prendere contatti con la casa madre per essere il primo". Enrica Forzani all’epoca segretaria di Carlo, e tutt’oggi (2010) in Harley-Davidson Italia, era colei che ha trascritto lettere, fax e relazioni a raffica per "sedurre" il management inglese e poi per fare partire la nuova rete di vendita. Purtroppo di tutta questa documentazione non ho, fino ad ora, trovato traccia. Giugno
1991: Nella rubrica “Lettere al Direttore” di Motociclismo
ad un quesito posto da alcuni lettori eccitati dai “rumors” attorno al
marchio
Triumph, la rivista risponde “Per quanto
riguarda l’Italia, Quali
furono le ragioni per le quali Triumph scelse in Italia Marco
Marchisio, stretto collaboratore di Carlo Talamo dal 1991 al
2000 scrive: “L'acquisizione
di Triumph, per come la vidi, fu un
corteggiamento
continuo da parte di Carlo in concorrenza con altre società del nostro
settore che
avevano sicuramente più mezzi, ma meno idee e più spocchia verso John
Bloor.
Carlo lo andò a trovare diverse volte in Inghilterra, e gli prospettò
un
ingresso in Italia dedicato a Triumph, senza altri abbinamenti, come i
concorrenti gli proponevano. Allora Triumph era un gran bel marchio
(del
passato), ormai sconosciuto ai più, e
non aveva nulla da offrire di eclatante in un mercato italiano
giapponesizzato.
Quando la delegazione Triumph venne a trovarci a Milano, nel giro
finale presso
tutti i pretendenti all’importazione, Carlo fece
preparare a Livia Diegoli (la nostra grafica) i
marchi della NUMERO
TRE, i rendering delle concessionarie (come le immaginava, con i colori
delle
piastrelle dei pavimenti e delle pareti, le tendine a cupola sulle
vetrine, come pensava di organizzare le
officine
in cui le loro moto sarebbero state assistite), alcuni bozzetti di
pubblicità
che avrebbe potuto fare ecc. - E illustrò loro la filosofia con la
quale aveva
ormai rilanciato con indiscutibile successo il marchio Harley. Nel '91
non c'eravamo
ancora trasferiti alla sede di Arese, ma li portò a vedere i capannoni
in
allestimento spiegando: “ Guardate: ci sono già i due capannoni: da una
parte
Harley - dall'altra Triumph. I due marchi saranno sempre totalmente
distinti.” Questo tranquillizzava
Triumph. Ma garantiva anche
Harley-Davidson, che, da parte sua poteva temere che l’introduzione di
un
concorrente diminuisse o comunque rallentasse il suo business in
Italia. Carlo
fu sempre molto aperto e leale con Harley, informandoli di quello che
intendeva
fare, e non certo a loro discapito, perché le vendite delle Harley
miglioravano
di anno in anno in modo quasi esponenziale. Gli altri
candidati
all'importazione erano case che avrebbero invece abbinato Triumph alla
loro
attività, senza fare nulla di importante per rilanciare il marchio
inglese, comportandosi esattamente come un
qualunque
concessionario che vendeva ad esempio Guzzi, Piaggio e aggiungeva
Triumph, per
incrementare un po’ la sua attività. Da parte loro però non c’era
nessuna idea originale
di marketing. Insomma, pare che
l’approccio dei nostri concorrenti fosse più o meno “mandami le tue
moto che
provo a venderle”… Carlo fu molto più
convincente (pur avendo meno
mezzi) e si impegnò - mi pare - ad importare 400 moto al primo anno,
cosa che
probabilmente fece brillare gli occhi agli Inglesi, che si muovevano
allora
ancora come neofiti del settore motociclistico.
In fondo il mercato italiano della moto era un gran bel mercato e
vendere il
primo anno 400 moto sembrava un ottimo inizio per posizionarsi tra i
marchi già
presenti. Perché
“Numero Tre”? Per l’importazione delle Harley, Carlo e soci avevano
scelto
“Numero Uno” perché il numero “ Ricorda
Livia Diegoli: "Un
giorno Carlo mi chiama nelle stanze della Numero Sette dipinte in
giallo e verde e mi dice "Livia, come vedi questo locale rifinito di
mattoni e con il colore blu?".
