Numero Tre | ||
La Numero Tre è stata la società che ha importato in Italia le motociclette Triumph dal 1991, anno di rinascita dell'azienda inglese, fino al subentro diretto della casa madre nel 2002. E' una storia di persone e passione che merita di essere raccontata. E’ stata un’avventura incredibile portata avanti con tenacia da Carlo Talamo che, dopo aver creato il fenomeno Harley Davidson in Italia, si è impegnato in questa nuova sfida con le neonate motociclette britanniche. Ma la Numero Tre non è solo Talamo, è anche tutte le altre persone che hanno contribuito a far crescere questa piccola azienda passando dalle 39 moto vendute nel 1992 alle quasi 2500 del 2001. Per raccontare questa storia mi sono documentato attraverso vecchie riviste del settore ed ho intervistato alcune delle persone che furono testimoni di questa storia. Purtroppo la persona che più di ogni altra ha contribuito a questa incredibile avventura, Carlo, non è più tra noi. Ringrazio (in ordine alfabetico): Eligio Baita, Fausto Broglia, Luca Cecchini, Roberto Crepaldi, Livia Diegoli, Enrica Forzani, Mario Lupano, Fredi Marcarini (uno dei fotografi a cui si rivolgeva Carlo), Marco Marchisio, Elena Meneghetti, Stefano Narra, Beppe Sacchi e Fabrizio Scuderi (di Playmoto). Spero di non aver dimenticato nessuno… :-) Desidero ringraziare in modo particolare Marco Marchisio che, oltre ad aver contribuito con racconti e foto, mi ha aiutato nella revisione del testo. Ho cercato di riportare nel modo più completo e fedele le informazioni che ho trovato. Tuttavia potrebbero esserci degli errori di date, nomi, persone o mansioni. Vi chiedo la cortesia di segnalarmi le opportune correzioni. Questa pagina non è incisa nel marmo, per cui potrà essere aggiornata in funzione dei vostri commenti o delle nuove informazioni che trovo. Io non c'ero per cui mi affido, e mi sono affidato, ai vostri ricordi. Grazie. per qualsiasi commento scrivetemi a info@fedrotriple.it
Nascita della Numero Tre - Antefatti Nel Nel 1978 l’Harley-Davidson
piuttosto in difficoltà, vende lo
stabilimento italiano di Schiranna,
vicino al lago di Varese, ai fratelli Castiglioni, che lo sfruttano per
produrre alcuni modelli ricopiati sui due tempi Harley, con marchio CAGIVA
(acronimo di Castiglioni-Giovanni-Varese). Nel Nasce così Dei tre soci, Carlo Fulvio Talamo Atenolfi di Castelnuovo (nelle vene gli scorre sangue
blu), che nel corso della storia chiameremo sempre e solo Carlo, fu quello che
probabilmente più degli altri contribuì al successo dell’impresa. Si installò
nel negozietto e iniziò a vendere quelle – allora – invendibili moto. Per imporle nuovamente all’attenzione del
pubblico, impiegò tutte le sue doti di comunicatore. Avendo alle spalle un’esperienza di pubblicitario (era suo lo
slogan “Omsa, che gambe!” per le note calze da donna) decise di mettere
inizialmente la sua faccia in tutte le inserzioni pubblicitarie per
Harley-Davidson, che impostò abbinando se stesso alle immagini delle moto, e
anziché mettere dati tecnici su cilindrate, velocità o altro, inserì come copy
dei testi equiparabili a poesie che evocavano le sensazioni e la gioia di
andare in moto. Questi straordinari ed insoliti testi adagio adagio catturarono
l’attenzione di tutti gli appassionati di moto (e non solo delle Harley). La sua prima concessionaria, Da parte sua Carlo ha fornito parecchi spunti alla Harley-Davidson
per migliorie ai vari modelli (soprattutto per renderli più adatti ai mercati
europei), dando perfino ispirazione per la realizzazione di modelli di successo
come Ma torniamo alla Numero Tre. I nostri tre intraprendenti amici, più o meno nello stesso periodo
in cui A questo proposito interessante è la testimonianza diretta di
Roberto Crepaldi: “Ci fu però un
precedente, nel '85-86 importammo in Italia alcune Bonneville 750 T140 nuove (credo che furono 25 le moto importate in totale: erano quelle
fatte da Les Harris su licenza proprio di John Bloor che deteneva il marchio
Triumph dalla chiusura di Meriden). Lo facemmo con 1986 - Una della Bonneville Les Harris vendute in Italia dalla Numero Uno 1991 - Nascita della Numero Tre Qualche anno dopo, precisamente nel 1990, John Bloor annuncia la
rinascita della Triumph e l'anno successivo, uscite le prime unità dal nuovo
stabilimento di Hinckley, iniziano le vendite in Germania, Inghilterra,
Australia, Olanda, Austria e Francia. Nel 1991 verranno vendute nel mondo circa
1200 Triumph. L’idea di Crepaldi era quella di introdurre nella rete di vendita che si stava creando nel solco della Numero Uno, un marchio europeo, non giapponese, di tradizioni più sportive, da offrire in antitesi, non in concorrenza ad Harley-Davidson, e quindi coprire un'altra fascia di mercato: quello delle custom-sport.