Livia, in Numero Uno dal 1990 al
1995, si occupava della parte grafica per il gruppo. Fu proprio Livia
che disegnò il marchio Numero Tre seguendo la stile del logo Numero Uno
utilizzando i caratteri del logo Triumph inglese. Livia, fra le
altre cose, disegnò anche i vari loghi "Trident", "Quadrant",
"Megasprint" che poi Carlo applicava alle Special create su base
Triumph. E così che nel numero Ottobre 1991 della rivista Motociclismo è annunciata la nascita della Numero Tre S.r.l., importatrice in Italia delle Triumph fondata da Roberto Crepaldi, Carlo Talamo e Max Brun con sede a Milano in via Niccolini al civico 33 (numero civico sede della Numero Uno). Dei tre soci iniziali è Carlo quello che è più attivo nel sviluppare inizialmente la Numero Tre. Roberto lascerà infatti la Numero Uno già nel 1993 e Max poco dopo. 1991 - Officina Numero Tre Milano Il Salone
Motociclistico di Milano del Novembre 1991 fu l’occasione
per presentare le moto al pubblico italiano. La partecipazione della
neonata
Numero Tre al Salone fu decisa all’ultimo momento per non perdere
l’appuntamento con gli appassionati che sempre numerosi partecipano a
questa
manifestazione. Dall’Inghilterra
arrivarono le sei motociclette successivamente
esposte al salone (una di queste, Marco
Marchisio racconta del primo salone del 1991: “Ricordo
che riuscimmo
ad avere dalla Eicma, l’ente che organizza il Salone alla Fiera di
Milano, con
fatica lo spazio per un piccolo stand, perché ormai tutte le iscrizioni
si
erano già chiuse, in un padiglione un po’ fuori mano e lontano da
quello dove
era ospitata Harley-Davidson. Carlo fece costruire in
fretta e furia uno stand che doveva
ricordare un negozio stile inglese, con
muri di mattoni rossi, dove le sei motociclette, all’interno giravano
su una piattaforma circolare. Il pubblico
le poteva vedere solo affacciandosi alle
vetrine-finestra aperte lungo le pareti dello stand. Questo
per rispettare la filosofia espositiva
di Carlo: le moto si guardano ma non si toccano. Odiava infatti che la gente ci salisse e smanettasse a vuoto,
sporcandole e magari rigandole. Devo
dire che le moto avevano le verniciature originali abbastanza penose
perché
non si era riusciti a fare nulla per renderle più gradevoli. Io ero
appunto
addetto a quello stand, insieme a Bruno Tagliaferri della Triumph
inglese.
Carlo, di stanza allo stand Harley, faceva di tanto in tanto qualche
capatina
per informarsi di come stava andando, intrattenendo chi lo riconosceva
e
chiedeva spiegazioni sulla sua nuova avventura. La gente che si
affacciava per
ammirare le moto aveva due reazioni. I vecchi motociclisti si
mostravano
entusiasti che 1992 – Primo anno di commercializzazione – 39 motociclette vendute! Il primo
anno di vendita delle Triumph non fu affatto facile.
Anzi… Il budget di vendita era di 400 moto (le famose 400 moto promesse forse un po’ temerariamente agli inglesi durante le trattative per l’importazione del marchio). A Milano in via Niccolini 25 apre il primo storico concessionario Numero Tre. Carlo, dopo aver
venduto le primissime moto, chiama Beppe Sacchi a gestire il nuovo
negozio. Sacchi, in mezzo alle moto da quando era ragazzino,
collaborerà con Triumph fino al 2004. Oggi (2010) lo potrete trovare
presso i negozi della Union Bike di Milano. Quando mi sono trovato le prime Tre Cilindri ’92 tra le mani ho subito smontato gli scarichi di serie per sentire se il suono del 3 a 120 gradi fosse lo stesso del mio vecchio 3. Beh, miracolo, in rilascio gorgoglia uguale, al minimo gira scorbutico uguale, poi ratta un po’ e allunga fortemente con un suono che sembra un organo, che è lo stesso che ha vissuto con me per sessanta, settantamila chilometri. Oddioddio. Certi suoni sono come certi profumi o certe canzoni: quando li senti ti trasportano indietro a qualche ricordo che ti emoziona. Il suono del Trident mi ha riportato ai primi anni ’70 quando sui bordi di Vallelunga sbavavo attorno alle prime 500 chilometri per moto di serie". Ricorda Beppe Sacchi: “I
primi tempi sono stati sicuramente difficili, nessuno sapeva che
esistevano le Triumph, nessuno le voleva. Quando abbiamo cominciato nel
'92 le
Triumph erano moto degli anni ’80 che i giapponesi avevano già fatto un
decennio prima e forse meglio. I primi tempi eravamo solo noi di via
Niccolini e coprivamo praticamente mezza
Italia. Ciò nonostante nel '92 si vendettero poche decine di
esemplari. Con Carlo si iniziò quindi a modificarle esteticamente:
verniciature, cupolini, accessori fatti in casa, scarichi,
strumentazione... il tutto per renderle un pò più interessanti. A quei
tempi c’era il tempo per fare queste modifiche e quindi io e Carlo ci
inventavamo qualcosa e andavamo in
officina a provare. Poi è cresciuto tutto con questo principio: erano
moto per far giocare le persone.”