Queste potevano interessare un pubblico più giovane e più
sportivo, diverso da quello che in quel momento si stava accostando alle
Harley, fatto per lo più di gente matura, a volte mai andata in motocicletta,
soprattutto con “cospicue” disponibilità finanziarie (viste le quotazioni dei
modelli Harley). Ricorda ancora Crepaldi: Stava prendendo forma l’idea della Numero Tre… A tal proposito ricorda Elena: "A Carlo infatti sono sempre piaciute le moto inglesi ed era un po' di tempo che faceva il "filo" alle Triumph. Appena si seppe della rinascita del marchio cercò in tutti i modi di prendere contatti con la casa madre per essere il primo". Enrica Forzani all’epoca segretaria di Carlo, e tutt’oggi (2010) in Harley Davidon Italia, era colei che ha trascritto lettere, fax e relazioni a raffica per "sedurre" il management inglese e poi per fare partire la nuova rete di vendita. Purtroppo di tutta questa documentazione non ho, fino ad ora, trovato traccia. Giugno 1991: Nella rubrica “Lettere al Direttore” di Motociclismo
ad un quesito posto da alcuni lettori eccitati dai “rumors” attorno al marchio
Triumph, la rivista risponde “Per quanto
riguarda l’Italia, Quali furono le ragioni per le quali Triumph scelse in Italia Marco Marchisio, stretto collaboratore di Carlo Talamo dal 1991 al
2000 scrive: “L'acquisizione di Triumph, per come la vidi, fu un corteggiamento
continuo da parte di Carlo in concorrenza con altre società del nostro settore che
avevano sicuramente più mezzi, ma meno idee e più spocchia verso John Bloor.
Carlo lo andò a trovare diverse volte in Inghilterra, e gli prospettò un
ingresso in Italia dedicato a Triumph, senza altri abbinamenti, come i
concorrenti gli proponevano. Allora Triumph era un gran bel marchio (del
passato), ormai sconosciuto ai più, e
non aveva nulla da offrire di eclatante in un mercato italiano giapponesizzato.
Quando la delegazione Triumph venne a trovarci a Milano, nel giro finale presso
tutti i pretendenti all’importazione, Carlo
fece preparare a Livia Diegoli (la nostra grafica) i marchi della NUMERO
TRE, i rendering delle concessionarie (come le immaginava, con i colori delle
piastrelle dei pavimenti e delle pareti, le tendine a cupola sulle
vetrine, come pensava di organizzare le officine
in cui le loro moto sarebbero state assistite), alcuni bozzetti di pubblicità
che avrebbe potuto fare ecc. - E illustrò loro la filosofia con la quale aveva
ormai rilanciato con indiscutibile successo il marchio Harley. Nel '91 non c'eravamo
ancora trasferiti alla sede di Arese, ma li portò a vedere i capannoni in
allestimento spiegando: “ Guardate: ci sono già i due capannoni: da una parte
Harley - dall'altra Triumph. I due marchi saranno sempre totalmente distinti.” Questo tranquillizzava
Triumph. Ma garantiva anche
Harley-Davidson, che, da parte sua poteva temere che l’introduzione di un
concorrente diminuisse o comunque rallentasse il suo business in Italia. Carlo
fu sempre molto aperto e leale con Harley, informandoli di quello che intendeva
fare, e non certo a loro discapito, perché le vendite delle Harley miglioravano
di anno in anno in modo quasi esponenziale. Gli altri candidati
all'importazione erano case che avrebbero invece abbinato Triumph alla loro
attività, senza fare nulla di importante per rilanciare il marchio inglese, comportandosi esattamente come un qualunque
concessionario che vendeva ad esempio Guzzi, Piaggio e aggiungeva Triumph, per
incrementare un po’ la sua attività. Da parte loro però non c’era nessuna idea originale
di marketing. Insomma, pare che
l’approccio dei nostri concorrenti fosse più o meno “mandami le tue moto che
provo a venderle”… Carlo fu molto più convincente (pur avendo meno
mezzi) e si impegnò - mi pare - ad importare 400 moto al primo anno, cosa che
probabilmente fece brillare gli occhi agli Inglesi, che si muovevano allora
ancora come neofiti del settore motociclistico.
In fondo il mercato italiano della moto era un gran bel mercato e vendere il
primo anno 400 moto sembrava un ottimo inizio per posizionarsi tra i marchi già
presenti. Perché “Numero Tre”? Per l’importazione delle Harley, Carlo e soci avevano scelto
“Numero Uno” perché il numero “ Ricorda Livia Diegoli: "Un
giorno Carlo mi chiama nelle stanze della Numero Sette dipinte in
giallo e verde e mi dice "Livia, come vedi questo locale rifinito di
mattoni e con il colore blu?".
Livia, in Numero Uno dal 1990 al
1995, si occupava della parte grafica per il gruppo. Fu proprio Livia
che disegnò il marchio Numero Tre seguendo la stile del logo Numero Uno
utilizzando i caratteri del logo Triumph inglese. Livia, fra le
altre cose, disegnò anche i vari loghi "Trident", "Quadrant",
"Megasprint" che poi Carlo applicava alle Special create su base
Triumph. E così che nel numero Ottobre 1991 della rivista Motociclismo è annunciata la nascita della Numero Tre S.r.l. , importatrice in Italia delle Triumph fondata da Roberto Crepaldi, Carlo Talamo e Max Brun con sede a Milano in via Niccolini al civico 33 (numero civico sede della Numero Uno). Dei tre soci iniziali è Carlo quello che è più attivo nel sviluppare inizialmente la Numero Tre. Roberto lascerà infatti la Numero Uno già nel 1993 e Max poco dopo. 1991 - Officina Numero Tre Milano Il Salone Motociclistico di Milano del Novembre 1991 fu l’occasione
per presentare le moto al pubblico italiano. La partecipazione della neonata
Numero Tre al Salone fu decisa all’ultimo momento per non perdere
l’appuntamento con gli appassionati che sempre numerosi partecipano a quella
manifestazione. Dall’Inghilterra arrivarono le sei motociclette successivamente
esposte al salone (una di queste, Marco Marchisio racconta del primo salone del 1991: “Ricordo che riuscimmo
ad avere dalla Eicma, l’ente che organizza il Salone alla Fiera di Milano, con
fatica lo spazio per un piccolo stand, perché ormai tutte le iscrizioni si
erano già chiuse, in un padiglione un po’ fuori mano e lontano da quello dove
era ospitata Harley-Davidson. Carlo fece costruire in fretta e furia uno stand che doveva
ricordare un negozio stile inglese, con
muri di mattoni rossi, dove le sei motociclette, all’interno giravano su una piattaforma circolare. Il pubblico le poteva vedere solo affacciandosi alle
vetrine-finestra aperte lungo le pareti dello stand. Questo per rispettare la filosofia espositiva
di Carlo: le moto si guardano ma non si toccano. Odiava infatti che la gente ci salisse e smanettasse a vuoto,
sporcandole e magari rigandole. Devo
dire che le moto avevano le verniciature originali abbastanza penose perchè
non si era riusciti a fare nulla per renderle più gradevoli. Io ero appunto
addetto a quello stand, insieme a Bruno Tagliaferri della Triumph inglese.
Carlo, di stanza allo stand Harley, faceva di tanto in tanto qualche capatina
per informarsi di come stava andando, intrattenendo chi lo riconosceva e
chiedeva spiegazioni sulla sua nuova avventura. La gente che si affacciava per
ammirare le moto aveva due reazioni. I vecchi motociclisti si mostravano
entusiasti che 1992 – Primo anno di commercializzazione – 39 motociclette vendute! Il primo anno di vendita delle Triumph non fu affatto facile.
Anzi… Il budget di vendita era di 400 moto (le famose 400 moto promesse forse un po’ temerariamente agli inglesi durante le trattative per l’importazione del marchio). A Milano in via Niccolini 25 a Milano
apre il primo storico concessionario Numero Tre. Carlo, dopo aver
venduto le primissime moto, chiama Beppe Sacchi a gestire il nuovo
negozio. Sacchi, in mezzo alle moto da quando era ragazzino,
collaborerà con Triumph fino al 2004. Oggi (2010) lo potrete trovare
presso i negozi della Union Bike di Milano. Ricorda Beppe Sacchi: “I
primi tempi sono stati sicuramente difficili, nessuno sapeva che
esistevano le Triumph, nessuno le voleva. Quando abbiamo cominciato nel
'92 le
Triumph erano moto degli anni ’80 che i giapponesi avevano già fatto un
decennio prima e forse meglio. I primi tempi eravamo solo noi di via
Niccolini e coprivamo praticamente mezza
Italia. Ciò nonostante nel '92 si vendettero poche decine di
esemplari. Con Carlo si iniziò quindi a modificarle esteticamente:
verniciature, cupolini, accessori fatti in casa, scarichi,
strumentazione... il tutto per renderle un pò più interessanti. A quei
tempi c’era il tempo per fare queste modifiche e quindi io e Carlo ci
inventavamo qualcosa e andavamo in
officina a provare. Poi è cresciuto tutto con questo principio: erano
moto per far giocare le persone.”
Come già sottolineato da Beppe, le moto non erano per nulla belle né originali, tanto che le prime
moto importate furono quasi tutte riviste dalla Numero Tre perchè le livree di serie
non avevano nulla di "british", cosa che invece Carlo cercava di
sottolineare in tutti i modi, per differenziarle dalle giapponesi (alle quali, ahimè,
assomigliavano ma in brutto). Il messaggio era "3 cilindri
inglese" “moto affidabili”, per far entrare nella testa della gente che la
tradizione motociclistica inglese era tornata. Le moto venivano smontate da Eligio e Luca e le carrozzerie portate alla Playmoto
di Seveso Milanese che da anni, nella persona di Fabrizio Scuderi, già personalizzava
le Harley Davidson per Marco Marchisio: “Agli inizi del '92
Alberto Poggi, responsabile tecnico della Numero Uno, inizia a lavorare per l'omologazione
dei vari modelli. Senza l’omologazione, infatti non si potevano immatricolare le
moto vendute. Ricordo una trasferta con
lui, ed Eligio (insieme agli ispettori della motorizzazione di Milano) a Marene,
vicino a Torino, per i test di consumo e velocità max. Marene allora era
ancora una pista prova della FIAT sulla quale si potevano portare i mezzi alla
massima velocità, senza rischi. Si trattava di una striscia d'asfalto
rettilinea lunga una decina di Km. parallela alla A6 Torino-Savona, dove si
potevano mettere le fotocellule e fare le misurazioni con tranquillità. Il
vantaggio era che poi si poteva decelerare dopo aver raggiunto la massima
velocità, senza frenare (come invece si doveva fare ad esempio a Monza o su
altre piste di autodromi dove al termine di un rettifilo, dove è possibile
raggiungere la massima velocità, poi bisogna frenare bruscamente per entrare in
una curva). Lì, mentre testavamo le nostre moto, potemmo vedere per la prima
volta i prototipi della Punto, che sarebbe uscita qualche tempo dopo. Marene fu poi incorporato nel raddoppio della
A6, e sparì. - Lì provai anch'io per la prima volta le Triumph, e credo sia
stata la prima e l'ultima volta che ho superato i 200Km/h. Mi pare che Alberto raggiunse i Nel Maggio del ’92, dopo aver ottenuto l’omologazione dei modelli,
cominciarono le immatricolazioni delle prime Triumph in Italia mentre Carlo si
dedica alla costruzione della rete di vendita. Le moto furono offerte
all'inizio ai concessionari Numero Uno con precise condizioni di "creare
uno spazio secondo i dettami appositamente stabiliti per il lay-out Triumph, -
separato da Harley". In particolare fra le prime concessionarie ricordiamo quelle di Roma e Firenze di proprietà di Carlo. Alcune delle prime Triumph importate vennero immatricolate a nome
Italiana Grande Noleggi S.r.l, la società di comodo di Carlo alla quale
intestava tutti i veicoli di sua proprietà personale (e ne aveva tantissimi) e
tutte le Harley, le Triumph e successivamente le Rolls e le Bentley che
venivano fatte circolare a scopo pubblicitario o affidate ai giornalisti per i
test. Entro la fine del 1992 le Triumph sono disponibili a Bologna,
Brescia, Padova, Bergamo, S.Polo
d'Enza (RE), Roma, Ferrara, Pavia e Torino. In particolare aprono le
prime
concessionarie esclusive NUMERO TRE a Bologna, Brescia e subito dopo a
Padova. Questi negozi Numero Tre non sono di proprietà di Carlo. Per gestire gli ordini delle moto, i ricambi, le garanzie dei nuovi punti vendita Carlo prende due dei suoi collaboratori e crea il primo nucleo dedicato alla Numero Tre: Luigi Ferrari (in Numero Tre fino al 1995) segue la parte tecnica (approvvigionamento ricambi, contatti coi concessionari per l’assistenza) ed Elena Meneghetti si occupa della parte commerciale: "Io (Elena) iniziai a lavorare alla Numero Uno nel 1989 e finii nel 1998 ma in realtà collaborai con la numero uno fino al 2001 data nella quale cedette l'importazione Harley agli americani. Il mio ruolo fu il ruolo commerciale e dei contatti con le concessionarie per la distribuzione delle moto; seguivo tutta la parte di segreteria commerciale e tutta la parte che era tra amministrazione e commerciale (DDt fatture, incassi ecc ecc)." La
"struttura" Numero Tre non poteva ovviamente reggersi in piedi da sola:
molte attività venivano gestite dalle persone che lavoravano
per la Numero Uno. Oltre a Carlo (che si occupava di tutto dai testi
per le pubblicità alle special) anche Livia Diegoli, Luca Cecchini (che rimane in Triumph fino al 2005) ed
Alberto Poggi dedicano tempo alle motociclette inglesi. Livia si
occupa di tutta la parte grafica (pubblicità, marchi,...) mentre Luca
gestisce i rapporti con la stampa ed organizza le sessioni
fotografiche, infine Alberto Poggi segue le omologazioni
dei modelli presso il ministero italiano e supporta Luigi per le
problematiche tecniche.