1992 - Serbatoi personalizzati dalla Numero Tre e disponibili come accessorio 1992 - La numero Tre in via Niccolini (grazie a Fish per l'informazione)
Come già
sottolineato da Beppe, le moto non erano per nulla belle né originali,
tanto che le prime
moto importate furono quasi tutte riviste dalla Numero Tre perché le
livree di serie
non avevano nulla di "british", cosa che invece Carlo cercava di
sottolineare in tutti i modi, per differenziarle dalle giapponesi (alle
quali, ahimè,
assomigliavano ma in brutto). Il messaggio era "3 cilindri
inglese" “moto affidabili”, per far entrare nella testa della gente che
la
tradizione motociclistica inglese era tornata. Le moto
venivano smontate da Eligio e Luca e le carrozzerie portate alla
Playmoto
di Seveso Milanese che da anni, nella persona di Fabrizio Scuderi, già
personalizzava
le Harley-Davidson per La "Trident 750 Vanni Blegi" è un altro esempio di personalizzazione "by Numero Tre". Con questa special Carlo si ricollega alle gare di durate dei
primi anni ’70 ed in particolare alle Trident portate in gara dal team
Koelliker e preparate all'epoca da Domenico Pettinari.
Marco
Marchisio ricorda: “Agli
inizi del '92
Alberto Poggi, responsabile tecnico della Numero Uno, inizia a lavorare
per l'omologazione
dei vari modelli. Senza l’omologazione, infatti non si potevano
immatricolare le
moto vendute. Ricordo una trasferta con
lui, ed Eligio (insieme agli ispettori della motorizzazione di Milano)
a Marene,
vicino a Torino, per i test di consumo e velocità max. Marene
allora era
ancora una pista prova della FIAT sulla quale si potevano portare i
mezzi alla
massima velocità, senza rischi. Si trattava di una striscia d'asfalto
rettilinea lunga una decina di Km. parallela alla A6 Torino-Savona,
dove si
potevano mettere le fotocellule e fare le misurazioni con tranquillità.
Il
vantaggio era che poi si poteva decelerare dopo aver raggiunto la
massima
velocità, senza frenare (come invece si doveva fare ad esempio a Monza
o su
altre piste di autodromi dove al termine di un rettifilo, dove è
possibile
raggiungere la massima velocità, poi bisogna frenare bruscamente per
entrare in
una curva). Lì, mentre testavamo le nostre moto, potemmo vedere per la
prima
volta i prototipi della Punto, che sarebbe uscita qualche tempo dopo. Marene fu poi incorporato nel raddoppio della
A6, e sparì. - Lì provai anch'io per la prima volta le Triumph, e credo
sia
stata la prima e l'ultima volta che ho superato i 200Km/h.