Nel magazzino di Arese arrivano nel frattempo le 400 motociclette
da vendere nella prima stagione… ma alla fine dell’anno i risultati risulteranno essere
molto lontani dal budget previsto. Tuttavia le vendite Triumph del primo anno
di commercializzazione furono il doppio delle vendite del primo anno di commercializzazione
della Harley-Davidson da parte della neonata Numero Uno a metà degli anni ’80. Si tratta quindi di un “successo” ma ben lontano da quanto
prospettato agli inglesi! 1993 – Special e modifiche - 83 motociclette vendute Elena Meneghetti, ex Numero Tre ricorda: “Mi ricordo l’anno nel
quale avevamo le moto “stoccate” nel magazzino e non sapevamo più dove
metterle; era il 1992. Carlo non sapeva
più come venderle ed alla fine le ha verniciate quasi tutte inventandosi di
cambiare i colori alle testate motore ed ai cerchi." Il 1993 inizia quindi con molte preoccupazioni, di Carlo, ma anche
del responsabile amministrativo, il ragionier Giovanni De Angeli, che deve
tenere a bada le banche: oltre 350 moto in casa significano una montagna di
soldi immobilizzati che per una realtà appena nata può essere già motivo di
chiusura. Che fine hanno fatto dunque
le prime 400 moto importate? Semplice: a parte le poche decine vendute
nel ’92, tornarono quasi tutte a casa, ed a questo proposito c’è un singolare
episodio che mi è stato raccontato da Marco: “Era il 1° Aprile, del 1993. Forse sbaglio
qualche nome, ma era atteso in mattinata un emissario della Triumph che doveva incontrare
Carlo, per parlare dei nuovi programmi (vendite, sviluppo rete, nuovi modelli
ecc.). Si sarebbero visti prima a Milano in via Niccolini, poi sarebbero venuti
nel pomeriggio ad Arese. Sapevo che uno degli argomenti spinosi che Carlo
avrebbe dovuto trattare con (se non ricordo male Mark Fletcher) era la giacenza
di moto invendute che stavano diventando obsolete, e che non avremmo mai
venduto: allora Mentre
esaminavo la
posta arrivata mi capitò casualmente in mano una lettera della Triumph
a
firma Mark Fletcher su non so quale argomento, e nello spirito del 1°
Aprile, feci un paio di fotocopie, tagliai i testo e lo cambiai con una
straordinaria
proposta che Triumph faceva a Carlo: gli avrebbe ritirato tutte le moto
invendute per aiutarlo a introdurre meglio Triumph nel mercato
italiano. Mi
rallegrai per la divertente pensata e la feci spedire a Milano via fax
il testo
taroccato. A me sembrava - dato il giorno - una burla “divertente” per
Carlo.
Capitò invece che il fax uscì dalla
macchina proprio nel momento in cui - rientrati dal pranzo di mezzogiorno - Carlo
e Mark erano tornati in ufficio, e Mark stava aspettando Carlo assentatosi un
attimo. Fu quindi Mark che allibito vide una lettera Triumph - firmata da lui
stesso - che arrivava indirizzata a Carlo con una proposta di cui evidentemente
non sapeva niente. Non so che cosa sia successo esattamente tra Carlo e Mark,
prima che si accorgessero che il fax non arrivava dall'Inghilterra, ma da
Arese. So che qualche minuto
dopo, arrivò una telefonata di Carlo da Milano che chiedeva di fargli trovare
sulla sua scrivania la testa mozzata di chi aveva fatto quella stronzata al suo
arrivo ad Arese. Io mi stavo preparando
a fargli trovare, anzichè la testa, una lettera di dimissioni, e forse me ne
stavo anche andando da Arese a casa, per non subire le conseguenze
dell'incazzatura di Carlo (che quando si incazzava era veramente sgradevole). Fatto sta che comunque
l'argomento della lettera obbligò Carlo e Mark a parlare immediatamente della
giacenza di moto che Mark prima tergiversò
(per loro le moto erano uscite e non se le potevano prendere indietro), poi
fece un po' di telefonate per tutta l'Europa e riuscì a collocare il nostro
invenduto su altri mercati europei che erano partiti prima dell'Italia, che
andavano molto meglio di noi, e che non avrebbero avuto difficoltà, magari con
qualche sconto di incoraggiamento, a vendere il nostro invenduto sul loro territorio.