Mi pare che Alberto raggiunse i
Nel
Maggio del ’92, dopo aver ottenuto l’omologazione dei modelli,
cominciarono le immatricolazioni delle prime Triumph in Italia mentre
Carlo si
dedica alla costruzione della rete di vendita. Le moto furono offerte
all'inizio ai concessionari Numero Uno con precise condizioni di
"creare
uno spazio secondo i dettami appositamente stabiliti per il lay-out
Triumph e separato da Harley". In particolare fra le prime concessionarie
ricordiamo quelle di Roma e Firenze di proprietà di Carlo. Alcune
delle prime Triumph importate vennero immatricolate a nome
Italiana Grande Noleggi S.r.l, la società di comodo di Carlo alla quale
intestava tutti i veicoli di sua proprietà personale (e ne aveva
tantissimi) e
tutte le Harley, le Triumph e successivamente le Rolls e le Bentley che
venivano fatte circolare a scopo pubblicitario o affidate ai
giornalisti per i
test. Entro la
fine del 1992 le Triumph sono disponibili a Bologna,
Brescia, Padova, Bergamo, S.Polo
d'Enza (RE), Roma, Ferrara, Pavia e Torino. In particolare aprono le
prime
concessionarie esclusive NUMERO TRE a Bologna, Brescia e subito dopo a
Padova. Questi negozi Numero Tre non sono di proprietà di Carlo. Per gestire gli ordini delle moto, i ricambi, le garanzie dei nuovi punti vendita Carlo prende due dei suoi collaboratori e crea il primo nucleo dedicato alla Numero Tre: Luigi Ferrari (in Numero Tre fino al 1995) segue la parte tecnica (approvvigionamento ricambi, contatti coi concessionari per l’assistenza) ed Elena Meneghetti si occupa della parte commerciale: "Io (Elena) iniziai a lavorare alla Numero Uno nel 1989 e finii nel 1998 ma in realtà collaborai fino al 2001 data nella quale Carlo cedette l'importazione Harley agli americani. Il mio ruolo fu di commerciale e di contatti con le concessionarie per la distribuzione delle moto; seguivo tutta la parte di segreteria commerciale e tutta la parte che era tra amministrazione e commerciale (DDt fatture, incassi ecc ecc)." La
"struttura" Numero Tre non poteva ovviamente reggersi in piedi da sola:
molte attività venivano gestite dalle persone che lavoravano
per la Numero Uno. Oltre a Carlo (che si occupava di tutto dai testi
per le pubblicità alle special) anche Livia Diegoli, Luca Cecchini (che
rimane in Triumph fino al 2005) ed
Alberto Poggi dedicano tempo alle motociclette inglesi. Livia si
occupa di tutta la parte grafica (pubblicità, marchi,...) mentre Luca
gestisce i rapporti con la stampa ed organizza le sessioni
fotografiche, infine Alberto Poggi segue le omologazioni
dei modelli presso il ministero italiano e supporta Luigi per le
problematiche tecniche.
Nel
magazzino di Arese arrivano nel frattempo le 400 motociclette
da vendere nella prima stagione… ma alla fine dell’anno i risultati
risulteranno essere
molto lontani dal budget previsto. Tuttavia le vendite Triumph del
primo anno
di commercializzazione furono il doppio delle vendite del primo anno di
commercializzazione
della Harley-Davidson da parte della neonata Numero Uno a metà degli
anni ’80. Si tratta
quindi di un “successo” ma ben lontano da quanto
prospettato agli inglesi! All'inizio dell'avventura con la Numero Tre, Carlo aveva affidato la preparazione delle prime pagine pubblicitarie al suo amico Andrea Concato, che molto gentilmente mi ha inviato questa e-mail:
1993 – Special e modifiche - 83 motociclette vendute Elena
Meneghetti, ex Numero Tre ricorda: “Mi
ricordo l’anno nel
quale avevamo le moto “stoccate” nel magazzino e non sapevamo più dove
metterle; era il 1992. Carlo non sapeva
più come venderle ed alla fine le ha verniciate quasi tutte
inventandosi di
cambiare i colori alle testate motore ed ai cerchi." Il 1993
inizia quindi con molte preoccupazioni, di Carlo, ma anche
del responsabile amministrativo, il ragionier Giovanni De Angeli, che
deve
tenere a bada le banche: oltre 350 moto in casa significano una
montagna di
soldi immobilizzati che per una realtà appena nata può essere già
motivo di
chiusura. Che fine
hanno fatto dunque le prime 400 moto importate?