Noi (intendo Carlo) ce la cavammo con la piccola perdita dello sconto
riconosciuto agli altri importatori, a fronte della perdita secca del parco
moto invenduto che sarebbe stato sempre più invendibile appena fossero arrivati
i nuovi modelli. Fu così che le moto,
qualche giorno più tardi, presero la strada della Francia, del Belgio,
dell'Olanda, dell'Inghilterra e di qualche altro paese europeo. Quando Carlo arrivò ad
Arese con Mark era raggiante perchè aveva risolto il suo problema, (in quel
momento il problema dei problemi) e diede istruzioni per far rimettere in cassa
le moto sballate, ecc. ecc. non facendo alcun accenno alla testa che aveva
chiesto. Mi chiamò il giorno
dopo nel suo ufficio e mi consegnò, senza dire una parola, una sua lettera in
cui si diffidavano tutti i dipendenti della Numero Uno, Tre, Italia ecc. ad
utilizzare i fax per inviare comunicazioni che non fossero attinenti
all'attività aziendale. Più tardi, ma
passarono forse diversi mesi, ammise a denti stretti che quella era stata l'unica
ragionevole soluzione per non segare le gambe alla neonata Numero Tre, il cui
bilancio non avrebbe sopportato al primo anno di attività una perdita pari o superiore
di gran lunga al fatturato. Qualche anno più
tardi, quando le cose marciavano ormai bene e le Triumph arrivavano nel
magazzino di Arese e partivano immediatamente per le varie concessionarie, ci
capitò di riparlare di quel episodio e ci ridemmo sopra. Qualche volta problemi insolubili si risolvono con un po’ di follia e molta fortuna (o culo, come preferiva dire più schiettamente Carlo)”
Ma quali sono i motivi per il quali le Triumph fanno fatica a
decollare in Italia? Sono domande che si pongono in continuazione anche
all’interno della Numero Tre… Nell’immaginario collettivo Triumph è un marchio vecchio, glorioso
ma vecchio, e le nuove generazioni di motociclisti non prendono in
considerazione le Triumph che non si differenziano molto dalle moto giapponesi.
Dal grande pubblico non sono conosciute le leggende
sull’affidabilità delle vecchie Triumph, e per quanto riguarda le nuove,
prudenza suggerisce di aspettare ad acquistarle e vedere come si comporteranno
i nuovi modelli. Bisogna far conoscere le moto, fare in modo che attirino
l’attenzione, fare in modo che le riviste di settore ne parlino (e ne parlino in
maniera positiva). I motori vanno bene, la meccanica è affidabile, ma l’aspetto
delle moto è ancora anonimo. Allora
Carlo, oltre alle verniciature personalizzate, oltre a inserire nuovi preziosi
particolari che ne accrescano il fascino, inizia a creare delle vere e proprie
special su base Triumph e, come fa per Harley, scrive i testi delle pubblicità,
impegnandosi a creare una nuova, forte, originale immagine attorno al marchio
inglese. Dal 1993 l’assillo di Carlo
&C. è quello di “svecchiare” il marchio e renderlo “attuale”. Dall’officina
di via Niccolini, con l'aiuto di Beppe, di Eligio e di Luca cominciano ad uscire varie Special. Carlo era uno a cui piaceva molto giocare con le moto. Eligio, meccanico storico Numero Tre, racconta che passavano giornate intere a
lavorare (ma più che lavorare, è meglio dire “trafficare”) in officina su un
prototipo senza badare a spese per realizzare una sua idea. Carlo non solo amava quasi fisicamente le motociclette: aveva una solida cultura motociclistica che
andava indietro nel tempo ed una grossa esperienza su tutti i modelli. Molti dei suoi prototipi riprendono soluzioni o
caratteristiche delle vecchie Triumph anni ’70 di cui Carlo era appassionatissimo.
I possessori delle Triumph potevano rivolgersi alla Numero Tre per personalizzare la propria moto; questi i prezzi praticati dalla concessionaria: verniciatura carrozzeria L. 900.000, verniciatura coperchio punterie L. 60.000, coppia manubri Daytona L. 222.800, coppia pinze Billet anteriori a 6 pistoncini L. 1.500.000, coppia pedane allumino anteriori L. 150.000, portatarga allumino L. 100.000, cupolino anteriore L. 15.110, lucidatura carter motore e pedane L.200.000. Ed i risultati si vedono: nel 1993 infatti verranno più che raddoppiate le vendite (da 39 a 83 moto) che si basano principalmente sulle versioni spinte dal trecilindri 900 ed in particolare dalla nuda Trident. 1993 - Carlo Talamo e la sua special Trident Sport 900 Ma parliamo un po’ della pubblicità della Numero Tre che
accompagna sulle riviste l’introduzione delle Triumph. La composizione di tutte
le pagine pubblicitarie è stata seguita inizialmente da Livia Diegoli, poi per
un breve periodo da Michela Pino, e dal 1995 da Stefano Narra. Carlo, che non sapeva disegnare, ed aveva una
scrittura che andava più che letta, decifrata, era il copy e l'art director
della sua pubblicità: si faceva i testi – che per fortuna batteva a macchina -
e impostava la visualizzazione delle pagine. Quando preparava i testi si
chiudeva nel suo megaufficio e non voleva essere disturbato. Poi chiamava Livia o Stefano, spiegava o schizzava le
idee, consegnava il testo, e
aspettava la bozza che correggeva e ricorreggeva, facendo impazzire i
due poveri grafici. Stefano Narra, sopravvissuto al trattamento-Talamo,
è ancora oggi
(2010) colui che prepara le pubblicità per Triumph. Ricorda Marco Marchisio: “Carlo
ci teneva che il marchio Triumph fosse ben evidente sulle motociclette, e lottò
a lungo con Hinckley perchè anche sul
serbatoio della Tiger comparisse e ben evidente il logo Triumph anziché Tiger (perché,
diceva giustamente, che non esisteva un marchio di moto "Tiger",) La
gente vedendola non capiva che era un modello della Triumph, e quindi non
avrebbe saputo dove andarsela a comprare. Credo anzi che le Tiger che faceva
riverniciare in Italia (ne ricordo un paio con la livrea mimetica bellissime -
una tipo desert storm e l'altra con livrea mimetica classica) sul serbatoio poi
avevano la decal Triumph, e non Tiger.” Sempre con lo scopo di spingere il marchio Triumph Carlo, attraverso la Numero Tre, sponsorizza il "Triple Team Numero Tre" nato per far risplendere le gloriose Trident 750 tre cilindri da corsa. Le due moto, restaurate da Domenico Pettinari, vengono iscritte e partecipano vittoriosamente ai campionati nazionali per moto classiche con qualche puntata nelle gare internazionali più prestigiose. Alla guida Vanni Blegi e Giovanni Provenzano, lo stesso Provenzano che in sella alla stessa moto fu protagonista del Bol d'Or del 1972! 1993 - La Numero Tre sponsorizza le vecchie Trident da corsa per le gare d'epoca 1993 - Trident 750 replica anni 70 1993 - Salone del Motociclo di Milano: come si nota Carlo aveva investito non poco per lo stand della Numero Tre / Triumph 1994 – Arriva la Speed Triple - 192 motociclette vendute Con l’arrivo delle nuove motociclette (Sprint ST, Tiger ma soprattutto la prima Speed Triple) arrivano le prime soddisfazioni. Il 1994 sarà un anno positivo che si concluderà con 192 motociclette immatricolate, più del doppio rispetto al 1993. Alla fine del 1994 entra a far parte del gruppo Numero Uno Stefano Narra che inzialmente affianca Livia Diegoli per la parte grafica (pubblicità, marchi,...). Ricorda Stefano "La prima volta che ho visto Carlo era in sella ad un Quadrant bianco con la testa rossa." 1994 - Carlo e le Triumph nel negozio di via Niccolini a Milano Carlo Talamo e la Speed Triple 1994 - da sinistra: Eligio Baita e Luca Ciapponi nell'officina Numero Tre in via Nicolini mentre lavorano ad una ALU 1995 – 393 motociclette vendute Nel novembre del 1994 Fausto Broglia risponde ad un annuncio del Corriere della Sera: la Numero Tre sta cercando un responsabile per la gestione del magazzino di Arese. Al primo colloquio Fausto è intervistato da Marco Marchisio della Numero Uno strettissimo collaboratore di Carlo. Pochi giorni dopo viene richiamato dalla Enrica Forzani (segretaria personale di Carlo) per il secondo colloquio direttamente con Talamo. L'esito è positivo e Fausto entra a far parte della Numero Tre il 2 gennaio 1995. All'epoca il capannone di Arese, attuale sede di Triumph Motorcycles Srl, era praticamente vuoto senza riscaldamento. Fungeva da magazzino per le moto (e ricambi) in arrivo dall'Inghilterra ed in attesa di essere spedite ai vari concessionari. Ricorda Fausto "Il capannone era vuoto, c'erano 80 moto in cassa più qualche moto parcheggiata. Esisteva il soppalco ma non c'erano gli uffici di oggi. Ero da solo, senza riscaldamento e senza telefono. Nell'area dove oggi c'è l'officina per la formazione dei meccanici, c'era il vecchio magazzino ricambi della Numero Tre e al piano superiore (dove ora si svolge la parte teorica dei corsi formativi) c'era il magazzino accessori e abbigliamento. All'epoca lavoravano esclusivamente alla Numero Tre di Arese due sole persone: Elena Meneghetti, che assegnava le 300 moto che si vendevano in quegli anni, ed io che mi occupavo dello sballaggio e della preparazione moto per le consegne, della spedizione ricambi e assistenza tecnica e delle garanzie. All'epoca non c'era il sistema informatico di oggi e le garanzie venivano gestite con la casa madre tramite fax. Ovviamente poi si utilizzavano tutte le sinergie del gruppo per l'amministrazione la pubblicità e tutto il resto. A Milano in concessionaria ricordo Beppe Sacchi alle vendite e Eligio in officina." Mario Lupano - attuale AD di Triumph Italia - entra nel gruppo Numero Uno nel 1994 occupandosi del sistema informatico gestionale di Arese e fin da subito inizierà a seguire la parte commerciale della Numero Tre. Livia Diegoli lascia l'azienda e Stefano Narra diventa il grafico del gruppo Numero Uno ed ovviamente della Numero Tre occupandosi di tutta la pubblicità e l'immagine Triumph... ovviamente con il supporto di Carlo: niente poteva essere fatto senza la sua approvazione che resta per tutta la vita della Numero Tre "il padrone" (lo scriveva anche nei suoi biglietti da visita!). La rete vendita si allarga: nel 1995 la rete copre Milano, Roma, Firenze, Bologna, Catania, Verona, Torino, Civitanova Marche, Bergamo, Cuneo, Udine, Brescia, Bolzano, Venezia, Napoli, Grosseto e Casano Maderno. Grazie ai nuovi punti vendita, alla Speed Triple, alla Tiger e alla sempre verde Trident 750 anche nel 1995 si riuscirà a raddoppiare l'immatricolato in Italia rispetto all'anno precedente! Con la fine del 1995 questa è la situazione del gruppo di Carlo: Numero Uno Italia S.p.a. sede legale Via Niccolini,33 Numero Uno Srl via Fioravanti, 12 Numero Uno Milano Srl via Fioravanti, 12 Numero Uno Garage Srl via Fioravanti, 14 (sede legate Nicolini 33) Gialloquaranta Officina in via Fioravanti 19/21 (ex Crepaldi Auto Spa) Gialloquaranta Esposizione Via S.Pietro all’Orto, 11 Gialloquaranta Negozio via Niccolini, 28 Italiana grandi noleggi (1995) v.le Industria Arese 10/17 Numero Tre Srl: sede legale via Niccolini, 25/A, deposito Arese viale delle industrie 10/17 Numero Tre Srl: officina via Niccolini 25/A Capannoni Harley Davidson e Triumph in viale delle industrie 10/17 ad Arese In via Niccolini i numero civici 29, 32, 33 sono occupati da negozi e depositi Roma Numero Tre – Via Spaventa 15/17 (negozio+officina) e abbigliamento in via Spaventa 28 Roma Numero Tre – Via Aureliana 65/67/69 Firenze Numero Tre - Via B.Montelupo, 28 A/B/C Firenze Numero Tre - Via B.Montelupo, 30 A/B/C 1995 - La Numero Tre espone al salone del motociclo di milano 1996 – 316 