Semplice: a parte le poche
decine vendute
nel ’92, tornarono quasi tutte a casa, ed a questo proposito c’è un
singolare
episodio che mi è stato raccontato da Marco: “Era il 1° Aprile, del 1993. Forse sbaglio
qualche nome, ma era atteso in mattinata un emissario della Triumph che
doveva incontrare
Carlo, per parlare dei nuovi programmi (vendite, sviluppo rete, nuovi
modelli
ecc.). Si sarebbero visti prima a Milano in via Niccolini, poi
sarebbero venuti
nel pomeriggio ad Arese. Sapevo che uno degli argomenti spinosi che
Carlo
avrebbe dovuto trattare con (se non ricordo male Mark Fletcher) era la
giacenza
di moto invendute che stavano diventando obsolete, e che non avremmo
mai
venduto: allora Mentre
esaminavo la
posta arrivata mi capitò casualmente in mano una lettera della Triumph
a
firma Mark Fletcher su non so quale argomento, e nello spirito del 1°
Aprile, feci un paio di fotocopie, tagliai i testo e lo cambiai con una
straordinaria
proposta che Triumph faceva a Carlo: gli avrebbe ritirato tutte le moto
invendute per aiutarlo a introdurre meglio Triumph nel mercato
italiano. Mi
rallegrai per la divertente pensata e la feci spedire a Milano via fax
il testo
taroccato. A me sembrava - dato il giorno - una burla “divertente” per
Carlo.
Capitò invece che il fax uscì dalla
macchina proprio nel momento in cui - rientrati dal pranzo di
mezzogiorno - Carlo
e Mark erano tornati in ufficio, e Mark stava aspettando Carlo
assentatosi un
attimo. Fu quindi Mark che allibito vide una lettera Triumph - firmata
da lui
stesso - che arrivava indirizzata a Carlo con una proposta di cui
evidentemente
non sapeva niente. Non so che cosa sia successo esattamente tra Carlo e
Mark,
prima che si accorgessero che il fax non arrivava dall'Inghilterra, ma
da
Arese. So che
qualche minuto
dopo, arrivò una telefonata di Carlo da Milano che chiedeva di fargli
trovare
sulla sua scrivania la testa mozzata di chi aveva fatto quella
stronzata al suo
arrivo ad Arese. Io mi stavo preparando
a fargli trovare, anziché la testa, una lettera di dimissioni, e forse
me ne
stavo anche andando da Arese a casa, per non subire le conseguenze
dell'incazzatura di Carlo (che quando si incazzava era veramente
sgradevole). Fatto sta
che comunque
l'argomento della lettera obbligò Carlo e Mark a parlare immediatamente
della
giacenza di moto che Mark
prima tergiversò
(per loro le moto erano uscite e non se le potevano prendere indietro),
poi
fece un po' di telefonate per tutta l'Europa e riuscì a collocare il
nostro
invenduto su altri mercati europei che erano partiti prima dell'Italia,
che
andavano molto meglio di noi, e che non avrebbero avuto difficoltà,
magari con
qualche sconto di incoraggiamento, a vendere il nostro invenduto sul
loro territorio.