motociclette vendute Con l'inizio del 1996 l'officina meccanica interna al capannone di Arese è praticamente terminata ed in grado di lavorare. Ci lavorano Luca Ciapponi (dal 1992 alla Numero Tre di via Niccolini) e Fabrizio Tassalini in forza alla N3 dal 1995. Entra nella Numero Tre Alessandra Gasperini inizialmente al centralino (come quasi tutte le nuove arrivate ad Arese), e successivamente come coordinatrice delle attività del neonato RAT dal 1997. Ma Alessandra diventa quasi subito una figura importante all'interno della Numero Tre occupandosi delle vendite e relativa assegnazione delle motociclette. Fausto Broglia, dopo un anno di gestione del capannone di Arese in termini di ricambistica e garanzie, assume l'incarico di responsabile tecnico ed inizia a gestire anche le omologazioni delle motociclette Triumph per il mercato italiano. Nel 1996 la Numero Tre è il nono distributore al mondo delle motociclette inglesi. Carlo decide di dare una struttura più solida ai ragazzi che si
occupano della Triumph e organizza questa squadra:
Come per gli anni precedenti la Numero Tre non è autonoma e deve appoggiarsi, oltre che a Carlo, a parte del personale della Numero Uno: Luca Cecchini (relazioni esterne), Stefano Narra (pubblicità ed immagine), Giovanni De Angeli e Roberto Fasolini (amministrazione e finanza), Roberto Guazzi (informatica) ed ai relativi collaboratori. 1996 - La prima Daytona T595 arriva ad Arese sede della Numero Tre 1997 – RAT e T500 - 568 motociclette vendute Nel
1997 per riunire i possessori delle motociclette inglesi viene
importata la formula del neonato RAT, acronimo di Rider Association
Triumph, con un
logo che richiama appunto un ratto. Il primo raduno europeo è
organizzato
nell’agosto 1997. Per l’ Italia Carlo inventa i “mini RAT” , mini-raduni serali organizzati
dalla Numero Tre Milano, Roma e Firenze ogni primo mercoledì del mese. Ci si
trova davanti alla concessionaria verso le 18, prima che chiuda; tutti insieme
si va verso qualche buona trattoria situata a un’ora, un’ora e mezza dal punto
di partenza, si cena e si passa la serata, e poi si rientra verso mezza notte,
facendo un po’ di chiasso a marmitte aperte prima di andare a nanna. Dal giugno del 1997 la Numero Tre è il quinto distributore al mondo delle motociclette Triumph dopo l’Inghilterra, Stati Uniti, Germania e Francia. Le pubblicità della Numero Tre, scritte da Carlo Talamo, sono sempre anticonformiste e passionali. Prendete per esempio quella della Trophy... non vi viene voglia di acquistarne una?
Il boom delle vendite coincide con l’arrivo delle nuove T500, in particolare della Speed Triple T509 che rappresenterà da sola oltre il 40% delle vendite in Italia fra il 1998 ed il 2003. A proposito della nuova Speed Triple doppio faro Stefano Narra ricorda: "Ricordo quando Carlo ha sballato la prima Speed doppio faro e noi tutti attorno a vedere questa nuova moto che appena uscita dalla cassa non ci convinceva… eravamo tutti abituati al monofaro sembrava… una roba messa insieme da un pazzo nel sottoscala! Ma dopo un pò che la guardavi non potevi togliere gli occhi da quello sguardo da pazza... e li capimmo il successo che avrebbe potuto avere." Qui di seguito riassumo le vendite Numero Tre: quasi triplicato il numero delle moto vendute in tre anni!
Trovate tutti i dati di immatricolato modello per modello qui. La Numero Tre inizia a camminare da sola senza il supporto finanziario della Numero Uno. 1998 – Primo Triumph Day (T-Day) Il primo T-Day è in realtà un Triumph/Buell Day e risale a marzo del 1998. E' organizzato dai ragazzi della Numero Tre presso il circuito di Vairano di Vidigulfo (PV) in collaborazione con la rivista SuperWheels. All'evento parteciparono 235 moto (di cui 46 buell)! In pista anche una BSA/Triumph tre cilindri 750cc portata da Gianfranco Bonera! Gianfranco Bonera in sella ad una vecchia BSA in occasione del primo T-Day del 1998 All’inizio del 1998 sono sparse sul territorio italiano 27 concessionarie. Carlo investe un pò di milioni per la nuova officina della Numero Tre di Firenze ed il nuovo negozio della Numero Tre a Roma.
Nel 1998, le aziende che fanno capo a Carlo necessitano di una ristrutturazione e di una razionalizzazione per ottenere
benefici sul piano amministrativo, finanziario ed operativo. Il cambiamento si
concretizzerà con la fusione di Numero Uno, Numero Tre, Gialloquaranta
(l’importatrice per l’Italia delle auto britanniche Bentley e Rolls-Royce che
Carlo ha voluto, prendendo il posto di Achilli), e 83R nella nuova Numero Uno
S.r.l. e della Numero Uno Milano, Numero Tre Milano e Numero Uno Garage nella
Numero Uno Milano S.r.l.. E’ un po’ difficile all’inizio da far capire questa
giostra di nuove società a fornitori e clienti, (e anche ai dipendenti, che non
si raccapezzano più), ma a poco a poco tutti afferrano il meccanismo e l’impresa
procede. Dal 25 luglio 1998 la nuova Numero Uno S.r.l. con sede ad Arese si
occupa dell’importazione di tutti i marchi di moto (Triumph, Harley Davidson/Buell),
mentre l'altra nuova società - Numero Uno Milano S.r.l. con sede a Milano e
filiali a Firenze e Roma - commercializza, le Triumph nei negozi con colori Numero Tre e
le Harley Davidson/ Buell nei negozi coi colori Harley (nero e arancione). Gialloquaranta, dopo un brillante inizio, verrà purtroppo chiusa
poco dopo. I due marchi automobilistici
inglesi vengono infatti contesi da Volkswagen
e BMW e Carlo si trova a non aver più interlocutori certi per importare le
vetture dell’uno e dell’altro marchio; preferisce quindi concentrarsi sul business
delle motociclette, lasciando che VW e BMW si trovino altri, diversi importatori.