Noi (intendo Carlo) ce la cavammo con la piccola perdita dello sconto
riconosciuto agli altri importatori, a fronte della perdita secca del
parco
moto invenduto che sarebbe stato sempre più invendibile appena fossero
arrivati
i nuovi modelli. Fu così
che le moto,
qualche giorno più tardi, presero la strada della Francia, del Belgio,
dell'Olanda, dell'Inghilterra e di qualche altro paese europeo. Quando
Carlo arrivò ad
Arese con Mark era raggiante perché aveva risolto il suo problema, (in
quel
momento il problema dei problemi) e diede istruzioni per far rimettere
in cassa
le moto sballate, ecc. ecc. non facendo alcun accenno alla testa che
aveva
chiesto. Mi chiamò
il giorno
dopo nel suo ufficio e mi consegnò, senza dire una parola, una sua
lettera in
cui si diffidavano tutti i dipendenti della Numero Uno, Tre, Italia
ecc. ad
utilizzare i fax per inviare comunicazioni che non fossero attinenti
all'attività aziendale. Più
tardi, ma
passarono forse diversi mesi, ammise a denti stretti che quella era
stata l'unica
ragionevole soluzione per non segare le gambe alla neonata Numero Tre,
il cui
bilancio non avrebbe sopportato al primo anno di attività una perdita
pari o superiore
di gran lunga al fatturato. Qualche
anno più
tardi, quando le cose marciavano ormai bene e le Triumph arrivavano nel
magazzino di Arese e partivano immediatamente per le varie
concessionarie, ci
capitò di riparlare di quel episodio e ci ridemmo sopra. Qualche volta problemi insolubili si risolvono con un po’ di follia e molta fortuna (o culo, come preferiva dire più schiettamente Carlo)”
Ma quali
sono i motivi per il quali le Triumph fanno fatica a
decollare in Italia? Sono domande che si pongono in continuazione anche
all’interno della Numero Tre… Nell’immaginario
collettivo Triumph è un marchio vecchio, glorioso
ma vecchio, e le nuove generazioni di motociclisti non prendono in
considerazione le Triumph che non si differenziano molto dalle moto
giapponesi. Bisogna
far conoscere le moto, fare in modo che attirino
l’attenzione, fare in modo che le riviste di settore ne parlino (e ne
parlino in
maniera positiva). I motori vanno bene, la meccanica è affidabile, ma
l’aspetto
delle moto è ancora anonimo. Allora
Carlo, oltre alle verniciature personalizzate, oltre a inserire nuovi
preziosi
particolari che ne accrescano il fascino, inizia a creare delle vere e
proprie
special su base Triumph e, come fa per Harley, scrive i testi delle
pubblicità,
impegnandosi a creare una nuova, forte, originale immagine attorno al
marchio
inglese. Eligio,
meccanico storico Numero Tre, racconta che
passavano giornate intere a
lavorare (ma più che lavorare, è meglio dire “trafficare”) in officina
su un
prototipo senza badare a spese per realizzare una sua idea. Carlo non
solo amava quasi fisicamente le motociclette: aveva
una solida cultura motociclistica che
andava indietro nel tempo ed una grossa esperienza su tutti i modelli.
Molti dei suoi prototipi riprendono soluzioni o
caratteristiche delle vecchie Triumph anni ’70 di cui Carlo era
appassionatissimo.
I possessori delle Triumph potevano rivolgersi alla Numero Tre per personalizzare la propria moto; questi i prezzi praticati dalla concessionaria: verniciatura carrozzeria L. 900.000, verniciatura coperchio punterie L. 60.000, coppia manubri Daytona L. 222.800, coppia pinze Billet anteriori a 6 pistoncini L. 1.500.000, coppia pedane allumino anteriori L. 150.000, portatarga allumino L. 100.000, cupolino anteriore L. 15.110, lucidatura carter motore e pedane L.200.000. Ed i risultati si vedono: nel 1993 infatti verranno più che raddoppiate le vendite (da 39 a 83 moto) che si basano principalmente sulle versioni spinte dal trecilindri 900 ed in particolare dalla nuda Trident. 1993 - Carlo Talamo e la sua special Trident Sport 900 Ma
parliamo un po’ della pubblicità della Numero Tre che
accompagna sulle riviste l’introduzione delle Triumph. La composizione
di tutte
le pagine pubblicitarie è stata seguita inizialmente da Livia Diegoli,
poi per
un breve periodo da Michela Pino, e dal 1995 da Stefano Narra. Carlo,
che non sapeva disegnare, ed aveva una
scrittura che andava più che letta, decifrata, era il copy e l'art
director
della sua pubblicità: si faceva i testi – che per fortuna batteva a
macchina -
e impostava la visualizzazione delle pagine. Quando preparava i testi
si
chiudeva nel suo megaufficio e non voleva essere disturbato. Poi chiamava Livia o Stefano, spiegava o schizzava
le
idee, consegnava il testo, e
aspettava la bozza che correggeva e ricorreggeva, facendo impazzire i
due poveri grafici. Stefano
Narra, sopravvissuto al trattamento-Talamo,
continua a preparare le pubblicità per Triumph fino al 2013 anno in cui uscirà dall'azienda. Ricorda Marco Marchisio: “Carlo ci teneva che il marchio Triumph fosse ben evidente sulle motociclette, e lottò a lungo con Hinckley perché anche sul serbatoio della Tiger comparisse e ben evidente il logo Triumph anziché Tiger (perché, diceva giustamente, che non esisteva un marchio di moto "Tiger",) La gente vedendola non capiva che era un modello della Triumph, e quindi non avrebbe saputo dove andarsela a comprare. Credo anzi che le Tiger che faceva riverniciare in Italia (ne ricordo un paio con la livrea mimetica bellissime - una tipo desert storm e l'altra con livrea mimetica classica) sul serbatoio poi avevano la decal Triumph, e non Tiger.”
Triple Team Numero Tre Carlo Talamo, come scritto in più parti, era un vero appassionato di motociclette ed in particolare delle vecchie Triumph di Meriden. In un vecchio articolo del 1993 Carlo scrive "Il suono del Trident di Hinckley con gli scarichi aperti mi ha riportato ai primi anni '70 quando sui bordi di Vallelunga sbavavo alle prime 500 chilometri per moto di serie. In verità avevo una Laverda allora, e le volevo bene. Ma quando sentivo il suono cupo e accordato, mai sgraziato, delle tre cilindri io entravo in estasi." Un po' per passione personale ed un po' per ridare visibilità al marchio Triumph Carlo decide quindi di sponsorizzare il Triple Team Numero Tre nato per far risplendere le gloriose Trident 750 tre cilindri da corsa. Le due moto, restaurate da Domenico Pettinari, vengono iscritte e partecipano vittoriosamente ai campionati nazionali per moto classiche con qualche puntata nelle gare internazionali più prestigiose. Alla guida Vanni Blegi e Giovanni Provenzano, lo stesso Provenzano che in sella alla stessa moto fu protagonista del Bol d'Or del 1972! 1993 - La Numero Tre sponsorizza il Triple Team Numero Tre e le gloriose Trident da corsa per le gare d'epoca 1993 - Le due Trident da corsa portate in gara da Provenzano e Blegi. 1993 - La Trident da corsa guidata da Vanni Blegi nelle manifestazioni d'epoca 1993 - Vanni Blegi e la "sua" Trident da corsa 1993 - Vanni Blegi e la "sua" Trident in azione (sul bagnato a Vallelunga) 1996 - Gianfranco Bonera alfiere del Triple Team Numero Tre (con il nr.59) 1994 – Arriva la Speed Triple - 192 motociclette vendute Con l’arrivo delle nuove motociclette (Sprint ST, Tiger ma soprattutto la prima Speed Triple) arrivano le prime soddisfazioni. Il 1994 sarà un anno positivo che si concluderà con 192 motociclette immatricolate, più del doppio rispetto al 1993. Alla fine del 1994 entra a far parte del gruppo Numero Uno Stefano Narra che inizialmente affianca Livia Diegoli per la parte grafica (pubblicità, marchi,...). Ricorda Stefano "La prima volta che ho visto Carlo era in sella ad un Quadrant bianco con la testa rossa." 1994 - Carlo e le Triumph nel negozio di via Niccolini a Milano Carlo Talamo e la Speed Triple 1994 - da sinistra: Eligio Baita e Luca Ciapponi nell'officina Numero Tre in via Nicolini mentre lavorano ad una ALU 1995 – 393 motociclette vendute Nel novembre del 1994 Fausto Broglia risponde ad un annuncio del Corriere della Sera: la Numero Tre sta cercando un responsabile per la gestione del magazzino di Arese. Al primo colloquio Fausto è intervistato da Marco Marchisio della Numero Uno strettissimo collaboratore di Carlo. Pochi giorni dopo viene richiamato dalla Enrica Forzani (segretaria personale di Carlo) per il secondo colloquio direttamente con Talamo. L'esito è positivo e Fausto entra a far parte della Numero Tre il 2 gennaio 1995. All'epoca il capannone di Arese, attuale sede di Triumph Motorcycles Srl, era praticamente vuoto senza riscaldamento. Fungeva da magazzino per le moto (e ricambi) in arrivo dall'Inghilterra ed in attesa di essere spedite ai vari concessionari. Ricorda Fausto "Il capannone era vuoto, c'erano 80 moto in cassa più qualche moto parcheggiata. Esisteva il soppalco ma non c'erano gli uffici di oggi. Ero da solo, senza riscaldamento e senza telefono. Nell'area dove oggi c'è l'officina per la formazione dei meccanici, c'era il vecchio magazzino ricambi della Numero Tre e al piano superiore (dove