Tutte le società, compresa Il 25 luglio 1998
Con la fine del 1998 si occupano a tempo pieno della Triumph Mario
Lupano, che praticamente ne è il responsabile commerciale e il referente
gestionale, Fausto Broglia, che
segue la parte tecnica, Alessandra
Gasperini che si occupa del RAT e dell’assegnazione delle motociclette alla
rete di vendita, Sandrino XXXXX meccanico esperto che prepara le moto per le
prove stampa e Massimiliano Manini che segue il magazzino ricambi. 1999 – 1657 motociclette vendute Nel 1999 Entra in azienda Corrado Modolo (ex collaudatore Guzzi), una figura tecnica che ancora oggi (2010) si occupa degli aspetti tecnici più disparati delle Triumph ("ricambi, accessori ma anche mani nel motore, mappature, risoluzione attenta dei problemi"). Nel mese di giugno sono censiti 28 punti vendita Triumph in Italia. La Numero Uno, di cui la Numero Tre è parte, è in fase di ristrutturazione. Carlo infatti decide di sganciarsi dalle funzioni operative per dedicarsi esclusivamente al marketing, oltre che dare le linee guida al gruppo. La gestione operativa di tutto il gruppo Numero Uno è delegata a Marco Marchisio, Roberto Fasolini, Elena Forzani e Alberto Poggi. La seconda edizione del Triumph-Buell Day è organizzata presso il ciruito di Magione sabato 15 maggio 1999. Si incontrano oltre 250 appassionati di cui almeno 40 Buell. 15-05-1999 - Lo staff della Numero Tre / Numero Uno al Triumph-Buell Day 1999 - Marco Marchisio e Carlo Talamo al Triumph-Buell Day 1999 - Articolo tratto da Superwheels
2000 - Carlo vende l'Harley Davison e si dedica completamente alla Numero Tre Carlo vende la rete vendita Harley Davidson agli americani e si dedica completamente alle Triumph. Il sito internet della Numero Tre è rinnovato e con l'occasione viene inaugurato il mitico "Forum Numerotre" con le sue amate pagine blu. Da queste pagine è nata la mia passione per il marchio inglese e soprattutto sono nate le numerose amicizie sparse per tutta l'Italia che frequento ancora oggi. 2000 - Pubblicità del forum 2001 - Una delle mitiche pagine blu... Triumph produce la motocicletta numero 100.000 un Sprint RS Lucifer Orange che viene regalata a Carlo in segno di riconoscimento per l'impegno della Numero Tre nella crescita delle vendite nel mercato Italiano. 2000 -Carlo Talamo e la RS nr. 100.000 2000 (circa) - Carlo in sella ad una Triumph d'epoca. Grazie a Federica, qui in sella ad una HD , per la foto
2001 – 2460 motociclette vendute L'azienda inglese supera le 15.000 motociclette/anno prodotte ed inizia a inglobare i vari importatori nazionali sparsi per il mondo. L'Italia è un mercato importante e presumibilmente iniziano le trattattive per la vendita della Numero Tre alla Triumph Motorcycles. Osservando le pubblicità di quest'anno si nota come il marchio "Numero Tre" pian piano scompare mentre viene messo in risalto il nome della casa motociclistica. 2001 - Concessionaria Numero Tre in via Niccolini a Milano 2002 – Ultimo anno della Numero Tre e nascita della Triumph Italia S.r.l. L'avventura della Numero Tre termina nel settembre 2002 nel momento in cui la società di Carlo Talamo è acquisita da Triumph Motorcycles Ltd. Nasce così Triumph Motorcycles S.r.l. che diventa proprietaria anche del marchio Numero Tre. Nel sito web di Triumph Italia alla voce credits si legge:
Nel sito del "Ufficio Italiano Brevetti e Marchi" potete ancora trovare la trascrizione del nuovo proprietario del marchio "Numerotre", la Triumph Motorcycles S.r.l. La registrazione è datata 07 ottobre 2002 con causale "cessione". Oggi (2010) in Triumph Italia lavorano ancora alcune delle persone che hanno partecipato alla storia qui raccontata: Mario Lupano (General Manager), Alessandra Gasperini (Responsabile Vendite), Fausto Broglia (Responsabile Tecnico), Stefano Narra (Responsabile Pubblicità ed Immagine), Corrado Modolo (Tecnico Senior) e Sandrino (Meccanico). Ultimo Triumph Day dell'era Numero Tre, ed ultimo al quale ha partecipato Carlo: 2002 - Carlo Talamo al Triumph Day 2002 - Carlo in sella alla Tiger Sport da lui disegnata Possiamo sicuramente affermare che Il numero delle Triumph vendute
avrebbe potuto essere maggiore semplicemente aumentando il numero dei
concessionari. Ma anche qui i concessionari erano scelti non in base a
caratteristiche professionali ma in base alla “simpatia” di Carlo. Beppe Sacchi: “E’ stata un’avventura molto bella e molto particolare. Non ho ricordi brutti, perché è stata sicuramente un’avventura estremamente gratificate sotto tutti i punti di vista e non ho rammarichi di nessun tipo… anzi sarebbe bello ripeterla ma oggi non ci sono più le condizioni, per ripetere questa incredibile avventura.”
Carlo Talamo poco dopo aver venduto |
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