ora si svolge la parte teorica dei corsi formativi) c'era il magazzino accessori e abbigliamento. All'epoca lavoravano esclusivamente alla Numero Tre di Arese due sole persone: Elena Meneghetti, che assegnava le 300 moto che si vendevano in quegli anni, ed io che mi occupavo dello sballaggio e della preparazione moto per le consegne, della spedizione ricambi e assistenza tecnica e delle garanzie. All'epoca non c'era il sistema informatico di oggi e le garanzie venivano gestite con la casa madre tramite fax. Ovviamente poi si utilizzavano tutte le sinergie del gruppo per l'amministrazione la pubblicità e tutto il resto. A Milano in concessionaria ricordo Beppe Sacchi alle vendite e Eligio in officina." Il 1995 è se vogliamo un anno di svolta anche per l'arrivo di Mario Lupano che ricoprirà il ruolo di Amministratore Delegato di Triumph Italia fino dal 2002 al 2012. Mario entra nel gruppo Numero Uno nel 1994 occupandosi del sistema informatico gestionale di Arese e dal 1995 inizia a seguire la parte commerciale della Numero Tre. Livia Diegoli lascia l'azienda e Stefano Narra diventa il grafico del gruppo Numero Uno ed ovviamente della Numero Tre occupandosi di tutta la pubblicità e l'immagine Triumph... ovviamente con il supporto di Carlo: niente poteva essere fatto senza la sua approvazione che resta per tutta la vita della Numero Tre "il padrone" (lo scriveva anche nei suoi biglietti da visita!). La rete vendita si allarga: nel 1995 la rete copre Milano, Roma, Firenze, Bologna, Catania, Verona, Torino, Civitanova Marche, Bergamo, Cuneo, Udine, Brescia, Bolzano, Venezia, Napoli, Grosseto e Casano Maderno. Grazie ai nuovi punti vendita, alla Speed Triple, alla Tiger e alla sempre verde Trident 750 anche nel 1995 si riuscirà a raddoppiare l'immatricolato in Italia rispetto all'anno precedente! Con la fine del 1995 questa è la situazione del gruppo di Carlo: Numero Uno Italia S.p.a. sede legale Via Niccolini,33 Numero Uno Srl via Fioravanti, 12 Numero Uno Milano Srl via Fioravanti, 12 Numero Uno Garage Srl via Fioravanti, 14 (sede legate Nicolini 33) Gialloquaranta Officina in via Fioravanti 19/21 (ex Crepaldi Auto Spa) Gialloquaranta Esposizione Via S.Pietro all’Orto, 11 Gialloquaranta Negozio via Niccolini, 28 Italiana grandi noleggi (1995) v.le Industria Arese 10/17 Numero Tre Srl: sede legale via Niccolini, 25/A, deposito Arese viale delle industrie 10/17 Numero Tre Srl: officina via Niccolini 25/A Capannoni Harley-Davidson e Triumph in viale delle industrie 10/17 ad Arese In via Niccolini i numero civici 29, 32, 33 sono occupati da negozi e depositi Roma Numero Tre – Via Spaventa 15/17 (negozio+officina) e abbigliamento in via Spaventa 28 Roma Numero Tre – Via Aureliana 65/67/69 Firenze Numero Tre - Via B.Montelupo, 28 A/B/C Firenze Numero Tre - Via B.Montelupo, 30 A/B/C 1995 - Carlo Talamo in sella ad un prototipo della Thunderbird nel cortile della fabbrica ad Hinckley. Si riconoscono da sinistra verso destra: Fabrizio Farinelli di N3 Roma, Nicola Martini di N3 Verona e Beppe Sacchi N3 Milano (grazie a Eligio per la foto). 1995 - Carlo Talamo al salone di Birmingham in occasione della presentazione in anterprima della Thunderbird 900. Si riconoscono da sinistra: Paolo Mazzetti (N3 Bologna), N3 Catania, Nicola Martini (N3 Verona), Carlo, Fabrizio Farinelli (N3 Roma) ed un inglese di Triumph UK (grazie a Eligio per la foto).
1995 - La Numero Tre espone al salone del motociclo di milano |